Di Silvia Levenson. A cura di Paola Tognon, Manuela Gandini. Un'altra operazione ironica e dissacrante che questa artista sceglie oggi di compiere sul tema dell'infanzia per evidenziare l'esistenza e la persistenza di uno stereotipo che vuole dimostrare l'infanzia come periodo necessariamente felice e spensierato della vita.
Di Silvia Levenson. A cura di Paola Tognon, Manuela Gandini
Un'altra operazione ironica e dissacrante che questa artista sceglie oggi di
compiere sul tema dell'infanzia per evidenziare l'esistenza e la persistenza di
uno stereotipo che vuole dimostrare l'infanzia come periodo necessariamente
felice e spensierato della vita.
A partire dalle manifestazioni di una società che consumisticamente ci propone
bambini sani e sorridenti che difficilmente potranno eludere le aspettative
degli adulti "bisogna essere buoni e sorridere per non rovinare in modo
irreparabile l'album di famiglia" Silvia Levenson - attraverso nuove sculture e
installazioni che fanno sempre del vetro il materiale preferenziale - apre una
riflessione sull'impossibilità dell'adeguamento come unica via di fuga e sulla
consapevolezza del ricordo come inappellabile via alla sopravvivenza.
Fuga di massa rappresenta la storia di bambini che preferiscono volatilizzarsi
piuttosto che indossare scarpine dall'aspetto grazioso ma dalla realtà chiodata;
Sube y baja (sali e scendi) è un gioco impraticabile che giustappunto si basa
sulle regole dell'equilibrio, Moi et Toi sono due altalene che nel loro stesso
funzionamento dichiarano la rottura come unica alternativa mentre è nato un
piccolo tesoro è la reappresentazione vitrea di un'archeologia del neonato
descritto nel suo corredo dai rassicuranti colori pastello.
Infine l'installazione Plaza de Mayo che trasforma l'immagine
dell'artista-bambina in un pavimento di ricordi su cui la piccola borsetta,
pandant del vestitino nuovo indossato in quei lontani anni sessanta di Buenos
Aires, si accompagna ad una cascata di affilati e trasparenti coltelli.
"come tante ex bambine ci portiamo addosso le nostre ferite, provocate a casa,
a scuola, per le strade, sotto lo sguardo a volte vigile, a volte distratto
degli adulti. Tutto il mio lavoro è una riflessione su queste ferite"
Così la galleria, trasformata in un parco giochi tematico per bambini
trasgressivi, si contrappone al buio del ricordo che una vecchia fotografia fa
rioffiorare.
Inaugurazione: Giovedì 17 Maggio alle ore 18,30
Orari di apertura della galleria : martedì / sabato - 15,30 / 19,30 e/o su appuntamento
Galleria Maria Cilena arte contemporanea, Via Ariberto 17, 20123 Milano, tel-fax.028323521
e-mail: cilenart@tin.it
http://www.blackmaria.net (CHELSEA)