La poetica del fanciullo anima l'intera ricerca dell'artista: la particolarita' compositiva, che contraddistingue fortemente la sua maniera e che rappresenta la sua sigla espressiva, e' quella di costruire l'opera attorno alle quattro lettere del suo nome.
Tra poesia e disincanto
La poetica del fanciullo anima l'intera ricerca dell'artista francese: la particolarita' compositiva che contraddistingue fortemente la sua maniera e che rappresenta la sua sigla espressiva e' quella di costruire l'opera attorno alle quattro lettere del suo nome. Egli gioca tra pittura e scrittura, lavora su piani multipli del linguaggio artistico all'interno di un suo percorso progettuale che lo porta dal dipinto alla scultura senza soluzioni di continuita'.
Le lettere, scomposte e deformate, diventano simboli associati a forme e a colori e sono utilizzate quale soggetto di uno stupefacente numero di operepitture, sculture monumentali, instllazioni, pellicole, fotografie, happening. Se l'illusione si presenta come fenomeno rappresentabile, come contenuto stesso della misteriosa macchina rappresentativa che e' l'arte, il nostro artista, da grande decide di fare il bambino: Moya coglie la componente spirituale dell'inconscio dove verita' e menzogna, saggezza e follia, bene e male si confondono.
Egli, grazie al gioco, approda in un terreno che sta a meta' strada tra l'ordine e il disordine, uno spazio di nessuno dove l'immaginazione e' una strategia e finzione di uno scopo. Moya raduna i principali personaggi del suo immaginario e li inserisce in un contesto di citazioni autobiografiche.
Immagini che strizzano l'occhio al mondo dell'illustrazione e dei graffiti, evocano lo stile grafico, limpido, lineare, pop del fumetto. Una sorta di gioco dei ruoli dove Moya e' attore e modello, artista e soggetto al tempo stesso generando un microcosmo dai colori vivaci, sgargianti semplici.
Le sue opere affrontano spesso con ironia e spontaneita' il tema psicologico dell'anima, del doppio, rispecchiamento fra uomo e sua autopresentazione, manifestano deformazioni fantastiche ed evocative di elementi naturali. Un racconto quello di Moya, che passa attraverso la riappropriazione consapevole di codici pittorici dove gli archetipi utilizzati altri non sono che giocattoli della memoria, sospesi tra sogno e realta.
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