Padiglioni Fieristici Tusciaexpo
Viterbo
via Cassia Nord, Km 88.200
0761 390058
WEB
Vitarte 2007
dal 8/3/2007 al 10/3/2007
0761 340076
WEB
Segnalato da

Giancarlo Guerra



approfondimenti

Giorgio Di Genova



 
calendario eventi  :: 




8/3/2007

Vitarte 2007

Padiglioni Fieristici Tusciaexpo, Viterbo

Quarta edizione della mostra mercato di arte moderna e contemporanea. L'evento rappresenta un momento culturale significativo grazie anche ad eventi collaterali di prim'ordine (rassegne monotematiche, presentazioni di opere, scambi culturali con le principali presenze artistiche dell'Alto Lazio). Tra le mostre in programma quest'anno: "In-visibil-arte (L'arte degli Omissis)" e "Visioni urbane: artisti cinesi raccontano la citta'".


comunicato stampa

Quarta edizione

Da Città dei Papi a Città dell'Arte moderna e contemporanea. Dal 9 all'11 marzo 2007 Viterbo offrirà il meglio del mercato italiano e non, ospitando presso il centro fieristico di Tuscia Expo la quarta edizione di Vitarte: mostra mercato di arte moderna e contemporanea. Organizzata con il patrocinio di Regione Lazio, Provincia, Comune e Camera di commercio la rassegna, in costante crescita in termini di presenze di operatori e di visitatori, rappresenta come di consueto un momento culturale dei più significativi grazie anche ad eventi collaterali di prim'ordine (rassegne monotematiche, presentazioni di opere, scambi culturali con le principali presenze artistiche dell'Alto Lazio) in grado di coinvolgere un numero sempre maggiore di visitatori ed esperti.
Oltre, naturalmente, agli operatori del settore e agli investitori italiani ed esteri che, grazie alla presenza delle più prestigiose Gallerie d'arte nazionali, riconoscono in Vitarte un eccezionale punto di riferimento per l'area Centro sud. Tre gli eventi in programma quest'anno. Trentasei opere "senza nome" di artisti più o meno affermati, selezionate dall'occhio esperto del prof. Giorgio Di Genova, daranno vita a In-visibil-arte (L'arte degli Omissis). A fare da protagonista non il nome bensì l'opera d'arte in sé, una sorpresa per i visitatori e una opportunità in più per artisti di sicuro interesse. Sulle cause che nella situazione attuale sommergono il non ancora noto e ciò che è stato un tempo noto, e sulle opportunità esistenti per far emergere e ri-emergere nomi di artisti sulla base della validità dei loro lavori sabato 10 marzo è previsto un incontro-dibattito con i visitatori di Vitarte. Il secondo momento culturale viene direttamente dalla Cina: si tratta di una videoistallazione riguardante artisti emergenti dal titolo Visioni urbane: artisti cinesi raccontano la città.
Nel corso dell'inaugurazione, prevista per giovedì 8 alle ore 17,30, si terrà infine un'ex tempore di danza e pittura protagonisti l'artista Maurizio Pio Rocchi e la danzatrice Alessandra Ragonesi.

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In-visibil-arte
(L’arte degli Omissis)

Perché In-visibil-arte?
La vasta produzione artistica contemporanea è come un iceberg di cui è nota (quindi visibile) solo la punta. Questo non significa che quanto è sommerso non sia arte. La gran parte della produzione artistica odierna è ai più sconosciuta e quindi in-visibile. Così era anche nel passato ed il mercato d’arte ha contribuito non poco, in assenza di una opportuna politica culturale degli enti pubblici, a far conoscere artisti importanti sia nazionali che internazionali. Naturalmente consacrandoli. Le attuali fiere d’arte in Italia e all’estero puntano soprattutto a proporre artisti consacrati, restringendo lo spazio usufruibile al fine di far conoscere nuovi artisti emergenti. L’esigenza di portare alla ribalta i giovani e i meno noti operatori è senz’altro molto avvertita, se si tiene conto che per essi ci sono meno opportunità ed anche, quando nelle fiere d’arte queste si presentano, in genere i fruitori e non di rado anche i collezionisti difficilmente si soffermano a valutare la validità dell’opera in quanto il nome dell’artista non è da loro conosciuto.

