If the air could speak. L'artista australiano e' noto per i suoi paesaggi, i suoi ritratti, le sue nature morte e i suoi quadri di fiori. L'aria che circola nei suoi paesaggi e' mobile, libera, sonora, musicale, meteorologica.
If the air could speak
a cura di Costanzo Costantini e Floriana Tondinelli
La Galleria Tondinelli presenta dal 15 febbraio al 7 marzo 2007 la mostra personale
di Jason Benjamin If the air could speak, a cura di Costanzo Costantini e Floriana
Tondinelli.
"Se l'aria potesse parlare", si intitola la prima mostra romana di Jason Benjamin,
l'artista australiano noto in campo internazionale per i suoi paesaggi, i suoi
ritratti, le sue nature morte e i suoi quadri di fiori. Ma l'aria che circola nei
suoi paesaggi, che egli considera essenzialmente"ritratti", ossia ritratti della
natura, "parla" o, quanto meno, vibra, emette dei suoni. Non è l'aria dei cieli
statici, silenti, incantati del Beato Angelico e degli altri pittori italiani del
Quattro-Cinquecento, ma un'aria mobile, libera, sonora, musicale, meteorologica.
Un'aria moderna. E' mossa dal vento, dai soffi, dai respiri, dai capricci del vento
[..] Oltre che dal vento, è mossa dalla luce, questo elemento carico di mistero sin
dalla creazione del mondo, indispensabile al pittore non meno che al fotografo e al
cineasta. Fellini diceva che fra pittura e cinema c'è una parentela genetica, in
quanto l'una e l'altro vivono di luce, l'immagine non può vivere senza la luce [..]
A quale genere appartengono i paesaggi di Benjamin? Poiché nei suoi paesaggi -It'll
be better, All the days I've missed, I'm going to try, When you can't go it alone,
You've been a friend like nobody else could be, I don't think i want to feel, The
way it's all going to be, Say these dreams can save me, Anniversary- l'uomo è
assente, si potrebbe ascriverla alla pittura dell'epoca terziaria e, in qualche
modo, alla pittura in cui appare la solitudine metafisica o la solitudine dei segni.
Ma la pittura di paesaggio di Benjamin, come l'aria che vi circola, è libera,
mobile, sonora, musicale, presenta segnali della presenza dell'uomo e, in quanto
tale, non può essere ascritta alla pittura dell'epoca terziazia né alla pittura
metafisica, pur se, come diceva Balthus, qualcosa di metafisico si riscontra in ogni
genere di pittura. Più probabilmente, può essere imparentata con la pittura di
paesaggio di Gainsborough, Friedrich, Constable, Turner e dei paesaggisti romantici,
anche se la pittura di questi autori è abitata da figure umane. La risposta più
plausibile potrebbe essere questa: la pittura di paesaggio di Bejamin è propria del
pittore australiano. Nella storia dell'arte non importa aver preso da altri, che si
sia debitori di questo o di quel maestro, ma che si sia rinnovato o meno il
linguaggio. In altre parole, che l'artista si sia creato un proprio stile. Benjamin
possiede un proprio stile" (Costanzo Costantini).
Jason Benjamin ha iniziato ad esporre nel 1989 con una serie di personali e
collettive, a Sydney, Melbourne, Tokyo, Londra, Miami, New York, Hong Kong, Texas,
Perth.
Le sue opere di trovano nelle seguenti collezioni, Australian National Gallery,
Canberra;
National Gallery of Victoria, Melbourne; Derwent Collection, Tasmania; Artbank, Sydney; Bendigo Art Gallery, Victoria; National Portrait Gallery, Canberra; Macquarie Bank,
Victoria Ballarat Art Gallery, Victoria; Shepperton Art Gallery, Victoria; Gold
Coast City Gallery, Queensland; Mornington Peninsular Regional Gallery; Art Space
Makay. Regional Art Gallery and Museum; Castlemaine Regional Art Gallery; Parliament
House Art Collection.
Catalogo: in galleria con un testo di Costanzo Costantini
Inaugurazione: giovedì 15 febbraio 2007 ore 18.30
Galleria Tondinelli
Via Quattro Fontane, 128/a - Roma