Umano e' il nostro cielo. 6 sculture. Figure umane (o animali) “scorticate", tagliate, sezionate, ambientate scenograficamente in contesti fantastici ed enigmatici che ricordano le immagini di nature morte, decapitazioni, torture di Bosch, Derer, Tiziano, Rubens.
Umano e' il nostro cielo
a cura di Luigi Meneghelli
Sei sculture (compreso un trittico), come fossero sei stazioni laiche: la
perfezione e la concentrazione di sei tondi in cui ogni centro e' saltato,
ogni purezza si e' incrinata, ogni armonia ha lasciato il posto a una messa
in scena caricaturale, metamorfica, indecente. Lo stesso titolo dato alla
rassegna, Umano e' il nostro cielo sta ad indicare l’intenzione di Silvano
Tessarollo di realizzare un’operazione dove ogni principio di ordine
superiore ha a che fare con la dissoluzione dei corpi, la decadenza,
l’agonia. Si tratta di figure umane (o animali) “scorticate", tagliate,
sezionate, ambientate scenograficamente in contesti fantastici ed enigmatici
che ricordano le immagini di nature morte, decapitazioni, torture di Bosch,
Durer, Tiziano, Rubens.
Visioni truculente, atroci epifanie della crudelta', non c’e' dubbio: ma
Tessarollo non si richiama a nessun valore critico o pedagogico della
rappresentazione dell"orrore" ne' a nessuna esaltazione estetizzante o
nichilistica della ricerca dell’estremo e del trasgressivo: per lui
affacciarsi sull’abisso dell’essere significa interrogarsi sulla sua stessa
natura, sulle sue condizioni, sulla sua presenza implacabile nella storia.
Egli non e' interessato al sensazionalismo in se', quanto alla “brutalita'
delle cose", alla loro realta' piu' intima, nuda, cruda.
E' per questo che le spoglia di ogni apparenza ideale, portando in superficie
una sorta di movimento di trasformazione che le lavora e toglie loro ogni
carattere di compiutezza. Ogni elemento e' se stesso ma anche altro, uno ma
anche molteplice, come succede con le ossa di uno scheletro che sono al
contempo i rami di un albero o con i fili d’erba che paiono peli colorati.
Qualche anno fa Tessarollo praticava il mondo tenero, mostruoso,
deliziosamente perfido dei fumetto o dei cartoons, rielaborandolo attraverso
un’ "immersione purificatrice" dentro una colatura di cera. Ancora oggi egli
frequenta le botteghe di giocattoli, ma non cerca piu' pupazzi, feticci
ludici, quanto carcasse, materiali poveri, graffiati, sofferti. La cera in
cui vengono inabissati (o sollevati) non li introduce in infinite acrobazie
anatomiche ne' li congela come le statue spettacolari del museo Tussaud. Essa
produce invece un fenomeno sconcertante, simile al “culto delle reliquie", e
cioe' restituisce l’impressione di una presenza reale, di una entita' che
continua ad accadere, a formarsi, a “risorgere".
E che nell’universo di Tessarollo si mostri non la fine, l’arresto,
l’assenza di qualcosa, ma il suo enigmatico ri-nascere ed emergere e'
testimoniato anche dal video che chiude la rassegna: schermo bianco, come
una tela e poi un lento sollevarsi di forme, che sono le stesse dei “tondi"
(filamenti, brani di cadavere, miseri resti), seguito da un lento ritorno al
punto zero della visione. Come a dire che niente e' statico e niente scompare
veramente. Ogni fine e' anche un principio. Perfino la morte e' un’origine,
una potenziale dimensione di cominciamento.
Luigi Meneghelli
Inaugurazione 21 Settembre 2006 ore 18,00
BnD
Via Calvi, 18/1 - Milano