Il cerchio e le secanti. La mostra espone una ventina di opere su carta ispirate al rapporto critico tra sistemi complessi e sistemi lineari, tra armonia organica e paradosso.
Il cerchio e le secanti
“Forse prima di venire al mondo siamo particelle di un qualche flusso
cosmico e navigando tracciamo i segni di tutti gli orizzonti possibili.
Poi nasciamo e allora ci vestono, e ci vestiamo, ci nutrono, e ci
nutriamo, di modelli.
Modelli...."
Motivazioni e contenuti della mostra da un’intervista con l’autrice
L’artista lavora da sempre attorno alla problematica relativa ai sistemi
complessiil tema e' inteso soprattutto nella relazione tra categoria
astratta del pensiero e truttura organica dell’intero, da qui deriva il
forte dinamismo tensionale che caratterizza il suo lavoro e che se da un
lato si traduce in forza compositiva dall’altro tradisce una continua
domanda di significato.
C’e' un rovello al fondo della sua poetica, la necessita' di cogliere il
nesso che lega gli aspetti piu' contingenti della vita alle dinamiche
della sua struttura profonda, di capire le dinamiche paradossali indotte
dall’uomo.
“Credo che ogni essere vivente sia soprattutto una domanda, inizia che e'
una domanda formulata quasi senza termini e domanda rimane per tutta la
vita anche quando, per strada, organizza idee e concetti cui affidare la
direzione della propria ricerca. Io, per sicuro, sono una domanda e mi
accetto come tale, solo un punto interrogativo che e' nato nei circuiti di
senso ritagliati dai ritmi spazio-temporali percepiti per primi, accolto
nei contorni entro cui mi hanno ritagliato le esperienze, solo una
particella tesa al significato…
Il mio lavoro e' un’avventura necessitata che si perde tra circuiti logici
e analogici, tra paradossi del linguaggio e del comportamento, un gioco
infantile che resta legato alle ferite delle relazioni incongrue."
La mostra espone una ventina di opere ispirate al rapporto critico tra
sistemi complessi e sistemi lineari, tra armonia organica e paradosso..
“ nel vivente ogni sistema lineare e', nei termini di logica, un sottosistema
di un sistema complesso, e' una sua parte e in quanto tale non e' deputata a
sostituirsi all’intero; il capovolgimento della gerarchia astratto-concreto
spezza i circuiti di senso dell’organico e impedisce la congruita' dei
rapporti e delle informazioni tra le parti fino ad inibire gli stessi
processi autocorrettori della struttura.
Il capovolgimento finisce anche per uccidere il soggetto che ne e' artefice
perche' uccide i nessi dell’intero che lo contiene.
La vita sul pianeta e' il massimo sistema complesso, biologico e mentale, che
ci e' dato di conoscere ma la cultura dicotomica che ci caratterizza sta
sempre piu' massimizzando le procedure lineari proprie della dicotomia con i
risultati che lamentiamo, senza capire.
Continuiamo ad intervenire col bisturi, scavando ed estrapolando, senza
‘ricordare’ che il tessuto ha bisogno di sapienza organica, di ago e di
filo."
La forma, le opere , le tecniche - cenni critici
Il tema del rapporto parte-tutto, congruo e/o paradossale, logico-analogico
si esprime nella forma complessiva della mostra stessa perche' l’allestimento
si presenta quasi come un’opera unica e i singoli
lavori, pur essendo ognuno concluso in se' partecipa di una andamento ritmico
generale innescando circuiti tensionali acuiti da improvvisi strappi di
senso.
Protagonista e' la composizione.
Scrive Rossana Bossaglia in “Trenta opere su carta di Maria Micozzi"
(Arianna Sartori Editore 2006):
“Avvicinando le immagini della produzione di Maria Micozzi noi avvertiamo di
primo acchito una padronanza formale di sottile e insieme intensa qualita':
intanto un’esperta sicurezza nell’uso dei materiali, quindi una
consapevolezza del mestiere che puo' essere intesa come frutto di una
ricerca sistematica ma anche di un’istintiva abilita'; e poi il geometrismo
elegante che traduce in forme libere e sciolte la base concettuale della
composizione"
Gli elementi formali della composizione sono molteplici e premono sul gioco
tra differenze, attingono a discontinuita' spaziali, diversita' materiche,
salti cromatici che ritagliano forme astratto-segniche e
contrastano con situazioni tonali e figure .
Ancora si legge dalla Bossaglia :
“ Se da una parte il lettore delle sue opere ne coglie immediatamente
l’aspetto geometrico, quindi si immedesima nella concezione intellettuale
dell’arte visiva, dall’altra egli individua nella carnalita' delle figure una
trasposizione di momenti emotivi dove ciascuno puo' riconoscersi a suo
modo."
