Silvia Camporesi
COD.1.3
Riccardo del Conte
Feltus Feltus
Federica Gonnelli
Stefano Scheda
Nicola Vinci
Viviana Siviero
Silvia Camporesi, COD.1.3, Riccardo del Conte, Feltus Feltus, Federica Gonnelli, Stefano Scheda, Nicola Vinci. Ognuno degli artisti ha elaborato una riflessione sulla fragilita' nel mondo contemporaneo e sull'impossibilita' di darne una descrizione omnicomprensiva. A cura di Viviana Siviero.
Riflessioni sulla fragilità contemporanea...
a cura di Viviana Siviero
Silvia Camporesi, COD.1.3, Riccardo del Conte, Feltus Feltus, Federica Gonnelli, Stefano Scheda, Nicola Vinci
L’uomo è da sempre sottoposto a continue minacce, che variano col progredire dell’evoluzione, che lo co-
stringono ad una lotta lentissima ed impercettibile, risolvendosi con l’artificio dell’adattabilità: per cominciare,
l’emersione dei continenti, che ha costretto gli abitanti a modificare le proprie caratteristiche; poi tutto ciò che è
connesso con l’uomo, scimmia che diventa bipede, modificando la propria morfologia per essere più comodo.
Dall’invenzione della ruota, dal controllo ed impiego del fuoco, fino alla creazione dei computer, di tecnologie e
di biotecnologie avveniristiche, è stato un continuo susseguirsi di invenzioni che rappresentano tutte, la storia
dei suoi abitanti.
L’arte parla di tutto, soprattutto dell’uomo, con un linguaggio capace di penetrare le profondità epidermiche in
modo osmotico, con messaggi variegati che possono risultare più efficaci di qualsiasi parola.
Il demone meridiano è stato richiamato dall’antichità come un pretesto attraente, perché metaforico, per parlare
della fragilità che colpisce le cose dell’esistenza.
Un nuova visione parziale, una passeggiata in mezzo ad altri sguardi, che costituisce idealmente il secondo
appuntamento che riguarda l’osservazione della contemporaneità. L’arancia ad orologeria (Passo Blu Torino,
dicembre 2006) partiva dalla riflessione su nonluoghi e loro conseguenze, come riflessione generica sullo stare
contemporaneo. Il Demone Meridiano invita altre voci e focalizza la mira sul proprio obiettivo: l’uomo contempo-
raneo in balia di se stesso, delle proprie forze e debolezze.
Fondamentale il medium fotografico, capace di carpire l’anima delle cose bloccando l’attimo in una rappresen-
tazione. La fragilità viene così rappresentata anche attraverso i modi di una tecnica, che genera le scene su un
supporto delicato e fotosensibile che suggerisce il ruolo fondamentale della luce.
L’uomo contemporaneo – prigioniero, suo malgrado, di quel grande “Truman Show” che è il nonluogo – viene
utilizzato dall’Arte per rendere pubbliche le proprie debolezze: l’arancia ad orologeria è stata innescata, il suo
meccanismo muto ed invisibile non può essere arrestato perché diffuso con i modi del virus.
La tradizione antica, solo in parte dimenticata, associa l’ombra all’anima invece che alla paura; il suo mantello,
nero come la notte, richiama la pausa dove è possibile nascondersi. L’uomo senza ombra è quindi più sogget-
to ai pericoli, quindi fragile. Quando il sole –il principale fra i fenomeni naturali– è allo zenit, c’è poco da fare: la
metafora e il linguaggio figurato che echeggia alla leggenda e al mito, aiuta a comprendere con immediatezza
meccanismi complicatissimi ed indescrivibili.
Ognuno degli artisti coinvolti nella collettiva, ha elaborato una riflessione personale e minima: l’universo, nella sua
immanenza non può essere compresso in una descrizione completa, ma è possibile scegliere alcune costel-
lazioni e raccontarle.
Così ognuno ha messo in scena un aspetto della fragilità, attraverso uomini o case, coinvolgendo la figura fisica
dell’ombra o meno, chiamando in causa il riflesso, le relazioni fra corpo e spazio per sopravvivere alla gravita, i
luoghi comuni e gli standard, le ovvietà sociali stradiscusse e i modi di dire; un nuovo discorso che dichiara di
essere parziale e si salva dall’onnipotenza, mostrandosi quale sia l’unica arma di difesa contro l’arancia ad oro-
logeria che – come il sonno della ragione - genera demoni...
Viviana Siviero
Immagine: Riccardo del Conte, Cosa succederebbe se tutti sapessero che..., 2007, stampa lambda su plexiglass
Inaugurazione: Venerdì 16 marzo h 19
Passo Blu
Via Mazzini 37 - Torino