In mostra opere fotografiche ed installazioni. Stefano Bonacci condivide con Chris Sacker l'amore per la geometria, che lo spinge ad una indagine stereometrica sulle misure dell'universo e del corpo umano. Un'azione di engraving, durante cui Bonacci eseguira' tatuaggi sulla pelle di Sacker, e' prevista per l'inaugurazione.
Chris Sacker e Stefano Bonacci
Il binomio di artisti invitati per l'apertura della rassegna alla Galleria Formentini innesta immediatamente il dialogo con un impatto forte.
Il Maestro e' Chris Sacker, celebre ed eclettico sperimentatore inglese, noto per le sue recenti azioni accompagnate dal musicista scozzese Tony Moore - l'ultima alla Biennale di Carrara.
L'Allievo e' Stefano Bonacci, affermato artista e docente all'Accademia di Belle Arti di Perugia, umbro ma culturalmente legato alla Gran Bretagna; ex assistente di Sacker alla Halifax School of Integrated Arts, vanta anche un'esperienza formativa con Allan Kaprow.
Sicuramente, in occasione dell'esposizione il viaggio artistico delle due personalita' si confrontera' sulle pareti dello spazio, e dal raffronto le opere interferiranno e si arricchiranno a vicenda, riprendendo probabilmente discorsi gia' abbozzati nel loro rapporto quasi decennale; raccontare pero' cosa accadra' la sera dell'inaugurazione, quando un'unica improvvisata performance coinvolgera' entrambi, mi riesce davvero impossibile.
Chris Sacker ha lasciato le arti tradizionali gia' negli anni ottanta, e ne ha ottenuto una purificazione del linguaggio reale, naturale che stava inseguendo, e che in passato aveva cercato di rappresentare con il mezzo pittorico: rinunciando ai vecchi diaframmi espressivi dell'arte, e' rimasto lui.
L'espansione dell'idioma personale si e' verificata allora riportando sistemi di segni - come geometria, numeri e lettere - al supporto piu' primordiale della comunicazione: il corpo. La realta' ultima che l'artista possa regalare e riflettere al pubblico e' diventata l'autenticita' della sua presenza, attestata da avvenimenti fisici e concettuali che condividano con lo spettatore gli stessi parametri spazio-temporali e la stessa scala umana.
In questa storia il palco e il copione non esistono, ma si sperimenta un'arena della comunicazione che procede di imprevisti, di armonia o di violenza… Le stesse immagini che talvolta Sacker imprime sulle pareti sono frutto diretto delle forme tangibili dell'artista e - sul filone delle modelle nude impregnate di colore nelle Antropometrie di Yves Klein - dei suoi spostamenti o delle sue collisioni con le superfici. Le misure di queste sagome sono dunque sempre determinate da quelle del corpo che, gia' soggetto creativo, diventa lento e ritmato strumento e segno d'arte.
In certi casi interviene il suono della voce, che recita deliri linguistici la cui decifrazione diventa atto insperato. Anche l'ambiente che ospita l'evento e' saturato da codici vari, e tra i diversi medium sfruttati - fotografia, disegno, testo… - spicca sempre il colore nero (che quando si fa materia plasmabile viene mescolato con dello strutto).
Si tratta insomma di una sorta di teatro, che intorno agli anni sessanta, con gli happening e Fluxus, si e' finalmente incontrato con il dominio delle arti visive pur non avendo un oggetto chiuso da offrire alla storia e al mercato. E Sacker cerca di svincolare dall'oggettualita' anche l'arte classica, richiamata in causa dalle posizioni che assumono le membra in cio' che lui stesso definisce “a new metaphysical anatomy".
Anche Stefano Bonacci sente il classicismo in maniera particolare, e condivide con il Maestro l'amore per la geometria, che lo spinge ad una personale indagine stereometrica sulle misure dell'universo formale e del corpo umano.
La ricerca di questo artista e' volta ad un mondo originario e interiore, ideale, e l'insieme delle sue opere si configura come un'eterogenea serie di caratteri che possa costituire un sistema di comunicazione spirituale efficiente. Dunque, come Sacker, Bonacci anela al raggiungimento di una compagine naturale, dove per naturale si intende un profondo rispetto per l'autonomia e per le esigenze intrinseche alle forme, che richiede alla ruolo del germinatore una capacita' di ascolto e di comprensione a prescindere dalla sua mera soggettivita'.
Con variabili finalita', lo stesso involucro umano e' sempre stato un veicolo, un sostegno del linguaggio: Chris Sacker porta sul suo indelebili sagome geometriche; Stefano Bonacci ha utilizzato piu' volte immagini del proprio corpo per realizzare opere fotografiche ed installazioni.
Alla Galleria Formentini i due hanno in programma un'azione di engraving, durante cui l'Allievo eseguira' altri tatuaggi sulla pelle del Maestro, ma senza inchiostro: lievi incisioni ispirate ai disegni anatomici di Pietro da Cortona (1596-1669).
L'investigazione attorno a cui si sviluppano le opere e le azioni dei due personaggi, dedicata allo scambio di codici e alla relazione, nel territorio del rito si fara' allora sottile e ancestrale. L'incomunicabilita' che soffriamo in ogni ambito dell'era dell'informazione potra' trovare conferma e conforto in questa profonda ricerca espressiva, e nell'onesto “sacrificio" corporale di fedelta' all'arte che avra' luogo nel quartiere milanese dell'arte il 23 novembre.
Alice Spadacini
Galleria Formentini
Via Formentini, 10 - Milano