La mostra ‘Il cerchio e le secanti’ e' piu' che mai, nella storia
dell’autrice, una ricerca puntuale di sintesi e di senso lontana da ogni
riduzionismo
In “Maria Micozzi - il segno forte della complessita'" (Menconi Pejrano
Editori- 2002) si legge da Francesco De Bartolomeis:
“ …elementi astratti e geometrici …non contrastano la sofferta vitalita'
delle esperienze; e' dominante lo sforzo di non semplificare e di fare
coesistere le difficolta', protagoniste del dramma di soluzioni instabili che
tuttavia non arrestano la ricerca, ma la rendono piu' ostinata.
Materiali diversi, immagini figurative , immagini astratte, geometrie come
configurazioni e anche come vere e proprie costruzioni tridimensionali:
tutto questo converge verso modi di esistenza artistica che si
caratterizzano proprio per la loro forza di fare coesistere contrasti,
dissonanze e quindi dare indizi efficaci della complessita'."
Si puo' concludere con Franco De Faveri (“Maria Micozzi- il segno forte della
complessita'")
“Ci troviamo con Maria Micozzi, quindi, in uno strano bilico tra
figurativita' e astrazione, tra bellezza e sublimita': le forme oggettuali non
sono mero pretesto (sono troppo ‘piene’ per esserlo); ma non sono
propriamente esse il vero protagonista del quadro. A contemplarle viene un
po’ in mente il mito greco, in cui la divinita' si incarna un po’ in ogni
forma, non saziandosi di nessuna , essendo di casa in tutte: il vero
protagonista delle opere di Maria Micozzi e', con questo, la metamorfosi
infinita, il salto di forma in forma, di quanto, quindi, e' trascendente ad
ogni rappresentazione.
Maria Micozzi nasce a Tolentino (Mc) e per scelte familiari non frequenta
mai scuole d’arte nonostante le sue disposizioni creative si siano
evidenziate molto precocemente. Conseguita la maturita' classica si iscrive a
matematica, successivamente si volge a studi ed esperienze in ambito
neuropsicologico e psicoanalitico; affianca poi questi interessi agli studi
di epistemologia.
Sempre molto legata alla pittura e alla scultura, alla forma e alla materia,
non le e' possibile coltivarne l’espressione prima degli anni ottanta; dal
1985 vi si dedica, come libera professionista, a tempo pieno, accettando
tutte le difficolta' connesse al campare d’arte
Ad oggi ha allestito piu' di cento tra Rassegne e Personali.
Tra le Rassegne: “Arte in Italia 58-85 Sapere Sapore" ( a cura di C.
Benincasa, Castello di Baia, Napoli), “Exposicion de Artistas
Internacionales por Carlos III ( a cura del Ministero della Cultura di
Madrid, Ibiza, Spagna), “Due artisti" ( a cura di C. Benincasa, Museo
Brindisi , Lido di Spina ), ‘Nel regno di Eros’ ( a cura di Giorgio di
Genova, Villa Pellizzari, Lucca) , “Figurazione - Arte di immagini in
Lombardia oggi" ( a cura di Giorgio Severo, Museo della Permanente,
Milano), “Lilith- l’aspetto femminile della creazione" ( a cura di Maria
Luisa Trevisan, Scuderie Aldobrandini per l’Arte, Frascati)
Tra le Personali: AustellungWagnerfestenspielen,( a cura della P.S. Galerie,
Bayreuth, Germania), “Forme" (Gallery Montague, New York, U.S.A.), “Taci,
sulle soglie del bosco non odo.." (Atelier, La Versiliana, Marina di
Pietrasanta), “Il corpo" (G.B.Arte, Torre Capitolare, Portovenere), “L’arte
e il cibo"
(Vienna Hilton, Vienna, Austria), “La seduzione- ossessione e paura nei
trattati degli Inquisitori" ( a cura di C. Galimberti, Rocca malatestiana,
Montefiore Conca, Rimini), “Carte, tele e tavole" (Galerie
Nijove,Diepenheim, Olanda), “La disperatissima sete- otto pie'ces per Giacomo
Leopardi"( a cura di C. Galimberti, Bicentenario leopardiano, Galleria
civica, Recanati), “Du-Frau-Mann Uomo-Donna-Tu( a cura di H Handl e A.
Simon, Stadtmuseum, Hofheim Am Taunus, Francoforte),"Il corpo e la
macchina" ( a cura di Bencivenga Art Gallery, Rampa di Francesco di Giorgio
Martini, Urbino), “Il peso della leggerezza" ( a cura di Pier Luigi Senna,
Fondazione Matalon, Milano), “Il mistero del corpo" ( a cura di Floriano De
Santi, Fondazione Mastroianni, Arpino, Frosinone, Cassino, Veroli, Sora),
“La domanda e l’utopia- omaggio alle citta' invisibili di Italo Calvino" ( a
cura di G. Vannucci, Galleria Castiglione, Bologna ).
Presentazione a cura di Pier Luigi Senna
Catalogo disponibile in galleria con testi di Rossana Bossaglia e Francesca Gidraudi
Inaugurazione: Martedi' 13 Giugno 2006 - Ore 19.00. Seguira' rinfresco
Miniaci Art Gallery
Via Brera 3 - Milano