Jaime Pitarch
Maslen e Mehra
Nathalie Rebholz
Akino Kondoh
Marina Paris
Gianluca Marziani
Progetto trasversale inserito nella settimana del Miart, un invito curatoriale per costruire nuove modalita' collaborative. Opere di Jaime Pitarch, Maslen & Mehra, Nathalie Rebholz, Akino Kondoh e Marina Paris che Gianluca Marziani ha selezionato dalla scuderia di 5 gallerie coinvolte. Gli artisti hanno nel loro Dna le due parole del titolo: ritrovano nel corpo un sistema complesso e deflagrante, e al contempo lo integrano nella socialita'.
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a cura di Gianluca Marziani
Galeria Dels Angels da Barcelona con Jaime Pitarch
Galerie Caprice Horn da Berlino con Maslen & Mehra
Analix Forever da Ginevra con Nathalie Rebholz
Mizuma Art Gallery da Tokyo con Akino Kondoh
Pack da Milano con Marina Paris
Progetto trasversale inserito nella settimana calda del Miart, Corpo Sociale è un invito curatoriale per costruire nuove modalità collaborative. Sei giorni con cinque artisti che Gianluca Marziani ha selezionato dalla scuderia di ognuna delle gallerie coinvolte. Da una parte, quindi, quattro spazi espositivi da altrettante città che rappresentano alcuni crocevia della cultura contemporanea; dall’altra la stessa Pack, produttrice del progetto, che partecipa con un intervento nel cortile, lasciando agli invitati l’onore e la responsabilità degli spazi interni.
La galleria diventa un corpo dialettico
La galleria come dialogo extraterritoriale
La galleria diventa una piattaforma aperta
La galleria come corpo sociale
Gli artisti prescelti hanno nel loro Dna le due parole del titolo. Ritrovano nel corpo un sistema complesso e deflagrante, ne indicano valori e reazioni, senso e direzione. Al contempo integrano il corpo fisico al corpo sociale, al paesaggio come evidenza tecnologica, frontiera aperta, vertigine della memoria in un presente che si rinnova senza tregua.
Jaime Pitarch
(Spagna, 1963)
…linguaggi diversi e situazioni lontane per un pensiero critico sui rapporti tra ordine interiore e sociale. Da una parte la vita urbana, la tensione collettiva, la paura diffusa. Dall’altra un atteggiamento antagonista che parte dal vero per edificare una potente sublimazione sopra il sociale. I linguaggi usati da Pitarch danno ai fatti un vestito arrabbiato ma anche “bello”, a conferma che l’opera contemporanea ferisce col sorriso dell’apparenza. Pensiamo alle mappe cartacee, tagliate a fettine e poi ricostruite come un tessuto. Alle immagini di cronaca che l’artista riperimetra con l’inchiostro. Ai video dove la tensione viene elaborata con mezzi elementari e un’affilata ironia…
Maslen & Mehra
(Tim Maslen, Australia, 1968; Jennifer Mehra, Gran Bretagna, 1970)
…sagome specchianti nei paesaggi reali, un cortocircuito antropometrico che veste il corpo tramite la natura viva, aprendolo oltre la propria storia apparente. La forma umana gioca qui col fuoriscala e l’attitudine mimetica, tutto dentro un alluminio a specchio che cambia la percezione e diviene territorio dello spiazzamento etico. E’ il riflesso che crea un moto “riflessivo”. Un gioco di incastri visuali nei prati o sull’asfalto metropolitano, tra sagome femminili in costumi d’epoca, soldati in posizione d’attacco, uomini in posture lavorative, persone che passeggiano con le mani in tasca…
Nathalie Rebholz
(Grecia, 1978)
…un mondo di acqua e corpi femminili. Sfumature, dissolvenze, oscuramenti che stanno nel puro disporsi delle figure reali nel paesaggio naturale. Una visione umana dove acqua e fisicità sembrano appartenersi nel dilagante liquido amniotico delle scene. Un paesaggio astratto che si espande come l’oceano necessario della bellezza. Fiaba e sogno, simbolismi e tocchi surreali: la visione dell’artista sublima i contrasti e le incongruità, gioca con la sua visione sensoriale. Un viaggio morbido che nasconde spigoli acuti e pericoli sottili. Una discesa in apnea nella complessità atavica dell’universo al femminile. Opere senza tempo nello spazio della contemporaneità sociale...
