Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Ruggero Savinio. In mostra una sessantina di opere dei tre pittori, distribuite cronologicamente attraverso l'intero arco di attivita' di ciascuno. Spiccano diversi inediti di notevole qualita', come lo splendido En visite (1930) di Alberto Savinio o Le figlie di Apollo (1954) di Giorgio de Chirico. A cura di Silvia Pegoraro.
I geni della pittura
Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, Ruggero Savinio
A cura di Silvia Pegoraro
Si inaugura sabato 24 giugno alle ore 18,00 al Museo Michetti di Francavilla al
Mare, la mostra La famiglia de Chirico. I geni della pittura: Giorgio de Chirico,
Alberto Savinio, Ruggero Savinio. L'evento, promosso dal Comune di Francavilla al
Mare, dalla Provincia di Chieti e dalla Regione Abruzzo, riunisce per la prima volta
in un unico percorso espositivo, tre artisti appartenuti alla stessa, straordinaria,
famiglia: Giorgio de Chirico, Alberto Savinio, fratello minore di Giorgio, e Ruggero
Savinio, figlio di Alberto.
La genialita' "genetica" - sulla quale gioca ambiguamente il titolo della mostra
curata da Silvia Pegoraro - si esprime attraverso una sessantina di opere dei tre
pittori, distribuite cronologicamente attraverso l'intero arco di attivita' di
ciascuno. Tra le opere spiccano diversi inediti di notevole qualita', come lo
splendido En visite (1930) di Alberto Savinio o Le figlie di Apollo (1954) di
Giorgio de Chirico, la cui autenticita' e' stata riconosciuta dalla Fondazione Giorgio
e Isa De Chirico.
Il percorso espositivo si propone di ricostruire criticamente le riflessioni e le
assonanze poetiche intercorse fra Giorgio de Chirico e Alberto Savinio a partire
dalle prime speculazioni intorno alla metafisica, fino ad abbracciare una piu' ampia
riflessione sul mito che coinvolge anche Ruggero Savinio, ultimo esponente della
brillante famiglia ed erede di un pensiero articolato e raffinato, attraverso il
quale la famiglia de Chirico ha dato vita ad una profonda trasformazione dei codici
estetici del XX secolo.
Giorgio de Chirico e Alberto Savinio hanno dato luogo a uno dei momenti piu' alti di
diffusione internazionale della cultura figurativa italiana novecentesca.
Nati in Grecia, rispettivamente nel 1888 e nel 1891, da un ingegnere ferroviario
palermitano e da una nobildonna genovese, dopo avere qui trascorso l'infanzia si
sono spostati in Germania, Francia, Italia. Da qui la centralita' in entrambi del
tema del viaggio, del mistero del distacco, della struggente commozione del ritorno,
che costituiscono una costante della loro pittura e vengono rielaborati in una
sintesi originale da Ruggero Savinio, il cui stile per molti aspetti e' debitore di
quelli del grande padre e del grande zio, benche' risulti, inconfondibilmente, suo.
In realta' la pittura di Ruggero Savinio e' carica di mistero - e in questo e' piu'
vicina a quella dello zio che a quella del padre - ed e' attraversata da una
fascinazione per il mito pari a quella che troviamo nei due piu' anziani familiari.
Dei tre autori, la mostra indaga gli aspetti estetici, filosofici, speculativi,
inquadrandoli nel panorama del secolo XX e XXI, a partire dalla rivoluzione operata
da Giorgio de Chirico -in stretta collaborazione con il fratello Alberto - nel
secondo decennio del 1900, rappresentata dalla pittura metafisica.
I quadri di de Chirico raffigurano deserte piazze d'Italia o struggenti manichini
colti nel tentativo di rappresentare la condizione desolata dell'uomo contemporaneo,
nei quali non e' possibile scorgere alcuna metafisica religiosa che possa attenuare
il dolore esistenziale, come ne L'enigma del ritorno (1938) o ne La malinconia di
Arianna (1968-71).
Una dimensione pittorica collocata in un preciso spazio geometrico, pieno di oggetti
simbolici che alludono ora al distacco doloroso e senza ritorno di Ettore e
Andromaca (1935), ora alla solitudine silenziosa di Le muse inquietanti (1963).
Gli interrogativi sul destino degli esseri umani, sulla loro fragilita' fisica e
sentimentale, diventano il motivo dominante della pittura dechirichiana, la loro
ragion d'essere anche nei quadri neoclassici, quando l'artista sembra aver superato
la misteriosa stagione metafisica, prediligendo un apparente 'ritorno all'ordine'.
Paesaggi che si richiamano ai miti dell'antichita', cavalli fra le rovine della
civilta' greca, gladiatori in procinto di vivere o morire, autoritratti e ridondanti
nature morte, si moltiplicano nella sua vasta produzione in cui ritornera'
sistematicamente il tema dell'esistenza con i suoi enigmi, le sue inesplicabili
contraddizioni, come suggeriscono superbe opere come il Combattimento di Ettore e
Achille sotto le Mura di Troia (1947)
Gioco e ironia sono invece i cardini intorno ai quali ruota l'estetica metafisica di
Alberto Savinio. A differenza del fratello, infatti, Savinio dimostra fin da subito
un'innata capacita' di immettere nei profondi silenzi metafisici, la sapiente
leggerezza dell'ironia, che si dispiega attraverso una visionarieta' fantastica.
Nelle sue opere oggetti inanimati ed esseri animati si uniscono in un'unica
rappresentazione colorata e vivace, nella quale forme umane ed animali si confondono
e si decontestualizzano, inserite all'interno di prospettive impossibili, come ci
ricordano dipinti quali Voila' mon reve (1928), Les Poissons (1928), o L'isola dei
giocattoli (1930)
Infine i dipinti di Ruggero Savinio, che, secondo il critico Maurizio Calvesi
ricordano quelli del "grande zio Metafisico" da cui ha appreso il mestiere
giovanissimo, sono attraversati da elementi eterogenei.
I protagonisti dei suoi quadri, quando non vengono direttamente da figure classiche,
statue o personaggi della pittura, sono la sua famiglia, lui stesso, gli amici, il
suo cane. Ma queste presenze quotidiane sotto il suo pennello perdono la fisionomia
contingente e diventano archetipi, personaggi del Mito, per ricordarci che siamo
attori di una favola eternamente ripetuta.
I temi a lui piu' cari sono conversazioni e paesaggi ritratti ad olio con una tecnica
che sperimenta diversi supporti: dalla carta al velluto, dalla tela alla carta
vetrata. Le figure delle sue mute conversazioni appaiono ad un tempo creature ed
attori della scena, stagliandosi sul paesaggio che le circonda, come Giardino (1993)
o Spiaggia (1995), o ancora La conversazione dell'autunno (1998).
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Inaugurazione: 24 giugno 2006 ore 18.00
Museo Michetti
Piazza S. Domenico, 1- Francavilla al Mare Chieti
Orari: Tutti i giorni dalle 18,00 alle 24,00