Complesso del Vittoriano
Roma
via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
06 6780664 FAX 06 6780664
WEB
Giorgio Ramella
dal 3/7/2006 al 26/8/2006
Lunedi' - domenica 9.30-19.30

Segnalato da

Emanuela Bernascone




 
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3/7/2006

Giorgio Ramella

Complesso del Vittoriano, Roma

Dai Graffiti all'Oriente 1994-2006. In mostra 35 opere di grande formato e una trentina fra disegni e pastelli. Un percorso che si snoda nella produzione degli ultimi 12 anni e testimonia la ricerca e il rinnovamento di un artista che dai suoi esordi, agli inizi degli anni ’60, ad oggi non hai smesso di incuriosire. A cura di Enrico Crispolti.


comunicato stampa

Dai Graffiti all'Oriente 1994-2006

a cura di Enrico Crispolti

Dal 4 luglio al 6 agosto 2006 Giorgio Ramella portera' il suo instancabile sguardo al complesso del Vittoriano a Roma, in una mostra che parte dai Graffiti, attraversa Vincent, per approdare ai lidi immaginifici del suo Oriente, in 35 opere di grande formato e una trentina di disegni e pastelli. Un percorso che si snoda tra la produzione degli ultimi 12 anni e testimonia l’insaziabile ricerca e il rinnovamento costante di un artista che dai suoi esordi, agli inizi degli anni ’60, ad oggi -le ultime opere sono del 2006- non hai smesso di incuriosire e stupire la critica con la sua capacita' di sperimentare e di sperimentarsi.

Ramella e' nato e ha studiato a Torino, all’Accademia Albertina di Belle Arti, e nella medesima citta' ha esordito nelle prime mostre collettive in compagnia di Ruggeri, Saroni, Soffiantino e Gastini. Sono gli anni in cui in citta' e nel mondo intero esplode il fenomeno dell’Arte Povera, ma Ramella da subito prende le distanze dal movimento e decide di essere al di la' di tutto “pittore". Questa scelta lo avvicina piuttosto a Mondino e a Salvo, che operano a Torino negli stessi anni, e lo costringe a trovare un modo meno tradizionale e autoreferenziale di esprimere il suo incontenibile estro pittorico.

Ramella e' stato descritto come “artista inquieto, sempre in cerca di un nuovo immaginario e d’un nuovo linguaggio" (Guido Curto, 2003) e sempre alla ricerca di “nuovi punti di vista con eguali strumenti" (Nico Orengo, 1989). Ramella e' dunque un artista costantemente in viaggio, che si tratti di viaggi reali o metaforici.

Una trasferta a New York, nel 1991, dove egli scopre il mondo sotterraneo della metropolitana e i suoi graffiti, da' inizio alla serie Graffiti (1994-00), il punto di partenza di questa mostra al Vittoriano. Colpito e influenzato da cio' che e' nascosto all’interno dei cunicoli dell’underground newyorkese Ramella, spremendo il tubetto direttamente sulla tela e tracciando poi una serie di linee sottili nel colore pastoso, da' origine ad una rappresentazione a prima vista astratta, che ricorda alcuni incomprensibili graffiti di lontani cavernicoli; da' vita a quello che Marco Rosci ha sapientemente descritto come “l’aborigeno metropolitano" (1999). Il viaggio di Ramella non e' mai solo un viaggio verso l’esterno, ma molto piu' frequentemente un viaggio verso il dentro, verso quelle umane sensazioni che spesso tendono ad essere rimosse, perche' scomodo bagaglio della coscienza. Il viaggio dell’artista nelle gallerie sotterranee di New York e' dunque la scusa per un altro viaggio, quello che lo porta ad esplorare i cunicoli dell’essere umano, le zone d’ombra da sempre presenti, negli antichi graffitari delle caverne come nei moderni street artists americani.

Ed e' cosi' anche con lo spostamento verso i colori e le visioni di gialli e rossi abbacinanti che ritroviamo nella serie Vincent, del 2001, dove Ramella rilegge gli autoritratti di Vincent van Gogh e li trasporta sulla tela concentrandosi su di un unico e fondamentale particolare: gli occhi. Questo viaggio nella storia dell’arte e nel ritratto e' infatti il pretesto per soffermarsi sulla condizione dell’artista, poiche' egli, come afferma il sopra citato Guido Curto, “ha una chiave argutamente concettuale propria di artisti, come Giulio Paolini, che costantemente riflettono sul senso del loro fare arte e, nello specifico di Ramella, fare pittura". L’inquietudine che traspare dagli occhi di van Gogh e' dunque la medesima inquietudine che agita l’animo di Ramella e che lo spinge verso sempre nuovi lidi dove, forse, trovare un po’ di tregua.

L’ultimo porto al quale e' approdato il pittore e' infatti rappresentato nella serie Oriente, 2002-06, dove Ramella esplora il nostro immaginario sull’Oriente e su quei posti da “Mille e una Notte" che hanno eccitato e incuriosisto le menti occidentali. Con le rappresentazioni teatrali di luoghi e personaggi misteriosi, con la riproduzione di sensuali corpi femminili illuminati da una luce lunare e di elementari interni dai colori genuini, Ramella ci sta dicendo che il vero viaggio non e' nei luoghi che ritrae ma dentro l’immagine che di loro ci siamo creati, nel significato che quest’immagine ha per noi.

Cio' che Ramella con la sua acuta sensibilita' e i suoi quadri straordinari ci indica e' una strada; la strada che viaggiando attraverso le zone piu' remote del globo porta sempre alla medesima meta: l’animo umano. La grande capacita' comunicativa del pittore ci accompagna in questo viaggio in maniera sempre diversa e nuova e il fare fintamente lieve ci convince, permettendoci ogni volta di avvicinarci un poco di piu'.

Mostra realizzata con il patrocinio della Regione Piemonte, in collaborazione con Ministero per i Beni Culturali, Piemontesi a Roma, Edizioni Arte Canale, Impresa Rosso, Dega e San Paolo

Ufficio Stampa
Emanuela Bernascone Corso Re Umberto 31, 10128 Torino tel 011 19714998 - 335 256829 info@emanuelabernascone.com

Inaugurazione 4 luglio 2006, ore 18.30

Complesso del Vittoriano, via di S. Pietro in Carcere, Roma
Orari: Lunedi'-domenica 9.30-19.30
Ingresso gratuito

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