Habemus Papam. I lavori esposti, che appaiono come corrosi dal tempo e macchiati da agenti atmosferici, sono il frutto di incisioni realizzate attraverso un insieme di tecniche sovrapposte, dall’acquatinta all’acquaforte alla ceramolle.
Habemus Papam
"Annuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam", ossia “vi annuncio una grande gioia: abbiamo il (nuovo) Papa (o abbiamo un papa)", e' l'annuncio cerimoniale che il cardinale Protodiacono, il primo dei cardinali dell'ordine dei diaconi, da' al popolo cattolico quando viene legittimamente eletto il nuovo papa ed egli accetta l'elezione. La frase, in parte tratta dal Vangelo di Luca, e' il titolo che Massimo Festi ha scelto per questa sua nuova personale. Il giovane artista ferrarese motiva cosi' questa scelta: “Fumata bianca, l’uomo elegge l’uomo come messaggero del sentire ed essere universale, come portatore del peso della vita".
Festi, che ha gia' esposto a Casa dell’Ariosto e al Museo Civico Lapidario, torna nella sua citta', dopo una serie di mostre che lo hanno visto protagonista in diverse gallerie italiane, affrontando dunque il tema dell’uomo e della sua sofferenza, che si lega a un altro tema a cui da anni sta lavorando l’artista: quello delle figure dell’eroe e dell’antieroe.
Antieroe e' l’uomo comune, un homo tragicus di Eschilo, colui che ha coscienza dei dissidi che animano la realta' e sceglie cio' che per lui e' giusto, anche se sa che la sua scelta lo portera' alla rovina. Eroe e' l’uomo scelto da un altro uomo come personificazione simbolica di colui che raccoglie il fardello dell’essere. Questa scelta, questa consapevolezza, da' voce al grido unanime e catartico esplicitato nel titolo della mostra.
Un uomo dunque che e' santificato al suo stesso essere martire. Un uomo che ha il capo chino, che sembra interrogarsi, che viene spiato dall’artista nella sua nudita', nella sua assenza di maschere, nel suo farsi puro spirito. E’ un uomo pieno di conflitti, tormentato, alla continua ricerca di risposte, che si mette sempre in discussione. E’ come Atlante che sente il peso di qualcosa che non vede: il peso della sua stessa esistenza".
I lavori esposti, che appaiono come corrosi dal tempo e macchiati da agenti atmosferici, sono il frutto di incisioni realizzate attraverso un insieme di tecniche sovrapposte, dall’acquatinta all’acquaforte alla ceramolle. Le apparenti incrostazioni della carta sono dunque il frutto di un uso sapiente e modulato di acidi, di bitume usato anche pittoricamente per creare la suggestione delle trame, che risultano come muschiate, vicine a esiti informali.
Nonostante siano incisioni, sono pero' opere i cui ognuna e' diversa dell’altra e unica, perche' la matrice originaria e' andata perduta in circostanze fortunose. Una serie di lavori che si staccano dunque dalla produzione digitale cui Festi si e' dedicato in precedenza, pur essendo l’incisione, come la pittura digitale, realizzate entrambe attraverso un medium: la lastra di zinco nel primo caso, il computer nel secondo. Ma che allo stesso tempo documentano la volonta' dell’artista di recuperare la manualita' pittorica e disegnativa, in un ibridismo tra media caldi e freddi, tra tecnopittura e pittura legata alla tecnologia.
Maria Livia Brunelli
Prisciani Art Suite Gallery
Via Garibaldi, 70 - Ferrara
Ingresso libero