Heads. Le incisioni di Tassinari funzionano come un setaccio attraverso il quale far passare, filtrandoli, i motivi gia' presenti nell'attivita' pittorica. Si assiste ad un prosciugamento delle immagini che permette loro di cagliare e rapprendersi. Ne restano come delle orme, degli stampi leggeri.
Heads
Cristiano Tassinari, nato nel 1980, e' laureando all'Accademia delle Belle Arti di
Bologna e oltre a numerosi inviti a mostre e testi critici ha vinto quattro primi
premi ed e' stato tra i tre artisti prescelti a Forli' a presentare un'opera
commemorativa di Marco Palmezzano.Molti se e ma e pensieri si potrebbero fare sulla
pittura contemporanea, e' piu' giusto invece lasciare la memoria intrisa e impastata
di testimonianze visive e poetiche, permettendo una migliore lettura dei lavori di
Cristiano Tassinari. Corre nella sua pittura l'urgenza di raccontare e raccontarsi
attraverso i caratteri corporeo-figurali che causticamente determinano la condizione
basica dell'uomo. E la precipua appartenenza di se' che ci riconduce alle formulate e
calibrate pose del corpo: teste, membra, articolazioni che, esfoliate dalle loro
apparenti sembianze, ci rimandano in un'atmosfera complessa, in continua
trasformazione. La forma richiama se' stessa, cerca di costruirsi nel ductus
pittorico, materico e liquido, e tenta una via di separazione tra l'autore e il
corpo dell'immagine. Tra i temi cari a Tassinari vi e' la testa che si inscena dentro
lo spazio infuocato dell'esistenza. Si comprime per non essere giudicata, si
rapprende in sostanza pura, quasi fosse un organo, per nascondere la propria
incapacita' di appartenere ad una dimensione "morale" che pietosa mente dovrebbe non
essere predisposta al pregiudizio e alla non accettazione del diverso,
dell'estraneo. Scatta cosi' un meccanismo "aggressivo" che consente di pervadere le
strutture della forma di cui Tassinari, con perizia tecnica ed emotiva, ci fa
perdere le coordinate, solleticando il movimento plastico che e' insito nella verita'
dei soggetti. E curioso constatare nelle sue opere la dialettica esistente tra il
rigo re geometrico delle parti, ludicamente composte, e la sostanza pittorica
sciolta in una terragna e pervasiva fisicita'. Nella costruzione cromatica delle sue
figure l'esperienza tonale e quella grafica si intrecciano, quasi a comporre due
momenti antitetici, dando adito al senso del non finito, frattura antologica che nel
gesto interrotto si potenzia. Questa e' la realta' coinvolgente della posizione
estetica di Cristiano Tassinari. Lo vedo come Essere che non pensa piu' all'uomo
nella sua integrita' e centralita', in una apparente armonia, che invece e' alterata
dai "festosi" e "grotteschi" grafismi dove si adagia il sogno utopico, sempre
affascinante, di un nuovo Umanesimo.
Di Enrico Maria Davoli
Le incisioni di Cristiano Tassinari funzionano come un setaccio attraverso il quale
far passare, filtrandoli, i motivi gia' presenti nell'attivita' pittorica. In questa i
soggetti (figure intere e ritratti colti nella dimensione nuda, atemporale, dell'
atelier) galleggiano in un magma colorato, sorta di brodo di coltura che le nutre e
le protegge, entrando quasi in osmosi con la loro identita'. Nelle incisioni si
assiste ad un prosciugamento delle immagini che permette loro di cagliare e
rapprendersi. Ne restano come delle orme, degli stampi leggeri.
In qualche caso la figura e' ridotta al puro contorno. La linea e' rigorosa e
affermativa; si assottiglia e si fa delicata dove occorre suggerire un indizio
di prospettiva, lasciare immaginare un trapasso chiaroscurale; diventa piu'
spessa ed energica quando la superficie da racchiudere e' ampia e levigata, o il
passaggio dalla luce all'ombra si puo' immaginare improvviso, senza gradazioni
intermedie. L'effetto e' nitido, ineccepibile, la figura si staglia sul fondo
quasi fosse modellata in filo di ferro e il bianco della carta fosse in realta'
un ambiente tridimensionale. In altre circostanze il processo di stampa trascina
con se' tonalita' diffuse, chiaroscuri, grumi e smagliature che danno la
sensazione della completa autonomia del supporto rispetto all'immagine, come se
questa fosse una diapositiva che viene proiettata su piu' schermi colorati o su
un muro rivestito con intonaci di grana diversa, con l'effetto di vederla ogni
volta differentemente restituita e virata. A creare effetti di spazio orientato,
abitabile, provvedono gli scorci che Tassinari sa dosare con maestria e
virtuosismo, imponendo allo spettatore un punto di vista che lo catapulta dentro
l'immagine, in rotta di collisione coi corpi e i volti raffigurati. Sono
inquadrature insieme fortuite ed eleganti, che danno nobilta' compositiva anche
alle presenze piu' anomale, alle fisionomie piu' prosaiche. Una versione moderna
ed aggiornata della sprezzatura, cioe' delle apparenze frettolose, "sporche", con
cui i maestri dei secoli passati insaporivano le proprie realizzazioni,
stendendo un'ombra affascinante di casualita', d'indeterminatezza, sulla natura
invece profondamente voluta di ogni vero lavoro d'artista
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