Le opere proposte, una ventina, provengono tutte da collezionisti privati e rappresentano appieno quella che e' stata la linfa creatrice dell'artista, protagonista della scena culturale della prima meta' del 900, soprattutto durante la direzione della rivista "Il selvaggio".
Personale
Sono passati quasi quarant’anni – era il 1968 – dalla mostra di Mino Maccari che inaugurò l’attività espositiva della Galleria Pananti. Ed oggi, con una nuova mostra dedicata all’artista toscano, la Galleria inaugura il 3 marzo la sua Saletta Espositiva, in via Condotta 27r. Lo spunto lo ha dato una lettera scritta da Maccari stesso, ritrovata tra le carte d’archivio della Galleria e per l’occasione riprodotta in catalogo, che ha fatto nascere l’idea di dedicare un ulteriore omaggio alla geniale attività, universalmente riconosciuta, di Maccari. Le opere proposte – una ventina – provengono tutte da collezionisti privati e rappresentano appieno quella che è stata la linfa creatrice di Mino Maccari, il suo segno inconfondibile. Proseguendo in quella che è stata la sua attività storica, con una serie di mostre-omaggio, la galleria vuole aprire le sue porte anche a quegli artisti che, pur non rappresentando il solco della tradizione, sono senza ombra di dubbio fra i più importanti esponenti dell’arte moderna e contemporanea del primo e secondo Novecento italiano. Dopo quella di Maccari, sono in programma mostre-omaggio ad Achille Perilli, Tullio Pericoli, Mario Marcucci, Salvo, Venturino Venturi, Piero Dorazio, Lucio Fontana e Lorenzo Viani.
Mino Maccari (1898 – 1989)
Nasce a Siena nel 1898. Completati gli studi secondari s'iscrive all'università. Interventista come molti giovani del suo tempo, partecipa come ufficiale di artiglieria di campagna alla Grande Guerra.
Alla fine del conflitto riprende a Siena gli studi universitari e nel 1920 si laurea in giurisprudenza, inizia a lavorare presso lo studio dell'avvocato Dini a Colle Val d'Elsa e nel tempo libero dal lavoro si dedica alla sua vera passione: la pittura. Questo periodo molto tormentato del primo dopoguerra trova in Maccari terreno molto fertile per il suo carattere vivace, beffardo e polemico, che lo porta sia a partecipare agli scontri sociali nel paese, sia come personaggio non secondario alla Marcia su Roma del 1922.
Nel 1924 viene chiamato da Angiolo Bencini a curare la stampa della rivista “Il Selvaggio”, dove vengono pubblicate le sue prime incisioni. Dopo alcuni anni di convivenza tra lavoro al giornale e lo studio legale, agli inizi del 1926 lascia la professione forense per assumere la direzione de “Il Selvaggio” che terrà fino al 1942. Sotto la sua direzione la rivista non intende più essere l'esempio di un fascismo squadristico, ma si dedica all'arte, alla satira e alla risata politica, seguendo una tradizione paesana e beffarda all'apparenza ma in realtà sottilmente colta e normalizzatrice. Con il trasferimento della redazione de “Il Selvaggio” a Firenze, Maccari collabora con Ardengo Soffici, Ottone Rosai e Achille Lega. Nel frattempo, negli anni che vanno dal 1927 al 1930, si fa conoscere al grande pubblico come pittore partecipando a varie mostre nazionali. Sempre nel 1930 lavora a Torino a “La Stampa” come caporedattore e ha come direttore lo scrittore Curzio Malaparte.
La sua presenza nel mondo culturale ed editoriale del regime fascista è molto intensa, scrive e collabora a diverse riviste tra cui citiamo “Omnibus” di Leo Longanesi e “Il Mondo” di Pannunzio. Molto vasta anche la sua produzione grafica che va da l'Album di Vallecchi (1925), Il trastullo di Strapaese (1928) a Linoleum (1931). Maccari illustra nel 1934 La vecchia del Bal Bullier di Antonio Baldini e nel 1942 pubblica la cartella Album, cui seguono Come quando fuori piove e Il superfluo illustrato. Nel secondo dopoguerra continua ancora ad acquisire riconoscimenti e a presentare alcune mostre personali. Nel 1962 gli viene anche affidata la presidenza dell'Accademia dei Lincei e riesce ad ottenere addirittura una mostra personale a New York alla Gallery 63. Dopo una vita passata sempre al centro dell'attenzione, organizzatore di roventi e contradditori dibattiti sulla cultura del secolo scorso, muore senza grandi clamori, in silenzio, quasi novantenne, a Roma nel 1989.
Catalogo Edizioni Pananti, Firenze - Introduzione di Jacopo Antolini
Ufficio stampa:
Davis & Franceschini
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e.mail: davis.franceschini@dada.it
Inaugurazione: Sabato 3 marzo, ore 18
Galleria Pananti – Saletta Espositiva
Via Condotta, 27/r - Firenze
La galleria è aperta dal lunedì al sabato, ore 10-13 e 15.30-19.30
Ingresso libero