Spoltore Ensamble 2006. L’idea che sta dietro questa rassegna video e' quella di rappresentare una condizione peculiare dell'artista: il suo prendere contatto intimo e interiore con cio' che nutre il suo immaginario e la sua necessita' di renderlo concreto nelle forme visibili. Opere di Giancarlo Pacella: Danze sciamaniche, Elisabetta Rubeis: Parentesi, Mandra Cerrone: Argento, Piotr Hanzelewicz: Sunny morning.
Spoltore Ensamble 2006
Attraversare i “non-luoghi" e ricercare la sensatezza
di Antonio Zimarino
Il titolo indica un “non - luogo", una zona inesistente nella realta' ma che serve ad
indicare l’area simbolica di contatto tra l’elemento etereo e impalpabile con quello
concreto delle forme di vita.
Quasi che in quella zona avvenga l’osmosi simbolica (e reale, per la vita stessa
delle piante) tra l’elemento che da vita e la vita stessa.
L’idea che sta dietro questa rassegna video e' quella di rappresentare una condizione
peculiare dell’artista: il suo prendere contatto intimo e interiore con cio' che
nutre il suo immaginario e la sua necessita' di renderlo concreto nelle forme
visibili.
Ma se questo processo naturale dell’artista si attua attraverso la realizzazione di
“video arte" le implicazioni significative si fanno particolarmente interessanti.
Anche il video e', come la zona tra il cielo e gli alberi, un “non luogo" dell’arte:
esprime, rappresenta, racconta il movimento, l’immaginazione, il simbolo, la
concretezza o qualsiasi cosa si voglia, ma “non - e'" non e' concreto se non nella sua
visibilita'. Il video puo' essere dunque pensato come un “area simbolica" dove avviene
una prima osmosi tra l’immaginazione e la concretezza, anzi, dove entrambe vivono in
forma virtuale, cioe' rappresentativa del reale. La video arte si configura cosi' come
una forma rappresentativa della possibilita' dell’immaginazione dinamica ed e' per
questo strumento tipico della nostra contemporaneita'. Metaforicamente essa e' anche
uno stato di astrazione e rappresentazione tautologica di una difficolta' concreta
dell’eta' tecnologica: quella di superare il non luogo dove ci siamo rinchiusi e dove
preferiamo vivere le emozioni, senza fisicamente coinvolgerle nella crudezza del
sentirle nella pelle.
La video arte pero' rappresenta soltanto questa condizione della realta' esistenziale
perche' se il prodotto immaginale resta tale, l’operazione che lo realizza e'
concretamente operativa, fisica. Il cerchio si chiude: l’immaginazione si
restituisce come tale agli osservatori, ma dopo che un lavoro manuale e
fisico(montaggio, ripresa, ideazione, concetto, sceneggiatura ecc.) l’ha resa
visibile. La video arte si pone dunque come costruzione “concreta" di non luoghi
immaginali ovvero e' un processo fisico, concreto, persino faticoso, che genera
l’identita', la riconoscibilita' dell’immaginazione.
Questi artisti donano “non luoghi" immaginali, costruendoli attraverso una loro
fisicita' e una manualita': io la leggo come una metafora importante di una condizione
in cui l’esistenza ci pone: l’arte del video ci potrebbe insegnare ad essere persone
che provano a restituire al presente visibile, l’immaginazione, la facolta' che rende
gli essere umani capaci di creare nuove prospettive di senso e di identita' nella
societa'. Cosi' come l’artista realizza il proprio immaginario e lo rappresenta, anche
noi, nella dimensione del vissuto, potremmo essere l’espressione di cio' che per noi
immaginiamo. Potremmo provare ad essere, ad inseguire e a donare quello che
profondamente sogniamo di noi e del senso del nostro essere.
Videodrome
La logica che lega il rapporto di senso tra i video, nasce dalla convinzione
personale che le forme d’arte siano, tanto da parte dell’artista che da parte di chi
le fruisce, un “luogo" fisico e visuale che mette in relazione attiva e dinamica il
pensiero con il proprio essere e agire. L’arte e' la “zona" dove si puo' trovare lo
stimolo per essere, crescere, conoscere, a condizione di voler sinceramente cercare
per se stessi e per gli altri, un’esistenza piu' sensata e meno subita.
Giancarlo Pacella, (Danze sciamaniche)
La frammentarieta' ipnotica attraverso la quale e' stata ricostruita una “danza
neo-tribale" tende a generare uno stato di semicoscienza che apre alla
dissociazione dal reale: in questo modo si esprime la ricerca del contatto con un
“non luogo". La danza stessa, rappresentata come un “dipinto mobile"
dall’inquadratura della camera da presa, nella luce, nel ritmo e nel colore si fa
immagine ipnotica di uno stato di coscienza e contatto tra due realta' razionalmente
non comunicabili. Quello che vediamo e' l’iconografia mobile di un rituale che
astrae: e' la ricerca e la rappresentazione della ricerca del contatto, fisico,
estetico, emotivo e intellettuale con una dimensione differente da quella del
quotidiano. L’immagine diventa una domanda, un’ipotesi ed una proposta di apertura
alla dimensione ulteriore, attraverso la qualita' estetica, la corporeita', la
visualizzazione.
