L'artista elabora un progetto site specific composto da un prato e 3 fotografie. I 16 mq dello spazio sono ricoperti d'erba mentre sulle pareti tre immagini riproducono, da un punto di vista estremamente ravvicinato, lo stesso prato.
Personale
In occasione di questa personale alla Galerie du Tableau, l’artista italiano Michele Guido elabora un progetto site specific composto da un prato e tre fotografie.
I 16 m2 dello spazio sono interamente ricoperti di erba mentre su una delle pareti vengono proposte tre immagini che riproducono da un punto di vista estremamente ravvicinato lo stesso prato ricreato in galleria.
Seppure da un punto di vista installativo e attraverso un insieme piu' complesso di elementi, il lavoro qui esposto riassume gli aspetti salienti della ricerca fotografica di Michele Guido: la questione dello slittamento continuo tra esperienze percettive differenti, quella puramente visiva e quella tattile, e il ribaltamento dei piani di osservazione. Lo spettatore si trova di fronte alla possibilita' di un’appropriazione sinestetica del luogo in cui confluiscono osservazione e esperienza dello spazio.
All’interno della galleria ci si trova a camminare su un prato vero e allo stesso tempo a osservare, di fronte a noi, un’ideale linea dell’orizzonte in cui, l’oggetto, l’erba su cui ci muoviamo, anziche' scomparire in lontananza, si impone al nostro sguardo come se ci trovassimo improvvisamente immersi in esso. Le fotografie poste in successione sulla parete compongono un tracciato ideale che mette a fuoco unicamente la linea descritta dai nostri passi e allo stesso tempo dal nostro sguardo.
La ricerca di Michele Guido si muove tra fotografia e installazione percorrendo una duplice direzione: annullare la distanza spazio-temporale tra l’esperienza puramente visiva di un oggetto e quella tattile, allo scopo di farle coincidere. L’obiettivo della macchina fotografica viene assunto dall’artista come una sorta di prolungamento dell’occhio, mentre l’iride diviene una superficie sensibile paragonabile alla pellicola fotografica, su cui si imprimono le immagini.
Il giardino e' il luogo privilegiato di questa ricerca sospesa tra sensibilita' contemplativa e tattile in cui osservazione e azione, occhio e mano, coincidono. La macchina fotografica e' una protesi che potenzia la capacita' dello sguardo al punto da penetrare la superficie della realta', scendere giu' in profondita', tra gli elementi vegetali, alla scoperta di un dettaglio: una spina, una muffa, la peculiare flessione di una foglia.
L’occhio allora mette a fuoco questo singolo elemento e ne imprime il contorno sulla pellicola cosi' come sulla retina, mentre lo spazio intorno si dissolve in un insieme confuso e sbiadito di ombre e colori. E la linea di quest’orizzonte d’erba paradossalmente vicino al nostro sguardo e' l’unica immagine nitida che resta.
Francesca Boenzi
Orario: da lunedi a venerdi 10-12, 15-19. Sabato 10-12, 15-18