La mostra fotografica e' nata da un viaggio in Germania compiuto dall'artista in occasione dell’inaugurazione della IV edizione della Biennale berlinese. L’esposizione verte attorno a 3 immagini che colgono alcuni aspetti della Berlino underground.
Berlino '06
a cura di Susanna Horvatovičova
“Un viaggio, un percorso attraverso lo spazio ed il tempo... Berlino 2006, anno della Biennale d’Arte Contemporanea: mi oriento nei luoghi dell’ampio corpo espositivo, attraversando la quotidianita' metropolitana e la realta' underground della citta' avverto l’opera e il suo contesto, l’immagine e l’esistente…passeggio e mi ritrovo nel corpo segnato del museo della memoria, dove, ancora una volta, si confonde la forma simbolica e il silenzio della storia…" Giuliano Pastori
Giovedi' 25 gennaio 2007 alle ore 18.30 lo Spazio Arte Contemporanea Capsvla, via Ascanio Rivaldi 9 Roma, inaugura la mostra personale di Giuliano Pastori Berlino ‘06 curata da Susanna Horvatovičova (25.01-14.02 2007). L’esposizione e' visitabile solo su appuntamento.
La mostra fotografica “Berlino ‘06" e' nata da un viaggio in Germania compiuto dal giovane artista romano Giuliano Pastori in occasione dell’inaugurazione della IV edizione della Biennale di Berlino. L’esposizione verte attorno a tre immagini che colgono alcuni aspetti della Berlino underground. Gli scatti di Pastori si soffermano sui luoghi di passaggio ostruiti, su stanze senza finestre ne' vie di uscita. L’obiettivo fotografico si focalizza sulla penombra di pareti strette e profonde, come una mano che si insinua nelle gambe semichiuse di una donna. Le fotografie sporche, leggermente sgranate, mostrano scenari dal futuro incerto, sottili metafore di una “non scelta", rivelano una realta' che non sembra trovare soluzioni immediate e produce quindi un forte senso di disagio e di inquietudine. La presenza umana e' visibile sopratutto attraverso la sua assenza e il suo non poter tornare.
L’autore indugia su particolari piuttosto che su vaste panoramiche, non narra ne' trascrive semplici pagine di diario ma coglie angoli nascosti della citta'. Trasfigura il senso di una proiezione video della Biennale di Berlino 2006 concentrando l’attenzione su un dettaglio che restituisce complessivamente l’atmosfera inquieta dell’esposizione, cosi' come riprende gli spazi interni del Museo Ebraico di Daniel Libeskind, sintesi eloquente della perfetta aderenza della forma alla funzione etica e al messaggio ambivalente di orrore e speranza del complesso edificio.
L’artista fissa il passaggio di una nave nell’oceano pacifico dopo lo scoppio della bomba di Hiroshima. L’inquadratura ristretta dell’immagine distrugge l’impressione di immensita' e naturalezza del mare e trasmette una sensazione chiusura oppressiva.
Le immagini di Pastori subiscono cosi' un processo di traslitterazione del significato dei luoghi ripresi, poiche' mettono in evidenza la stratificazione di senso e accentuano la capacita' evocativa dei “non luoghi" di Berlino, spazi mentali impressi indelebilmente dalla storia della citta'. La fruibilita' e la leggibilita' del museo subiscono un’ulteriore trasformazione attraverso l’idea di organismo vivente che interagisce eloquentemente con il visitatore. Se la citta' e' un corpo sociale, il Museo Ebraico di Berlino puo' essere considerata la protesi di un corpo umano, di un corpo virtuale e multisensoriale, come era gia' stato preannunciato dal critico McLuchan. Il ciclo Berlino ’06, invero, non solo commemora storicamente il Muro e la Torre dell’Olocausto del Museo Ebraico, ma sottolinea il passaggio dalla modernita' al postmoderno. Il metodo della frammentazione e della deformazione del corpo ridotto a modulo scultoreo ripetuto all’infinito ritorna con insistenza nell’edificio ebraico attraverso la decostruzione architettonica degli spazi e l’attivazione di un complesso sistema di segni e di simboli interni. Il museo di Libeskind, infatti, puo' essere considerato stilisticamente una versione in negativo della Torre di Einstein, la scultura-monumento espressionista di Erich Mendelshon, allo stesso tempo cita direttamente le ricerche formali delle avanguardie storiche, a partire da Duchamp fino a Brancusi.
Il vuoto e il silenzio, il senso di perdita e di instabilita' delle immagini di Pastori richiamano alla mente l’installazione di Duchamp Porte: 11 rue Larrey (1924-1964). L’artista francese ha fotografato la porta del suo appartamento di Parigi che si affaccia contemporaneamente su due stanze buie. L’immagine del varco della porta che, se si apre, chiude e che, se si chiude, apre, scatena nello spettatore un’azione perturbante: la soglia della porta, priva di metafora, senza riferimenti a luoghi e spazi definiti, porta ad innescare un dispositivo che produce un evento non ripetibile, che si pone fuori dal tempo ciclico e dallo spazio abitato e quotidiano. Se “Duchamp non trascende le cose, ma dentro la loro Realta' coglie la loro liberante virtualita'" come sostiene la critica Valeriani, Berlino ‘06 di Giuliano Pastori sembra porsi la medesima domanda formulata secoli addietro da Platone: entrando nella caverna cosa si trova oltre il buio? L’idea che abbiamo della realta' o la realta' immanente?
Giuliano Pastori (1975) vive e lavora a Marino (Roma). Mostre selezionate: 2006 - Proposte#1, galleria Tartaglia, nell’ambito del progetto “Drink in Art 06/07 Foyer Valli e Visconti del Teatro Eliseo, Roma; Itinerari 2006, Accademia Americana di Architettura- Studio Pratt, Roma; Visioni, ex chiesa degli Almadiani,Viterbo; Eugenia, galleria Biotos, Palermo. 2005 - Quotidiane impressioni, Parablo', Roma; - Mostra personale di pittura e fotografia, Associazione culturale Guerrini, locale Verso Sera, Roma; 1998 - Pittura Murale, terzo concorso Progetto Pave'es-Murales 1998, Bordano; 1996 - Esposizione fotografica, nell’ambito della rassegna Panta Re'i, Associazione culturale A.I.A. Per maggiori informazioni: http://www.giulianopastori.eu
Inaugurazione: giovedi' 25 gennaio ore 18.30
Spazio Arte Contemporanea Capsvla
via Ascanio Rivaldi 9 - Roma