Questa piccola ma curiosa appendice all’esposizione degli illustratori, ben documenta le capacita' espressive messe in campo da dieci stilisti e dieci artisti della Riviera del Brenta.
Nell'ambito dell'esposizione degli illustratori
“L’arte non e' un sovrappiu', non e' un lusso, ma la realta' propria, quella che non e' data ma che l’uomo si da'" ( “A passo d’uomo" di Cesare Brandi)
Da alcuni anni il progetto Scarpetta d’Oro dilata la mostra principale degli illustratori con altre mostre sempre sul tema della calzatura che la arricchiscono. Nell’occasione del decennale si e' pensato che sarebbe stato interessante verificare come si intrecciano la sensibilita', i destini e le tecniche degli illustratori con quelli degli artisti e degli stilisti per la calzatura.
In un’epoca come la nostra, non ha alcun senso fare una graduatoria di merito tra arti cosiddette pure e arti applicate, come corollario vi e' l’impossibilita' di stabilire quale tecnica sia piu' artistica di altre: alle tecniche manuali, si sono aggiunte quelle meccaniche e ora quelle digitali. La differenza sta solo nella qualita' estetica dei lavori e nel giudizio di valore che viene loro attribuito.
Superati i confini della funzione pratica, della determinazione stilistica e dei generi, non ci resta che fare attenzione ai risvolti linguistico-comunicativi dell’oggetto artistico, al suo significato inteso in termini molto ampi. E’ deliberata, ad esempio, la scelta di artisti che adoperano tecniche e linguaggi diversi - pittura, grafica, fotografia, fumetto, collage, ecc.- proprio perche' questa varieta' e' un segno distintivo dei nostri tempi.
Questa piccola ma curiosa appendice all’esposizione degli illustratori, ben documenta le capacita' espressive messe in campo da dieci stilisti e dieci artisti della Riviera del Brenta. Non basta pero' un tema, pure solleticante come un fiume di scarpe, per ottenere un risultato, serve uno sforzo da parte delle persone che devono metterci il cuore, la passione, solo allora il risultato diventera' una testimonianza della cultura del luogo, dalla quale traspaiono sia l’ambiente naturale, che quello produttivo, ossia il nostro genius loci.
Accanto alla dimensione fiabesca degli illustratori vi saranno i disegni, il momento creativo, degli stilisti della calzatura, ispirati ai protagonisti delle avanguardie storiche e vicino gli interventi degli artisti che, con ironia e perfino amore hanno talora raccolto scarpe, suolette, scarti di produzione abbandonati, per vivificarli e innalzarli con un intervento artistico.
Se la creativita' degli stilisti trova un suo riconoscimento attraverso le realizzazioni delle ditte di calzature, che esportano anche all’estero, quella degli artisti della Riviera del Brenta, soprattutto dei giovani, volutamente il nucleo piu' numeroso, e' un mondo ancora sommerso, ma ricco di presenze interessanti e, secondo me, ancora da scoprire in tutta la sua potenzialita'.
Per introdurre fantasiosamente la variante tematica di questa sezione intitolata “Impronte sull’acqua", con un gioco di specchi, si puo' partire con la narrazione di questo raccontino popolare orientale.
Un giorno un derviscio, dalla mentalita' convenzionale, stava passeggiando lungo un fiume,; ad un tratto il corso delle sue riflessioni fu disturbato da un grido. Qualcuno stava ripetendo la frase sacra “non serve a niente" con una pronuncia sbagliata. Il buon uomo ritenne suo dovere correggere il poveretto che forse non era stato istruito con sufficiente zelo. Si guardo' intorno e scorse una capanna su una zattera galleggiante in mezzo all’acqua, allora prese una barca e, remando, raggiunse la capanna. Entro' e trovo' un derviscio che stava ripetendo la formula iniziatica; lo saluto' e si premuro' di comunicargli la giusta pronuncia delle frasi della preghiera. Usci', risali' sulla barca e si mise a remare, convinto di aver fatto una buona azione, ma dopo un po’ udi' nuovamente lo stesso suono sbagliato. Perplesso, rivolse lo sguardo verso la capanna: con suo immenso stupore vide l’uomo che, camminando sulle acque, gli si avvicinava. Quando l’altro gli fu di fronte gli disse: “Fratello, perdonami se ti importuno, ma sono venuto a pregarti di insegnarmi ancora una volta il modo corretto di ripetere l’invocazione, perche' ho difficolta' a ricordarlo". Forse la pronuncia giusta, talora, “non serve a niente" perche' e' l’altro derviscio che, miracolosamente, cammina sulle acque, si e' elevato, collega le due sponde.
L’acqua e' simile al desiderio: fluida, mobile, instabile, ma grande come la realta' e la vita che da essa trae origine. Ci piace vedere nell’artista, metaforicamente, il derviscio, con la facolta' di camminare sulle acque: riesce, cioe', a muoversi in una dimensione liquida, normalmente incalpestabile senza affondare. Per esplorare nuovi territori egli deve necessariamente inventarsi nuove regole, sperimentare strade non abituali, navigare nell’ignoto. Le impronte sul terreno testimoniano sempre del passaggio di un qualsiasi essere, sono un messaggio, un segnale molto preciso, una sorta di possesso della terra. Ma come si fa a lasciare impronte sull’acqua? Questo elemento automaticamente cancella le impronte, cancella le informazioni perche', risucchiandole, se le mangia. L’artista e' quella persona che riesce a vedere le impronte sull’acqua perche' queste sono la visione senza corpo, tremula e fuggevole, sono il simbolo dell’apparenza; se egli riuscira' a lasciare le sue impronte anche sull’acqua, riuscira' a dare forma all’indefinibile a farsi contenitore, a farsi scarpa che calza il piede. La striscia stesa sul pavimento delle ultime due sale della mostra, realizzata a plotter, simula questo camminare sull’acqua, idealmente attraversa il muro collegando gli ambiti diversi dell’esposizione dando corpo e immagine al sentimento che sta dentro di noi.
Valerio Vivian
Sala Espositiva Dalla Zorza dell'Istituto Statale d'Arte di Venezia
Campo Carmini - Venezia