La mostra vuole sottolineare la possibilita' di dar luogo ad un travelling espositivo dilatato nel tempo e nello spazio. Le installazioni esposte cambiano aspetto nelle ore notturne grazie al sistema di illuminazione e sono accompagnate da una proiezione video.
Collettiva
A cura di Noah Stolz
"No Place Like Home" è un ciclo composto da tre installazioni realizzate da
Daniel Robert Hunziker, Andrea Dojmi e dai fratelli Chapuisat, concepito
come primo invito nella nuova sede della Stadtgalerie.
L'idea principale di questo ciclo è quella di mettere in evidenza la
possibilità di dar luogo ad un travelling espositivo dilatato nel tempo e
nello spazio; sfruttando le molteplici possibilità di sfruttare lo spazio a
disposizione lasciando a suo tempo un discreto margine di libertà agli
artisti.
"No place like home" è la formula magica che Dorothy Gale ripete
ossessivamente per fare ritorno a casa in seguito al suo viaggio avventuroso
nel regno di Oz: ma la sua "casa", la sua percezione della realtà, non
saranno mai più le stesse di prima. Quando Dorothy ritorna a casa tutto ciò
che aveva conosciuto in precedenza è divenuto tutt'uno con le memorie di più
recente acquisizione, il sogno si unisce al reale in modo idissolubile.
L’intervento di Andrea Dojmi trasforma radicalmente la percezione dello
spazio espositivo, stravolgendone le funzioni. Lo spazio della galleria
si trasforma quindi nell'improbabile fusione tra le strutture di un
padiglione per pratiche religiose e quelle di una palestra. Il contesto
della vecchia scuola elementare in cui ha sede il Progr (www.progr.ch) ha
fortemente ispirato l’artista, che lavora con memorie ed icone del vissuto
collettivo infantile.
L’installazione è inoltre realizzata in modo da modificare il proprio
aspetto durante le ore notturne, mediante un differente sistema di
illuminazione e la proiezione di un video loop a partire dalle 19.
La ricerca artistica di Dojmi è basata sull'uso di diversi media:
fotografia, film (super8, single 8 - formato giapponese - super 16mm),
musica elettronica, installazioni e performance. L'obiettivo della sua
ricerca sta nel creare ambienti ibridi che fondono strutture formali per
l'educazione (una palestra, determinati arredi e strumenti delle strutture
per l'infanzia) con spazi collettivi, come le sale da preghiera, le cappelle
di comunità moderne e sperimentali o ancora i campi estivi per esploratori.
Dojmi è ispirato dalle strutture architettoniche di comunità sperimentali -
dai Mormoni, alle varie pratiche New Age. Ricalcando gli ambienti e le
strutture di tali comunità, l'artista non intende però giudicarne i costumi
o interpretarne le filosofie di vita, si accontenta di osservarle come
fenomeni di una modernità alla ricerca di nuove forme di aggregazione.
L'artista ha sviluppato un particolare gusto nel recuperare le qualità
d'immagine di epoche recenti, richiamando così un'iconografia che fa parte
di un passato prossimo di memoria familiare. Le maggiori fonti di
ispirazione provengono dai documentari di storia naturale, da libri di
scienze naturali illustrati e da film degli anni '70. Nella produzione di
lavori video l'artista ha ricreato invece le stesse texture, le qualità di
colore e di materiali vintage che si trovano nei film e nei libri di testo
canadesi o nei programmi televisivi italiani prodotti dal Dipartimento
scuola e educazione della RAI.
Le caratteristiche di tali immagini sono ricreate con precisione certosina
tanto da non apparire mai false o costruite; i video di Dojmi mostrano gli
animali, i bambini e la natura con lo stesso occhio innocente tipico di
quell'epoca priva di malizia in cui le immagini erano intese contenere un
grande potenziale istruttivo. Naturalmente si parla di immagini e non ancora
dei testi stessi. Dojmi ha applicato questa tecnica anche nel filmare varie
importanti strutture scientifiche (per esempio: la parabola di Arecibo,
l'osservatorio di Paranal o gli impianti di produzione di energia nucleare
di Atucha e di San Onofre (Sudamerica e California, USA). Questi diventano
soggetti di contemplazione e di interesse estetico e null'altro. Dojmi come
surfista ha l'abitudine di viaggiare nel mondo intero, ma gli capita pure di
andare dall'altra parte del pianeta, solo per vedere un impianto atomico e
per immortalarlo, per farne l'esperienza.
Questi
materiali filmici e fotografici vengono poi utilizzati come elementi per
composizioni più complesse, mostrate in forma di videoinstallazione o
all'interno delle pubblicazioni prodotte dall'artista.
L'innocenza come forma di verità non è un soggetto semplice per un artista
contemporaneo, specialmente nell'epoca del sensazionalismo. Fellini disse
che la sua più importante fonte d'ispirazione, la cosa che sempre lo stupì
maggiormente, è esattamente questa: l'innocenza. Dojmi che pure possiede un
background nella pubblicità, è stranamente ispirato dal flusso d'immagini
cui fu esposto da bambino, e sostiene di vedervi appunto un potenziale
d'innocenza senza precedenti. La verità sembra poter essere estratta dalla
parte più profonda di un messaggio semplice, come lo era la qualuità della
nostro modo di vedere e interpretare le immagini nella prima era tecnologica
e, apparentemente, il loro riverbero nel nostro presente.
Noah Stolz (Locarno, 1976) è il direttore dello spazio di arte contemporanea
la rada, a Locarno. Lavora anche come curatore freelance e critico d'arte,
scrivendo per Kunst-Bulletin e occasionalmente per altre riviste d'arte. Ha
curato numerose esposizioni personali e collettive con artisti quali Roberto
Cuoghi, David Renggli, Andrea Sala, Lex Vögtli, Hiraki Sawa, Miguel Angel
Rios, Enrico Ghezzi e molti altri.
Stadtgalerie
Speichergasse 4 - Berna
Orari di apertura: mar 14h-20h / mer-sab 14h-17h