"Denkmal 4, Casa del Fascio, Piazza del Popolo 4, Como, 2006", un progetto di collaborazione dei due artisti. Un progetto che non coinvolge solo la galleria ma anche la facciata dell'edificio e gli spazi condivisi del palazzo. Un relazionarsi al contesto a 360, sia in termini di funzionalita' che di abbellimento estetico. Un intervento decorativo realizzato mediante l'utilizzo di pannelli di legno colorati che caratterizzeranno il fronte dell'edificio.
Denkmal 4, Casa del Fascio, Piazza del Popolo 4, Como, 2006
La Galleria Francesca Minini, in occasione della manifestazione START il
22, 23, 24 settembre, presentera' un progetto di collaborazione di due
artisti, Daniel Buren, un maestro francese dell’arte contemporanea e una
giovane e gia' nota promessa belga, Jan De Cock.
Questo progetto si sviluppera' sulla facciata dell’edificio che ospita la
galleria, la quale accogliera' un intervento decorativo realizzato
mediante l’utilizzo di pannelli di legno colorati che caratterizzeranno
il fronte del palazzo.
Quest’opera e' parte di un progetto piu’ ampio che coinvolge la Casa del
Fascio di Como, le gallerie Francesca Minini di Milano e Massimo Minini
di Brescia, le quali ospiteranno ad ottobre, in tre giorni successivi (5-
6-7), l’opera dei due artisti.
Per la sua prima personale italiana Jan de Cock presentera' ‘Denkmal 4,
Casa del Fascio, Piazza del Popolo 4, Como, 2006, il progetto si origina
dalla fascinazione per il gioiello dell’architettura razionalista,
progettata da Giuseppe Terragni tra il 1932 e il 1936.
In via del tutto eccezionale l’edificio, oggi sede della Guardia di
Finanza, sara' aperto al pubblico per 10 giorni; all’interno verranno
collocate le strutture di De Cock sulle quali interverra' Daniel Buren
creando un lavoro a due inusuale, in cui prima trova spazio il giovane
belga e poi risponde il maestro francese.
Il segno stilistico distintivo di Daniel Buren sono le strisce verticali
bianche alternate al colore o alla materia, larghe 8,7 cm: un motivo
fabbricato industrialmente in risposta al suo desiderio di oggettivita'.
Con questo suo motivo Buren sottolinea le superfici piu' varie con una
modalita' d’intervento pressoche' infinita. Il suo interesse si focalizza
sull’ascendente dell’architettura sull’arte. Buren sviluppa dal 1965 un
lavoro tridimensionale e una concezione dell’opera che non e' piu' oggetto
ma modulazione dello spazio.
Jan De Cock interviene sull’architettura dei luoghi modificandone la
percezione attraverso il posizionamento di moduli, scatole scultoree in
legno che di volta in volta inglobano, serrano, invadono lo spazio.
Denkmal (monumento temporaneo) e' seguito da un numero ad ogni intervento
successivo, non e' un caso che anche Terragni insistesse sul concetto di
“monumentalita'" dell’architettura. Il rapportarsi all’intorno e' ulteriore
caratteristica in comune dei due. Una penetrazione dell’interno
dall’esterno, dello spazio pubblico e di quello privato: il suo
linguaggio visivo modulare contribuisce ad indirizzare lo sguardo dello
spettatore, modificandone la percezione del reale.
Daniel Buren e' stato il pioniere di un’arte realizzata in situ/ex-situ:
quindi non solo un lavoro realizzato per un determinato luogo ma anche in
quel luogo. De Cock lavora con un team specializzato che opera prima in
studio e poi sul luogo di realizzazione, in una continua tensione tra un
sottile adattamento all’architettura e un’affermazione scultorea.
Per la galleria Francesca Minini, De Cock ha ideato un progetto che non
coinvolge solo la galleria ma anche la facciata dell’edificio e gli spazi
condivisi del palazzo. Un relazionarsi al contesto a 360, sia in termini
di funzionalita' che di abbellimento estetico.
A Brescia, Jan De Cock occupera' letteralmente la Galleria Massimo Minini,
bloccandola con un’installazione. In entrambi i casi Daniel Buren
interverra' sullo spazio con il suo tocco artistico portando a compimento
la collaborazione tra i due artisti.
Daniel Buren (Parigi, 1938) nel 1971 partecipa alla V Esposizione
Internazionale del Solomon Guggenheim Museum a New York e nel 1972 alla
celebre Documenta V di Harald Szeemann. Nel 1986 si aggiudica il Leone
d’Oro alla Biennale di Venezia per il miglior padiglione.
A oggi Daniel Buren ha realizzato nel mondo numerose installazioni in
situ. Se queste opere, per la maggior parte distrutte dopo la loro
presentazione, non esistono fuori dal tempo e dallo spazio per il quale
sono state concepite, esiste tuttavia un importante corpus di opere
permanenti nelle collezioni dei piu' grandi musei del mondo.
Jan De Cock e' nato a Bruxelles (Belgio) nel 1976, dove tuttora lavora e
dove ha sede l’atelier che porta il suo nome. Nel 2005 ha avuto mostre
personali alla Tate Modern di Londra e alla Schrin Kunstalle di
Francoforte, nel 2004 e' intervenuto nel Palais des Beaux-Arts di
Bruxelles e nella biblioteca dell’universita' di Gent, ha esposto in piu’
occasioni allo SMAK e ha partecipato a Manifesta 5 (San Sebastian).
Immagine: Jan De Cock, Denkmal 2, Astillero Ascorreta 2, Pasajes San Pedro, San Sebastian
Francesca Minini
via Massimiano 25 - Milano
Dal martedi' al sabato dalle 12 alle 19.30