Di recente Silvia Evangelisti, direttore artistico di Artefiera di Bologna, in un’intervista fattale da Luciano Caprile ed apparsa sul numero di febbraio-marzo 2007 del bimestrale “Arte in”, lamentava il fenomeno della proliferazione delle fiere d’arte contemporanea, affermando: “Sono troppe: nel 2005 ne sono sorte ben ventitrè. Il mercato italiano non le giustifica; il rischio è di allestire eventi di non eccelsa qualità. Puntiamo a far vedere il miglior ‘900 (e molto di quello italiano è ancora da scoprire), cercando di scoraggiare l’esposizione di opere da terzo o quarto mercato”. E subito dopo, rispondendo a Caprile, che osservava: “D’altra parte il mercato s’è ampliato anche grazie a un collezionismo che privilegia il nome dell’artista senza preoccuparsi troppo della qualità. Non pensa che in tal modo si possa correre il rischio di tornare ai turbolenti anni ’80?”, la Evangelisti aggiungeva: “Il rischio c’è. Se oggi il mercato dell’arte contemporanea vive un momento esplosivo, occorre a maggior ragione sostenere la qualità, quella qualità che è sempre una garanzia di fronte a ogni improvviso cataclisma del mercato”. Già, oggigiorno c’è proprio il rischio di foraggiare collezioni di opere di mediocre o pessima qualità sulla base dei non pochi nomi che stanno sulla punta dell’iceberg in virtù del battage pubblicitario dei mercanti che così sfruttano il loro momento di successo. Successo che non sempre è garanzia di qualità. Certo non è facile ipotizzare un rovesciamento della situazione. Tuttavia una fiera d’arte che volesse tentare di aprire le “porte chiuse” alla conoscenza del valido, ma meno o malnoto, si connoterebbe come apripista di una nuova funzione nell’ambito del mercato d’arte. E questa potrebbe farla apprezzare rispetto alle più storiche e affermate fiere d’arte.

La proposta di attuare l’evento In-visibil-arte in occasione della IV edizione di Vitarte potrebbe essere importante proprio in tale direzione. Si ricordi che Klee affermava che “l’arte è rendere visibile l’invisibile”. Ed una fiera dell’arte che seguisse tale concetto, inverandolo nel concreto, non farebbe altro che obbedire alle ragioni culturali che sono o dovrebbero essere immanenti alla sua esistenza. Le fiere d’arte, al di là delle finalità di sostegno al mercato, non possono esimersi dallo svolgere una promozione della qualità dell’arte e dell’ampliamento dei protagonisti di essa. Portare alla ribalta voci nuove o dimenticate è dialetticamente connesso alla promozione dell’arte ed al mercato stesso. Il mio lungo cammino di storico dell’arte italiana del ‘900 mi ha convinto che in arte le opere vengono prima dei nomi di coloro che le realizzano. Ed è per tale ragione che, nella presente occasione, offertaci dagli organizzatori di Vitarte, a cui va tutto il nostro grato riconoscimento, si è deciso di privilegiare le opere anziché i nomi degli artisti, tra i quali, oltre ai giovani ed altri plus âgés, ma non ancora emersi, ce ne sono alcuni che, nonostante siano di consolidata e nota storia artistica, non godono (a causa del dominio delle nuove tendenze emergenti, a loro volta destinate ad essere superate: vedi neocubismo, informale, pop-art, ecc.) oggidì la visibilità che meriterebbero. Pertanto le 36 opere di altrettanti artisti di diverso linguaggio qui proposte avranno sì il “vestito” del titolo, ma non il “cappello” del nome e cognome di chi le ha realizzate. Il “cappello” sarà sostituito da un numero progressivo (Numero uno, Numero due, Numero tre e così via fino a Numero trentasei), in modo da evitare i consueti condizionamenti dovuti al nome e così richiamare tutta l’attenzione sull’opera.

Naturalmente il nome non sarà top secret, non essendo In-visibil-arte itinerante, come la mostra-madre Omissis, che solo al termine del suo iter espositivo rivelerà i nomi dei primi 12 e successivi artisti che vi hanno partecipato. Se un visitatore chiederà chi sono gli artisti di quelle opere tra le 36 che gli interessano, Laura Ramoino, che con me ha curato la presente mostra, fornirà tutti i ragguagli sull’autore. Ad ulteriore verifica ed approfondimento sia delle cause che nella situazione attuale sommergono il non ancora noto e ciò che è stato un tempo noto, sia delle opportunità esistenti per far emergere e ri-emergere nomi di artisti sulla base della validità dei loro lavori il pomeriggio del 10 marzo si terrà un incontro-dibattito con i visitatori della fiera Vitarte che, avendo accolto un evento di questo tipo, potrebbe dare l’esempio da seguire per un mercato più giusto e più in linea con quanto nei primi decenni del secondo dopoguerra ha contribuito ad ampliare gli orizzonti dell’arte, arricchendola di nomi e movimenti ormai stabilmente inseriti nella storia artistica. Si potrebbe affermare che ogni “omissis” danneggia il panorama artistico e storico, soprattutto in quanto nel mercato dell’arte coloro che ne subiscono la damnatio sono altrettanto meritevoli di essere conosciuti per arricchire il panorama artistico di oggi e di domani.
La storia dell’arte docet.
Giorgio Di Genova

