Il Primo e' uno scultore che lavora sulla dimensione spaziale, costruisce volumi. Il secondo, Peter Stoffel, e' essenzialmente un pittore e ritrae per lo piu' paesaggi rielaborati.
Modest Modernisme
Modest Modernisme non può essere considerata un'esposizione personale, né tanto meno una collettiva. Sarebbe più facile considerarla come una semplice collaborazione, ma anche questo termine - che l'ultimo decennio ha contribuito a consumare attraverso teorie e speculazioni per lo più all'acqua di rose - non ci soddisfa fino in fondo. I due artisti hanno infatti lavorato attorno ad un affinità riscontrata nell'arco degli ultimi anni, ma anche in piena coscienza delle proprie diversità. Si parla quindi piuttosto di un fattore di complementarità, come quello che deve per forza contraddistinguere una coppia di tennisti: uno è solido e tecnico, l'altro è forte nelle schiacciate ed è un ottimo improvvisatore. Ciò che fa la differenza in questi casi, è la capacità del singolo di sentire ed interpretare il gioco dell'altro.
Tirare una palla lunga ed effettata nell'angolo estremo del campo opposto significa creare la possibilità di una parabola ampia che permetterà al compagno di squadra di eseguire una schiacciata. Daniel Hunziker (ZH) e Peter Stoffel (GE) sono entrambi giocatori solidi, ancorati al terreno, che prediligono lo stesso tipo di terreno da gioco, hanno riferimenti simili, e i cui stili offrono diversi tipi di complementarità praticabili. Il Primo forte di un background in architettura concepisce strutture ibride, a metà tra il linguaggio architettonico e quello dell'installazione. È uno scultore che lavora sulla dimensione spaziale, costruisce volumi, progetta strutture sfruttando le qualità espressive e poetiche implicitamente contenute nei linguaggi - e nell'uso dei materiali - dell'architettura.
Tali strutture sono elaborate in forma di modelli architettonici sovradimensionati il cui rapporto con lo spettatore è di tipo diretto, in scala 1:1. Il grado di astrazione è pari a quello di sintesi, il pubblico è spinto a seguire un percorso a cul de sac, che lo costringe ad una visione progressiva e costruita di un oggetto a più prospettive. La dimensione spaziale è stravolta dal nostro stesso istinto visivo che ci spinge a dare ordine alle cose e ai loro volumi. Il concetto di paesaggio è compresso e stravolto al punto da poter entrare in una stanza.
Il secondo, Peter Stoffel, è essenzialmente un pittore, ritrae per lo più paesaggi, anche se a dire il vero il termine ''ritrae'' è del tutto impreciso. Quelli di Stoffel non sono infatti paesaggi realmente esistenti, quanto piuttosto composizioni ottenute fondendo immagini di repertorio, ricordi e frammenti della propria memoria in un'unica struttura. I Colori, le forme e perfino quelli che una volta erano noti come ''stili'', si intrecciano in un unico disegno composto di profili di terre mai esistite e di prospettive multiple le cui tinte difficilmente potrebbero convivere nella realtà.
Il paesaggio diventa un pretesto per fare pittura e inversamente la pittura è un pretesto per immergersi nel paesaggio. Su questi fantasiosi orizzonti grava l'ombra della pianificazione del territorio e dell'urbanistica, in definitiva l'ombra di una modernità che si ostina ad avvolgere e stravolgere il pianeta; una Neverland filtrata dalla nostra percezione del reale, che esso appartenga al passato, al presente, o al futuro.
Inaugurazione ore 18
La rada
P.zza Remo Rossi (Ex scuole comunali) Locarno
Orario: mar - sab 14 -19
Ingresso libero