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La memoria del visibile
dal 1/5/2001 al 11/5/2001
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Segnalato da

Valeria Casati



approfondimenti

Federico Brunetti



 
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1/5/2001

La memoria del visibile

ISAD, Milano

In questa personale di fotografie digitali Federico Brunetti osserva la realta' circostante e si sofferma su frammenti che si accumulano e si stratificano nella memoria. E’ proprio nella ricostruzione mnemonica del visibile che viene attivata un’attitudine tipica del ricordare: la creazione di associazioni mentali, soggettive attribuzioni di significato, possibili ricostruzioni metaforiche del reale.


comunicato stampa

Fotografie di Federico Brunetti

In questa personale di fotografie digitali Federico Brunetti osserva la realta' circostante e si sofferma su frammenti che si accumulano e si stratificano nella memoria. E’ proprio nella ricostruzione mnemonica del visibile che viene attivata un’attitudine tipica del ricordare: la creazione di associazioni mentali, soggettive attribuzioni di significato, possibili ricostruzioni metaforiche del reale.

Quando osserviamo la realta' circostante lo sguardo si sofferma su frammenti che si accumulano e si stratificano nella nostra memoria; possiamo infatti, anche successivamente, ricostruire cronologicamente le immagini percepite o meglio interpolarle in libere associazioni di idee.

E’ proprio nella ricostruzione mnemonica del visibile che viene attivata un’attitudine tipica del ricordare: la creazione di associazioni mentali, soggettive attribuzioni di significato, possibili ricostruzioni metaforiche del reale.

Questa dimensione evocativa dell’atto del ricordare svela le qualità dello sguardo più irriducibili ad una concezione passiva ed automatica del vedere.

Infatti se le teorie gestaltiche ipotizzano un substrato cognitivo innato che ci rende capaci di conoscere immediatamente ed emotivamente alcune qualità basiche delle forme percepite, nondimeno si devono considerare le potenzialità cognitive attivate dall’incessante interazione tra sguardo e memoria, tra percezione ed identificazione, tra ricezione estesa del campo e ricostruzione selettiva delle relazioni significative tra le parti.

Si vede dunque cio' che si riconosce, ci si accorge di cio' che sappiamo guardare o che corrisponde, almeno indiziariamente, a qualche precedente esperienza.

E’ in questo ciclo incessante di accumulo, stratificazione e metabolismo mentale tra percetto, identificazione, memoria ed oblio (si può valutare infatti che, alla sequenza filmica di 16 di immagini al secondo, una persona nel normale stato di veglia percepisca circa 30 miliardi di immagini ogni 10 anni) che si costruisce l’esperienza visiva e l’idea del mondo e delle cose che 'abbiamo' in noi.

La fotografia ha la capacità di trattenere istanti della percezione visiva, frammenti estratti dal fluire continuo del tempo, componendo immagini che restituiscono con precisione prospettica alcuni singoli momenti del nostro vissuto, eletti potenzialmente ad icone significative del tempo e dei luoghi.

L’attuale cultura visiva e le nuove tecnologie rendono sempre più contigua e intrecciata la tradizionale differenziazione tra cinema e fotografia, laddove ogni singola immagine di un video può essere considerata e trattata come una fotografia, così come le tecniche del montaggio tendono a ricostruire nella velocità le complesse impressioni visive di cui siamo destinatari nel paesaggio metropolitano.

Nuovi paradigmi stanno ridando forma alle classiche concezioni di Tempo, Luogo ed Azione, ben oltre la retorica delle sequenze narrative classiche.

Se il contorno o la cornice di un’opera hanno convenzionalmente delimitato il limite del suo contenuto, gli strumenti multimediali ci hanno abituati alla contemporaneità di più finestre; prossimamente la comunicazione visiva valorizzerà la trasparenza, reciproca ed interattiva, di diverse forme di dati ed immagini sovrapposte nel medesimo quadro.

Così è maturata l’idea di sviluppare una ricerca che coniughi la ricchezza percettiva di un percorso visivo nello spazio tra architettura e paesaggio, colga la ricchezza di forme e segni presenti nel complesso della Villa e del Parco, proponendo la sovraimpressione come una metodica modalità fotografica, interpretata con le più avanzate tecnologie fotografiche digitali, rese disponibili per questa occasione da aziende leader nelle attrezzature di ripresa e di stampa.

La sovraimpressione, tecnica espressiva peraltro ben maturata nella fotografia del Novecento, sembra articolare con adeguata complessità l’interazione tra figura e sfondo, tra diverse fasi e sequenze temporali nel percorso dei luoghi.

La fotografia digitale esplicita quasi simbolicamente queste caratteristiche dell’odierna esperienza visiva. Raccoglie l’immagine proiettata dall’obiettivo su di un sensore ottico che la deposita la ripresa immediatamente in una memoria informatica in forma di dati digitali, trattabili quindi per ogni interpretazione tecnica o creativa, permettendone infine la trasmissione in rete o la consultazione in archivi codificati come banca dati.

La fotografia ci conduce ancora una volta tra la memoria del visibile e il visibile della memoria.

ISAD - Istituto Superiore di Architettura e Design, Via Orobia 26, Milano, Tel.02.55210700

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