Cinque giovani artisti propongono e realizzano un’opera utilizzando il marmo, per recuperare le memorie, le testimonianze, un “archivio" di racconti, di esperienze vissute, di corrispondenze affettive.
Dai luoghi le opere: un itinerario alla scoperta del paesaggio, un piccolo paese a petto delle montagne, le Alpi Apuane, un territorio caratterizzato dalle cave di marmo, un materiale che ha alimentato la vita di una comunita', che ha generato il costituirsi di un nucleo sociale, che ha dato lavoro a tanti uomini, i cavatori, i carratori, gli scalpellini impegnati in un’attivita' secolare diventata una tradizione.
Cinque giovani artisti propongono e realizzano un’opera utilizzando il marmo, riconducendosi a queste tradizioni, per recuperare le memorie, le testimonianze, un “archivio" di racconti, di esperienze vissute, di corrispondenze affettive, di dialoghi che possono ristabilire un nesso tra passato e presente, per chi ha abitato in questi luoghi e vi e' nato.
Solo alcuni sono originari della Versilia, altri provengono dall’entroterra toscano, o addirittura da un paese straniero; ogni artista ha un background diverso ed una specifica modalita' di lavoro, ma si troveranno insieme per ideare e creare, ognuno approntando la propria ricerca all’interno dei laboratori del marmo per dieci giorni, impegnandosi a scolpire un’opera visibile al pubblico nelle sue fasi di lavorazione fino alla realizzazione finale.
Come unire l’arte e l’artigianato, ideazione ed esecuzione, invenzione fantastica e realizzazione pratica, valorizzando gli artisti e le maestranze presenti nell’ambiente di Seravezza.
Ogni visitatore o abitante percorre le strade nel centro assai agibili rispetto a quelle che si inerpicano tra le montagne verso le cave, verso l’immensita' degli spazi in cui permane l’impronta umana e del tempo in connubio con la perenne proliferazione della natura.
Prosegue ancora il cammino e sale i gradini dello storico Palazzo Mediceo, testimonianza di un potere, che si staglia come un baluardo alla sommita' del nucleo abitato, distinguibile anche a distanza per il gioco di ombre, di luci e di profili in rapporto alle alture che appaiono immediatamente alle sue spalle. Cosi' continua a procedere per conoscere, vedere, acquisire consapevolezza fino al Museo storico del lavoro e delle tradizioni della Versilia, in cui si conservano i frammenti, i resti di una memoria collettiva, di un universo simbolico comune, per poi tornare in paese e dirigersi verso i luoghi di lavorazione del marmo.
Ogni artista ha seguito tale percorso. Chi, appartenendo al territorio lo ha rivisitato, chi lo ha visto per la prima volta. Vivere un paese, un’esperienza capace di stimolare energie, che scaturiscono dai luoghi comuni, di abitazione e di lavoro, dal vissuto quotidiano, dalle case che si affacciano su stradette, vicoli e piazzette, assiepate l’una all’altra, fino ai laboratori del marmo, piu' lontani dal centro, le vecchie segherie, spazi altamente connotativi, in cui gli artigiani si impegnano nella creazione certosina, sempre all’opera, per intagliare, scolpire, frammentare la materia, dall’informe alla forma, con un’attenzione fabrile, con un amore verso un’attivita' che conducono da anni, con l’esperienza propria del mestiere, magari tramandato da generazioni. I colpi del mazzuolo, lo spostarsi del punteruolo sul materiale scabro, gesti, atteggiamenti, momenti che scandiscono il tempo, la vita di ogni giorno.
E’ proprio in questi luoghi che l’opera dell’artista si genera, trova la sua origine, nasce dalle suggestioni, dalle emozioni, dalle impressioni di un vissuto, appositamente creata, scolpita per convivere con essi e con coloro che vi abitano, non avulsa dal contesto, non invasiva, ne' progettata come semplicistico esempio di arredo urbano, ma intessuta con l’ambiente. Sentire gli spazi, le loro energie e giungere ad un connubio con la realta' esistente che alimenta la creazione, che attende alla poetica dell’artista. Cosi' l’opera scaturisce dalla sua poiesis e si fonde con il tessuto storico e recente, con le stratificazioni di un passato “domestico", ordinario, non ufficiale e altisonante, che si immedesima nella fatica quotidiana, nei pensieri della gente, nei ricordi di coloro che, scomparsi, permangono nella memoria di chi ancora vive, e li riscopre dando voce al silenzio.
L’intero percorso tra i laboratori nel corso della lavorazione, diventera' cosi' anche per il pubblico un itinerario stimolante alla scoperta del se' e del mondo - universo circostante, con richiami, relazioni, corrispondenze continue; ogni opera si connota per un personale e singolare scavo in se stessi e per uno sguardo attento verso le relazioni umane che si stabiliscono proiettandosi verso l’esterno, dialogando con l’altro, con l’ambiente quotidiano, con la storia,
con la natura di un territorio.
Inaugurazione: Sabato 30 Ottobre ore 16,39
Studio Artco - Fondazione Arkad
Via del Palazzo - Seravezza