Elisabetta Rubeis (Parentesi)
Il video nasce nella ricerca di dare una visibilita' possibile ad un “tempo
interiore" intuito, percepito e cercato nello spazio del quotidiano. Il contatto
necessario con la dimensione immaginale della possibilita' e della profondita' e' una
condizione necessaria e quotidiana per alimentare il nostro essere e la nostra
coscienza. Essa nasce da ogni stimolo sensoriale e da essi, l’interiorita' cerca i
suoi percorsi in un tempo dilatato: “ … Le immagini descrivono soprattutto luoghi
momentanei, raccontano di citta' ripensate partendo dalle piccole emozioni, un suono,
un canto di donna… per ascoltare il passare delle stagioni, il movimento di un
piuma, e lasciar posto anche al buio e alla sottile sensazione di percepire in un
modo nuovo odori e spazi." (Rubeis).
E’ dunque l’espressione della scoperta del bisogno primario di vivere talvolta nella
“zona di mezzo", nel luogo che non nega le differenti “dimensioni" che appartengono
all’identita' e alla complessita' dell’individuo.
Mandra Cerrone (Argento)
Il contatto tra simbolico e reale puo' avvenire attraverso oggetti e rituali
ricostruiti per ridonare tanto il senso terrestre del rapporto con il trascendente
che il senso trasceso dell’esperienza presente. Cio' che era ricerca o incontro piu' o
meno consapevole e' gia' avvenuto, cio' che era intuizione necessaria ma casuale e
istintuale diviene ricerca, pratica, meditata e cosciente. Come per un opera d’arte,
insieme inscindibile di pensiero e forma, c’e' il rito, l’oggetto, la forma, che
realizzandosi, si “offre", a ricordare che i due universi coesistono, che e'
possibile, oltre che necessario abitare il “non - luogo": la strada e' aperta per
ciascuno. Il cospargersi il corpo d’argento, elemento simbolico alchemico del
“femminile" indica un rito di transizione e di accettazione dall’adolescenza alla
maturita' femminile, ma puntando l’interesse sul gesto rituale, scopriamo che ci sono
modi per riagganciare intenzionalmente noi stessi al senso del nostro esistere: e' il
caso della via dello “sciamanesimo" della psico - magia. Tutto cio' (ed e' questa
spesso l’essenza dell’arte stessa) richiama ad una consapevolezza del convivere
quotidianamente come esseri umani “a due dimensioni": quella del “senso" del nostro
vivere e quello degli atti che lo realizzano
Piotr Hanzelewicz (Sunny morning)
La quotidianita' sembra non concedere molto all’interiorita' ma in realta' basterebbe
avere gli occhi e l’intelligenza di riappropriarsi degli attimi, per scoprire di
poter guardare l’ovvio e il banale attraverso altre considerazioni e comprensioni.
Il disegno cristallizza l’attimo, impedisce che esso fluisca e quindi qualcosa si
ferma in noi e, dandoci il tempo di pensare, ci consente di abitare in un luogo
differente. E’ il tempo rallentato a concederci l’accesso a un luogo che pure esiste
e che ci lascia la possibilita' di ricostruire un nostro differente rapporto con
l’esistenza. I non luoghi sono tra noi, necessari a farci essere qualcosa di diverso
rispetto alle asfissianti regole della materia; basterebbe ricordarsi che cio' che fa
divergere l’immanenza verso la sensatezza e' il tempo che ci concediamo per leggerla.
Dunque, nel tempo che ci prendiamo per capire e ricostruire le cose, ricostruiamo il
rapporto con il senso del vedere e del fare. Possiamo ogni attimo abitare l’universo
del senso, del possibile e dell’immaginario, senza negare il presente ma partendo da
esso riutilizzando riflessione e pensiero e prendendoci il tempo per farlo.
...dunque in questo “videodrome" viaggiamo nei modi e nelle possibilita' di abitare un
luogo “impossibile" razionalmente, ma desiderato dalla nostra stessa condizione di
uomini, a meta' tra l’essere e il desiderare, il vivere e il sognare, l’immaginare e
il rendere conto, il pensare e il fare. Possiamo vivere cosi'. E’ necessario vivere
cosi', aperti alla possibilita' e senza la pretesa di definirci, dicendo di noi e
delle cose le verita' che si vanno scoprendo.
Casa d'Attanasio
Piazza D'Albenzio Spoltore, PE