Prometeogallery
Milano
via G. Ventura, 3
02 26924450 FAX 02 26924450
WEB
Due mostre
dal 20/6/2006 al 14/9/2006
martedi' - venerdi' 11.30-19.30, sabato e lunedi' su appuntamento

Segnalato da

Ida Pisani




 
calendario eventi  :: 




20/6/2006

Due mostre

Prometeogallery, Milano

Capital Culture e' parte di un progetto in piu' tappe che inizia il suo percorso negli spazi della galleria. E' il tentativo di costruire un atlante di immagini e situazioni sulla nozione di “capitale" nell'attuale tempo di transizione e globalizzazione. Opere di 12 artisti da diversi Paesi del mondo, a cura di Marco Scotini. Link: l'organicita' del progetto e' fedele alla ricerca di Enrico Morsiani che trova nella degenerazione della condizione periferica e "decentrata" il suo punto di forza; a cura di Santa Nastro.


comunicato stampa

Capital Culture e Link

---english Below

Capital Culture

A cura di Marco Scotini

Con: A-1 53167 (GCA), Wilbert Carmona (NIC), Gianluca Codeghini (I), Valery Chtak (RUS), El Perro (E), Daniele Galliano (I), Maxim Karakulov (RUS), Ronald Moran (ES), Ciprian Muresan (RO), Ernesto Salmeron (NIC), Javier Tellez (YV), Ian Tweedy (USA).

Capital Culture e' una mostra collettiva, parte di un progetto a lungo termine e in piu' tappe, che inizia il proprio percorso negli spazi di Prometeogallery a Milano. Capital Culture e' il tentativo di costruire un atlante di immagini e situazioni sulla nozione di “capitale" in un tempo di transizione e globalizzazione come e' quello attuale.

Se Sergej Ejzenstejn nel 1927 dopo Ottobre progetta una edizione cinematografica de Il Capitale di Karl Marx, Guy Debord nel ’67 sostituisce piu' volte la parola “capitale" di Marx con quella di “spettacolo" attraverso la pratica del de'tournement. Una frase chiave de La societa' dello spettacolo recita: “Lo spettacolo non e' un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini" dove nella frase de Il Capitale si leggeva: “Il capitale non e' una cosa ma un rapporto sociale fra individui, mediato da cose". Non e' un caso che lo stesso Debord finira' nel realizzare nel 1973 un adattamento cinematografico del suo libro piu' radicale.

Che significa porre un rapporto diretto tra produzione sociale e produzione di immagini? Tra produzione materiale e comunicazione linguistica? E’ possibile verificare fianco a fianco crisi del paradigma della rappresentanza e crisi di quello della rappresentazione? Quali rapporti di scambio sono ora possibili tra ambito estetico e sfera del politico? Quale e' l’apporto degli artisti attuali al generale incremento della domanda di democrazia? Ai dodici artisti presenti in Capital Culture, che provengono da varie latitudini e da esperienze diverse del fenomeno della globalizzazione - dall’America Latina all’Est europeo -, e' stato chiesto di presentare un lavoro in risposta a questi interrogativi.

Schizofrenia, economia, lavoro, informazione, cultura, storia e democrazia, sono alcuni dei temi che articoleranno il percorso espositivo della mostra, ma soprattutto il rapporto tra immaginazione politica e memoria collettiva sara' la piattaforma comune in questa occasione ai vari interventi che intendono confrontarsi sugli stessi problemi a partire dalle proprie diversita' culturali. Se il modello capitalista su scala globale e' il terreno che accomuna le differenti esperienze, la partecipazione in forma diversa al fenomeno e le diverse derivazioni locali aprono ancora uno spazio di confronto critico e di produzione di possibili pratiche alternative.

Se Ernesto Salmero'n, attraverso una serie di cortometraggi, propone la storia nicaraguese recente alla luce dell’intervento americano nel processo di formazione e sparizione del movimento rivoluzionario nicaraguese, le foto di Maxim Karakulov sono un interrogativo senza risposta sulla fine dell’idea comunitaria e collettiva in Russia. Cosi' il rapporto tra memoria e desiderio nei pazienti di psichiatria in Javier Te'llez, la cancellazione della memoria storica per eccesso di informazione delle masse urbane del Salvador in Ronald Mora'n o l’archivio sulle tattiche militari americane di Ian Tweedy sono alcuni esempi della serie di riflessioni aperte dagli artisti sulla trasformazione del capitalismo precedente nell’attuale mercato transnazionale e globale.


Link

Project Room

A cura di Santa Nastro

La Prometeogallery di Milano presenta, nello spazio Project, la mostra Link di Enrico Morsiani, a cura di Santa Nastro. Il progetto si articola in due fasi. La prima prevede l'installazione sulle pareti della project di 3 lavori in cera intitolati Link, da cui partono altrettanti fili ingrassati,che percorrono lo spazio della galleria fino alla porta d'ingresso, per poi uscire nei paraggi circostanti, con la precisa volonta' di stabilire, con delle vere e proprie "esche", un collegamento fisico tra mondo esterno e gli spazi interni della galleria. E quindi con lo stesso microcosmo dell'arte.Ma non solo. I fili creano una sorta di decelerazione tra la cultura contemporanea, fatta di numerose immagini e fatti che scorrono sulle vite umane ad una velocita' impressionante, e lo stato d'introspezione che appartiene ad ognuno di noi, rappresentato dal cerchio di opere in cera, e dallo stato di galleggiamento - in cui si muoveranno gli spettatori - che esso va a creare.

