L'artista segue il senso delle parole e conduce chi guarda nella sua direzione. La poesia, per lei, e' spazio libero all’immaginazione.
Fotogrammi in parole povere
Istanti poetici, singoli fotogrammi sospesi e appesi come quadri.
Le videopoesie di Elena Chiesa si guardano, si ascoltano, si sognano.
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Melting pixels, melting poems
di Linda Kaiser (dal saggio in catalogo)
Elena Chiesa cercava “un punto di convergenza", forse un “istante di
coincidenza". Nello spazio e nel tempo, nella propria vita, nel proprio
lavoro, nella propria arte. In una stanza, sulla superficie che ha sotto gli
occhi tutti i giorni.
Ed ecco il foglio bianco virtuale. Elena parte da li', ascoltando la poesia
come un “mantra" che le parla nello sfondo. Sposta i pixel, scioglie il
colore: lo stempera e lo sparge come fosse Pongo. Scaturisce il movimento,
prendono consistenza le forme. Forme a volte inaspettate, che le ispirano
altre visioni.
La tecnica e' ipnotica. Elena segue il senso delle parole e conduce chi
guarda nella sua direzione. La poesia, per lei, e' spazio libero
all’immaginazione. Per lo spettatore accade il contrario: si trova dentro al
video e ne esce, forse, “ubriaco".
La poesia stampata, la poesia impaginata in un libro, e' lontana, e' letta da
pochi. Tanti, invece, guardano video, tanti possono avvicinarsi a mondi
diversi e lasciarsi accompagnare in essi. I “concentrati di pensiero"
penetrano l’occhio e poi la mente.
Elena ha sempre scritto poesie per se' e ha sempre letto poesie degli altri.
Le sentiva soprattutto “visive", le piaceva illustrarle. Al ritmo di
venticinque fotogrammi al secondo, che fanno millecinquecento fotogrammi per
ogni minuto di animazione. E dopo aver iniziato con Palazzeschi, Ungaretti e
Rodari, Elena interpreta Felix Dennis: storie di donne bellissime e di
demoni ispiratori.
Poi, finalmente, approda a se stessa e, per quanto la conosciamo, questa
sara' la sua strada. Anche se talvolta si sente ferita, spezzata a meta',
ridotta a un punto, Elena sanguina pur sempre colore, ricostruisce lo
spazio, disegna una retta infinita.
Dalle videopoesie vengono estratti e isolati i “frame", momenti unici,
fotogrammi scelti stampati su opalino retroilluminato. Il movimento e'
bloccato in un istante, congelato in un passaggio difficile, una
dissolvenza, una sfocatura voluta, una messa a fuoco onirica.
Compare un nuovo genere nell’arte, forse un linguaggio nuovo. Il testo
poetico e l’immagine, la voce recitante e il video si mischiano nella
tecnica di scioglimento pittorico creata da Elena, si disperdono in
tavolozze virtuali. Melting pixels, melting poems.
Nasce la Melting Art.
Inaugurazione: Sabato 18 Novembre 2006, alle ore 18.00
Museo Luzzati
Porta Siberia (Porto Antico) - Genova
Orario: Domenica 19 dalle ore 10.30 alle ore 18.30, martedi' 21 e mercoledi' 22 dalle ore 9.30 alle ore 17.30.
Ingresso gratuito