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Visioni urbane: artisti cinesi raccontano la città

Nati nel ventennio compreso tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ‘80, gli artisti da noi scelti hanno studiato nelle più importanti Accademie d’Arte della Cina. Alcuni vengono da regioni più “periferiche” del Paese, come lo Hunan o il Fujian, ma tutti vivono attualmente in grandi città come Pechino, Shanghai, Shenzhen, Canton. Una simile esperienza possiede per loro un valore “iniziatico” fondamentale: l’approccio al video e il modo che hanno di confrontarsi con tutto ciò che si trova dall’altra parte dell’obiettivo derivano infatti anche dalla personale percezione del tessuto urbano. Questi artisti sono gli esponenti più rappresentativi di un nuovo modo di concepire storie e immagini: affrontano la mutata situazione sociale cercando di riprodurre gli aspetti più conflittuali e paradossali delle metropoli moderne o di ricrearne nuovi, investiti di significati quasi archetipici. Per la stessa ragione essi rintracciano meglio di chiunque altro i fermenti socio-culturali della Cina, traducendoli in immagini.

Dall’osservazione dei lavori multimediali presentati è possibile notare come la città -con le sue trasformazioni, i suoi meccanismi mutati e i suoi equilibri in parte alterati- sia stata al centro di una sistematica analisi. Rivolgersi alla città rappresenta per gli artisti il modo più immediato per passare da un punto di vista solipsistico ad una riflessione sull’ambiente circostante e su alcuni fenomeni che interessano la società; nel fare questo le più recenti generazioni hanno anche instaurato un nuovo rapporto con il paese: nei loro lavori video la riflessione sulla città (la propria o quella di “adozione”) diventa una riflessione su tutta la Cina, sui fatidici cambiamenti di cui tanto si è parlato e si continua a parlare, ma anche su differenze strutturali e culturali che sussistono da secoli. La selezione di lavori tiene conto di questo sguardo peculiare sulla realtà circostante e di una sensibilità affine nei confronti del contesto sociale. Per il distacco dalle vicende politiche tipico delle generazioni formatesi a partire dalla seconda metà degli anni ’70 (Mao Zedong muore nel 1976), la posizione degli artisti in questione nei confronti del loro “mondo” è la stessa di chi ascolta la narrazione di un sogno: da qui deriva una naturale inclinazione per la costruzione di realtà parallele, molte volte surreali e appunto oniriche.


Gli artisti e i lavori
Cao Fei è una giovane artista che vive e lavora a Canton. Cosplayers presenta con un approccio visionario l’esasperazione della cultura commerciale e delle forme standardizzate di divertimento che questa impone. Come si vede nel video, spinto all’eccesso il gioco dell’identificazione del Cos-player (dove "cos" sta per costume) nei personaggi dei fumetti e delle animazioni naufraga nella fatale confusione tra realtà e finzione.
Jiang Zhi sposta il suo sguardo all’esterno e ritaglia spaccati di realtà incastrandoli secondo nuove combinazioni. The Moments è un lavoro sperimentale: ha il sapore della survey e registra un diario visivo fatto di frammenti estratti da situazioni eterogenee.

Qiu Zhijie presenta un lavoro inedito ambientato nella città di Hangzhou, che è stata le sede dei suoi studi per molti anni e a fasi alterne un “rifugio”, dove è tornato di recente. Il suo Mountain, Water, River, Lake pone l’interrogativo circa la differenza tre “vedere” e “guardare” in una città che punta tutto sulla bellezza degli scenari, rischiando però di dimenticare la sua storia. Wu Ershan adotta alcuni meccanismi della documentazione, ma nel suo lavoro riesce ad assottigliare, o rendere del tutto superfluo, il confine tra realtà e finzione scenica. In Look Around, il modo “invadente” di cogliere esagerazioni e dissonanze di un ambiente caotico e rumoroso finisce per allontanare dalla realtà delle scene riprese.

Padiglioni Fieristici Tusciaexpo
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