La seconda fase del progetto (The Maori Masks-the farest culture), e' rappresentata da tre pannelli in legno bianco che recano fotografie relative alla cultura maori che e' la cultura geograficamente piu' lontana sul planisfero mondiale dal luogo in cui vive l'artista (Imola, Occidente Periferico). Le foto sono state scaricate velocemente da internet e una volta montate su cornici Ikea sono state installate su i tre pannelli che dotati di ruote e maniglie, verranno installati in spazi pubblici limitrofi alla galleria (il bar, il ristorante, lo studio di Italo Zuffi). L'organicita' del progetto e' fedele alla ricerca di Enrico Morsiani che trova nella degenerazione della condizione periferica e "decentrata" il suo punto di forza.

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Capital Culture

Curated by Marco Scotini

Capital Culture is a collective exhibition, part of a long project that will be developed in different steps and that is beginning its journey in the spaces of Prometeogallery in Milan. Capital Culture is the tentative of constructing an atlas of images and situations on the notion of “capital" in a time of transition and globalization like the actual.

If Sergej Ejzenstejn in1927 after October projects a cinematographic version of Karl Marx’s The Capital, Guy Debord in 1967 substitutes many times the Marx’s word “capital" with that of “spectacle", throughout the practice of de'tournement. A key-phrase in The Society of Spectacle says: “The spectacle is not an assemble? of images, but a social relationship between individuals, mediated by images", while in the correspondent phrase of The Capital you can read: “The capital is not a thing but a social relationship between individuals, mediated by things". It’s not fortunate? that Debord himself realized in 1973 a cinematographic adaptation of his most radical book.

What does it mean to pose a direct relation between social production and production of images? Between material production and linguistic communication? Is it possible to verify in parallel the crisis of the representational paradigm and that of representation? Which are the actually possible relationships between aesthetic territory and political sphere? Which is the contribute of today’s artists to the general growing of the calling for democracy? We asked to the twelve artists of Capital Culture, coming from different latitudes and from various experiences of the globalization’s phenomenon - from South America to the European East -, to present a work that could constitute an answer to these questions.

Schizophrenia, economy, work, information, culture, history and democracy are some of the themes that will articulate the exhibition’s discourse but, most of all, the relationship between political imagination and collective memory will be the common platform for the interventions, that ask to confront on the same problem on the basis of their cultural differences. If the capitalist model on a globe scale is the ground of the different experiences, the participation to the phenomenon and the local derivations open a space to critical confrontation and to the production of possible, practical alternatives.

If Ernesto Salmero'n, proposes the Nicaraguan recent history through a series of short movies, Maxim Karakulov’s photographs are a question on the end of Russian communitarian? and collective idea, without a real answer. In the same way, the relation between memory and desire in the psychotics in Javier Te'llez, the cancellation of historical memory caused by the informational overload in the Salvador’s urban masses in Ronald Mora'n or the archive on the American military strategies in Ian Tweedy are some examples of the series of reflections on the transformation of the industrial capitalism in the actual transnational and global market, opened by the artists.


Link

curated by Santa Nastro

The Prometeogallery in Milan presents, in the Project space, the Enrico Morsiani’s solo show Link, curated by Santa Nastro. The project articulates itself in two different phases. The first contemplates the installation on the walls of 3 wax works titled Link, that originate grassed? wires going through the gallery’s ambient to the entrance door, and going out in the neighborhood, with the precise intention of establishing a direct, physical relationship between the external world and the gallery’s internal space. And it happens in the same way inside the art’s microcosmos. But the wires also create a sort of deferred relation between contemporary culture, made of infinite images and events that precipitate on human lives at amazing speed, and the introspective space that belong to each of ourselves, represented by the circle of the wax works and by the state of “flowing" induced by itself in the mind of the public.

The second phase of the project (The Maori Masks-the farest culture) is represented by three panels of white wood with photographs related to the maori culture, geographically the most distant from the place where the artist lives (Imola, Peripheral West). The images were fastly downloaded from the Internet and mounted on Ikea boards, then posed on three panels with wheels and handles: they will be exhibited in public spaces near the gallery (the bar, the restaurant, the artist’s Italo Zuffi’s studio). The poriect’s unity truly belongs to Enrico Morsiani’s research, that founds its force in the degradation of the peripherycal and “decentered" condition.

Opening: 21 giugno 2006, ore 19

Prometeogallery
Via Ventura 3 - Milano
Orari: da martedi' a venerdi' 11.30 - 19.30 , sabato e lunedi' su appuntamento.

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