Prosegue, dopo il notevole successo registrato in S. Chiara a Sansepolcro nel luglio scorso, la mostra dello scultore casentinese Giacobbe Giusti. Le sculture in alluminio, pur riproponendo luminescenze formali del tutto simili a quelle emesse dal bagliore dei raggi solari filtrati dalla chioma degli alberi, costringono ad individuarvi l'irruenza dell'uomo: Giusti affonda le sue radici nella poetica di Moore, di Pollok, di Kiefer e di tanti altri, ma non possiamo non cogliere delle similarita' operative con il lavoro di Michelangelo.
Prosegue, dopo il notevole successo registrato in S. Chiara a Sansepolcro nel luglio scorso, la mostra dello scultore casentinese Giacobbe Giusti.
"Modulata come per fusione, dopo il balenare di un'incandescente luce di atomi, la scultura di Giacobbe Giusti sembra scossa da una scarica di energia quasi fosse ancora in movimento.
Le "Grosse Pietre" e i "Fiori", in alluminio, ci riportano con la memoria sulle alture della Verna, nel cuore delle Foreste Casentinesi, un territorio di bellezza unica, ma anche lo scrigno di uno spaccato di storia, in cui convivono passato e presente. Le sculture in alluminio, pur riproponendo luminescenze formali del tutto simili a quelle emesse dal bagliore dei raggi solari filtrati dalla chioma degli alberi, costringono ad individuarvi l'irruenza dell'uomo: Giusti affonda le sue radici nella poetica di Moore, di Pollok, di Kiefer e di tanti altri, ma non possiamo non cogliere delle similarità operative con il lavoro di Michelangelo. A prima vista ogni relazione potrebbe sembrare fuori luogo, eppure si notano affinità sia nella dimensione delle opere scultoree sia nello spirito teso a manifestare, piuttosto che rimuovere, il senso di lacerazione della materia. Si pensi poi al concetto di "liberazione" e "purificazione" messo in atto: da una parte Michelangelo, che nell'ultima produzione si lascia andare ad una soluzione di sintesi; dall'altra Giusti che tenta una risoluzione formale attraverso il fuoco, liberando la materia della propria pesantezza.
Di fronte ad una natura decrepita, abbruttita da una barbara ed irreversibile invasione umana, la scelta del Giusti è di appartare angoli di paradiso perduti, di raccogliere nel cerniere del proprio laboratorio quanto può ancora suggerire l'idea di natura ad un uomo, contemporaneo, invaso per lo più dall'improvvisazione".
Eugenio Giannì
Inaugurazione: venerdi' 6 aprile ore 18
Cantieri Culturali Ex-Macelli - P.za dei Macelli - Prato
Organizzazione Officina Giovani Tel.0574.616753 fax.0574.616779