Enzo Berardi
Carlo Caloro
Cast
Vincenzo Ceccato
Herve' Constant
Daniela Cignini
Ezio Cuoghi
Cutini & Mangiaterra
Fabiola Faidiga
Carlo Fatigoni
Pietro Finelli
Future Planet
Heinrich Grensbeck
G.P.Mutoid
Gruppo Sinestetico
Fathi Hassan
Jeffrey Jsaac
Lello Lopez
Giorgio Lupattelli
Antonio Lucifero
Mario Matto
Antonello Matarazzo
Wayne Mc Gregor
Andrea Neri
Rivka Rin
Amparo Sard
Paul Sermon
Gretchen Schiller
Flavio Sciole'
Stefano Ronci
Nello Teodori
Falk Topfer
Silvano Tessarollo
Giacomo Verde
Roger Welch
Gabriele Perretta
Collettiva di videoarte. Suggerire chiavi di interpretazione dei problemi culturali e tecnici dell'immagine video, per far fronte agli impegni di una pratica libera ed adeguata alle esigenze di una metaforica fusion art e di una traccia di segni intermediali. A cura di Gabriele Perretta
Collettiva di videoarte, a cura di Gabriele Perretta
Artisti : Anonima di-chi-sì-lu-son, Enzo Berardi, Carlo Caloro, Cast, Vincenzo Ceccato, Hervé Constant, Daniela Cignini, Ezio Cuoghi, Cutini & Mangiaterra, Fabiola Faidiga, Carlo Fatigoni, Pietro Finelli, Future Planet, Heinrich Grensbeck, G.P.Mutoid, Gruppo Sinestetico, Fathi Hassan, Jeffrey Jsaac, Lello Lopez, Giorgio Lupattelli, Antonio Lucifero, Mario Matto & co, Antonello Matarazzo, Wayne Mc Gregor, Andrea Neri, Rivka Rin, Amparo Sard, , Paul Sermon, Gretchen Schiller, Flavio Sciolè, Stefano Ronci, Nello Teodori, Falk Topfer, Silvano Tessarollo, Giacomo Verde, Roger Welch.
Special guest da Videor: Nanni Balestrini, Franco Beltrametti, Giorgio Caproni, Giorgio Celli,Corrado Costa, Gregory Corso, Ahemed Ben Dhiab, Alfredo Giuliani, Eugenio Miccini,Elio Pagliarani, Lamberto Pignotti, Vito Riviello, Amelia Rosselli, Adriano Spatola, Eduardo Sanguineti,Gianni Toti, Patrizia Vicinelli.
Videofusion1 si rivolge ad un pubblico impegnato nella ricerca di una nuova dimensione dell’immagine e della parola video. Con essa si tenta di tradurre in savoir faire il patrimonio dei generi e delle suggestioni formali, accumulate negli ultimi anni dalla videoarte e dalla performing art, tecniche oramai assorbite tra schermi ed azioni.
La scaletta di questa prima Miscellanea tenta di suggerire chiavi di interpretazione dei problemi culturali e tecnici dell’immagine video, per far fronte agli impegni di una pratica libera ed adeguata alle esigenze di una metaforica fusion art e di una traccia di segni intermediali. Contando su generazioni diverse di autori, che dalla poesia all’esperienza più dettagliata del ‘video’ si incontrano nel campo dell’immagine e della performance, videofusion1 cerca di mescolare ciò che la critica accademica ha sempre separato in anguste partizioni. In realtà, lo spirito della rassegna si propone di raccontare e analizzare “un’esperienza della videoarte” in una traiettoria trasversale ai generi e ai modi, prendendo a pretesto quattro o cinque punti di vista mediali, che hanno a che fare con la stimolazione delle sinergie: narrazione, quotidianità, movimento nel movimento, performing art vs performing image, critica totale e persistenza della sperimentazione, etc….
La via della narratologia video, alla quale è dedicata una prima tangente della rassegna, aiuta a penetrare nella struttura della comunicazione, utilizzando le stesse tecniche del montaggio video e consente di coglierne le funzioni e i molteplici significati. Lo smontaggio della struttura compositiva di un video mette a nudo i suoi meccanismi costitutivi e il ruolo che svolgono figure raccontate, plot, pretesti e contesti, immagini rese secondo sequenze logiche, effetti e scelta selezionata del sommario assemblativo (combine), nonché il punto di vista adottato dall’autore, dall’identità collettiva in progress, l’uso delle categorie spazio-temporali e via di seguito.
All’estetica della ricezione è dedicata una seconda ipotesi di lettura: a questo punto la rassegna muove dal presupposto che l’esperienza del narrare per immagini interagisce con tutti gli altri sensi, attraversando disparati sistemi di comunicazione e diversi modelli culturali e sociali. Inoltre, con un opportuno lavoro di scavo, riproducibile anche in sede “creativa diffusa”, in essa si tenta cogliere i segni di queste realtà dentro il tessuto formale e tematico dell’immagine video, in quanto produzione e analisi della ricezione stessa.
Un’altra parte, poi, affronta il nodo dell’inconscio dell’immagine video e della sua presenza entro l’orizzonte culturale della tradizione del cinema dello scorso secolo, considerando esperienze di teatralizzazione e di visualizzazione diffusa, di estensione all’esercizio della parola-suono, dell’oralità e della presenza fisica dell’autore come relazione tra movimento ed immagine diretta. Qui viene messa a punto una successione di lettura che, all’interno delle videofrequenze, consente di cogliere il senso nascosto di particolari procedimenti “narrazionali”, o di dinamiche sperimentali e che, in maniera totale, coinvolge gestualità, sinestesie, sineddoche e plurali metonimie.
Una delle peculiarità della rassegna è l’assemblaggio di opere ed esperienze artistiche provenienti dai territori più disparati: arti visive, cinema, televisione, teatro e performance, danza, letteratura e scritture visive. Essa tenta di raccogliere questa fusione tra i diversi ambiti, perché ponendosi a cavallo e dopo alle ricerche dei fondatori della videoarte, agisce sulla scia dell’utopia dionisiaca e autonomistica che si propone come terapia della contaminazione totale, come un’ulteriore critica al sistema dell’arte ed alle sue confezioni stilistiche.
Le generazioni mediali, che si sono sviluppate dopo la neoavanguardia occidentale, più che rassegnarsi all’effetto di normalizzazione col dispositivo video, hanno frequentato con radicali fusioni di pratiche basse (low) una produzione artistica diffusa, che ha dissipato la tradizione più alta della forma-autore. Da qui la facilità a trovare e identificare i materiali più disparati e le tecniche di digitalizzazione più diffuse e più popolari.
È nel territorio frastagliato di questa nuova tendenza mediale, che si ritrova un’economia della cultura in grado di affrontare i problemi più radicali della valorizzazione e della produzione. Nella formazione di queste nuove generazioni, il video rimane importante per il ruolo che i mass media giocano non solo nel mondo dell’arte. Ecco perché qualsiasi tecnica più aggiornata viene vista come qualcosa che appartiene già all’immediato passato, qualcosa che è in grado di sollecitare in maniera forte una critica al presente che rimane sempre più sfuggente e incomprensibile.
Studio Ra Contemporary Art
via Bartolomeo Platina, 1/F Roma
Orario: tutti i giorni dalle 17 alle 21, esclusi i festivi
Ingresso libero