Una riflessione sullo spazio inteso come "luogo in divenire" attraverso diversi linguaggi espressivi come il video, l'installazione, la pittura, la fotografia. Partecipano gli artisti: Nikola Uzunovski, Eugenio Tibaldi, Francesca Cogni, Moio&Sivelli. A cura di Luigi Giovinazzo
Nikola Uzunovski, Eugenio Tibaldi, Francesca Cogni, Moio&Sivelli
a cura di Luigi Giovinazzo
Il progetto Becoming Place e' una riflessione sullo spazio inteso come “luogo in divenire".
Gli artisti selezionati, attraverso diversi linguaggi espressivi, quali il video, l’installazione, la pittura, la fotografia, intendono, da un lato considerare l’operazione artistica come un fenomeno di natura essenzialmente fisica: fare arte significa occupare una porzione di spazio; la conferma dell'intrinseca
essenza di questo rapporto e' offerta in un gioco di identita' fra il segno linguistico e la sua collocazione
spaziale. Dall’altro lato il concetto di spazio si lega a costruzioni mentali piu' elaborate in
cui il luogo si dilata a tal punto da uscire fuori dai propri margini fisici e da coinvolgere realta' che
sono “altre" rispetto alla propria.
Francesca Cogni presenta un’installazione site-specific dal titolo Mare Bianco, nome con cui, durante
il medioevo, il Mediterraneo veniva chiamato dagli arabi.
Il lavoro, sviluppato sui camminamenti esterni del castello di San Terenzo, riprende la storia di
quello che durante il X e XI secolo era il luogo deputato a difendere il borgo dalle incursioni di
pirati Barbareschi lungo le coste del Mediterraneo. L’artista, partendo proprio dalla definizione di
“barbaro", colui che parla in modo incomprensibile, da cui straniero, propone un confronto tra cio'
che definisce <
Tale scambio culturale si manifesta in un intreccio linguistico che Cogni
evidenzia attraverso due tracce audio in cui un italiano ripete, balbettando, frasi in arabo, e un arabo
ripete, balbettando, frasi in italiano. Si determina cosi' una promiscuita' culturale e umana tale da
creare un disorientamento identitario delle due parti, una perdita di due punti di vista distinti: un
concetto che l’artista concretizza in una delle garitte che affacciano sul mare, dove in una camera
oscura e' possibile ascoltare suoni che rimandano alle barche dei migranti che oggi dal nord Africa
partono per l'Italia; lo sguardo all'interno della torretta, e' il ribaltamento di chi e' all'esterno, il controcampo appunto, e' l'occhio di chi guarda l'Italia dal mare.
Il video Roundabout, realizzato da Moio&Sivelli per il progetto Napoli est, nasce dall’idea di “trasformare" un luogo urbano ben preciso: una rotonda smista-traffico di Ponticelli, alla periferia
norddella citta' di Napoli. Progettata per essere una fontana, ma che gia' da qualche tempo risulta essere
non piu' funzionante, la rotonda si classifica come uno dei tanti esempi di arredo urbano fine a se
stesso, che non risolve le reali problematiche di una delle zone piu' “a rischio" della citta', e attorno
alla quale si assiste al continuo passaggio di automobilisti sull’"orlo di una crisi di nervi". Attraverso
un immaginario ludico e ironico, tipico del proprio lavoro, il duo artistico cattura e mette a fuoco
alcuni momenti di routine che si svolgono attorno alla rotonda e li proietta in un ritmo vorticoso e
frenetico in cui i suoni, le voci e i colori rimandano alla giostra di un luna-park.
I Landscape di Eugenio Tibaldi offrono una visione, quasi scientifica, di quelle che possono essere
definite le “archietetture della periferia". La cartellonistica pubblicitaria lungo i margini delle strade,
gli accumuli di copertoni di seconda mano, lunghe file di cassonetti dell’immondizia, le case
abusive: tutti elementi che non soltanto incidono fortemente sull’aspetto architettonico ed ambientale
di un territorio, ma ne mostrano l’identita' attraverso specificita' economiche e sociali.
L’artista, procede nel lavoro attraverso due fasi: ricerca e fotografa gli ambienti; ne elimina, attraverso
l’uso dell’acrilico bianco, cio' che vi e' di superfluo, di non utile alla propria ricerca che punta
a <
Il video Untitled di Nikola Uzunovski gioca su una provocazione: il loop della scritta “tutto cio' che
vedrai dopo questa scritta sara' il tuo video", spinge immediatamente l’osservatore oltre lo spazio in
cui si trova, oltre un’esperienza diretta e unilaterale dell’opera d’arte e verso una presa di coscienza
della propria vita intesa come “realizzazione artistica". Il video dunque diventa spunto, da un lato
per una “percezione ecologica" di se', vale a dire che e' attraverso la percezione di se' nel proprio ambiente che l'individuo diventa consapevole della sua situazione immediata: dove si trova e che cosa
sta facendo. Dall’altro diventa stimolo per una “percezione interpersonale'' di se', attraverso cui l'individuo diventa consapevole delle proprie interazioni sociali e con il mondo in cui vive.
Luigi Giovinazzo
Castello di San Terenzo
Salita al castello monumentale San Terenzo - Lerici (SP)
Inaugurazione: 21 giugno ore 18:00