Akino Kondoh
(Giappone, 1980)
…la pazienza tecnica, la cura interiore, l’ossessione per un corpo giovane che è sintesi e detonatore di emozioni e sentimenti radicali. Video e disegno fanno il campo/controcampo da un punto di vista strutturale. In parallelo crescono i contenuti, le qualità contemporanee, la valenza etica di un “infantilismo” ad alto tasso intuitivo. Un resoconto privato che entra nel silenzio dei gesti minimi, nel distendersi sinuoso della natura, nel feticismo di magici dettagli quotidiani. E’ la manualità antica che prende forma nell’occhio aperto di questo giovane autore. Uno stile dove natura e simbolismi sposano l’erotismo di una sessualità acerba e sempre più catartica…
Marina Paris
(Italia, 1965)
…i luoghi reali, gli spazi del vissuto quotidiano che rinascono da una coscienza minuziosa del disegno. Paris incarna un sismografo manuale che punteggia i perimetri come fossero diari sociali. Da lì nasce una seconda realtà che riduce il reale ad uno scheletro elettrico, sismogramma mai piatto e organicamente vivo. Un’attitudine che oggi si sposta nello spazio esterno della galleria, cambiando la percezione del luogo e del movimento umano. L’artista trasferisce il moto elettrico dei perimetri nel lago specchiante del pavimento calpestabile. La superficie, come il bianco dei quadri, accoglie il dinamismo acquatico delle sagome vive…
Inaugurazione: 27 marzo 2007
Galleria Pack
Foro Buonaparte 60 - Milano
Ingresso libero
martedi' - venerdi' 13-19,30, sabato fino alle 22
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CORPO SOCIALE / SOCIAL BODY
From 27 March to 1st April 2007
A Pack production
Curated by Gianluca Marziani
ONE ART GALLERY IN MILAN...
FIVE GALLERIES IN THE SAME SPACE...
FOUR ROOMS AND AN OUTSIDE COURTYARD...
FIVE PERSONAL SHOWS...
GALERIA DELS ANGELS from Barcelona with Jaime Pitarch
GALERIE CAPRICE HORN from Berlin with Maslen & Mehra
ANALIX FOREVER from Geneva with Nathalie Rebholz
MIZUMA ART GALLERY from Tokyo with Akino Kondoh
PACK from Milan with Marina Paris
A Rubik’s Cube of a project (a six-faced cube with five galleries and a single curator) organized within the busy week of Milan’s MIART contemporary art fair, Corpo Individuale Chiama Corpo Sociale is a curator’s invitation to construct new collaborative modalities. Six days to enjoy five artists I have personally selected from among those represented by each of the galleries involved. On the one hand there are four exhibition spaces, each occupied by a gallery from a different city and representing several of the crossroads of contemporary culture; on the other Galleria Pack itself, the project’s producer, who will participate with a presentation set up in the outside courtyard, bestowing upon the invited galleries the honor (and responsibility) of its interior spaces.
The gallery becomes a dialectic body
The gallery as an extra-territorial dialogue
The gallery becomes an open platform
The gallery as a social body
The artists who have been selected for this project possess in their DNA the two words of the exhibition’s title. In the body, they find a complex and deflagrating system, indicating its values and reactions, senses and directions. At the same time, they integrate the physical body with the social body, the landscape as technological evidence, an open frontier, the dizziness of memory in a present unceasingly engaged in self-renewal.
One cube. Six faces. Each of a single color. In other words, four foreign galleries, one host gallery and a curator who mixes the host gallery’s chromatics with the other five to create a solid geometry. The result? You’ll have to view the exhibition and come up with an eventual solution...
Jaime Pitarch
(Spain, 1963)
...diverse languages and distant situations for a critical consideration of the relationships extant between private interior and social order. On the one hand: urban life, collective tension, and widespread fears; on the other, an antagonistic attitude that starts from the real in order to erect a powerful sublimation above the social. The languages utilized by Pitarch bestow upon the facts an outfit that is at once angry yet “beautiful,” further emphasizing how contemporary artwork wounds with the smile of appearance. We are asked to consider actual maps, cut to pieces and then reconstructed like a fabric. The artist traces news images with ink. In videos, the tension is elaborated utilizing elementary methods and a sharp sense of irony...
Maslen & Mehra
(Tim Maslen, Australia, 1968; Jennifer Mehra, Great Britain, 1970)
...silhouettes that mirror real landscapes, an anthropomorphic short-circuit that the body wears through living nature, opening it above and beyond its apparent history. Here, the human form plays with outsized and mimetic attitudes, all within mirrored aluminum capable of altering perceptions, becoming the territory of ethical crowding-out. It is this reflection that creates a “reflective” movement. A game of visual tricks in the fields or on metropolitan asphalt between feminine silhouettes in period dress, soldiers girding for imminent battle, men positioned to work, and people who walk along with their hands in their pockets...
We are very pleased to announce that the next issue of ART ES features a 15 page arts project by Maslen & Mehra (cover attached).
Nathalie Rebholz
(Greece, 1978)
...a world of water and feminine bodies. Shadings, fade-outs, obfuscations that lie within the pure design of real figures within a natural landscape. A human vision within which water and physicality seem to belong to the widespread amniotic liquid of these scenes. An abstract landscape that expands like the necessary ocean of beauty. Fables and dreams, symbolisms and touches of the surreal: the artist’s vision sublimates contrasts and incongruities, playing with her own sensorial vision. A tender voyage that conceals sharp, acute corners and subtle dangers. An unassisted dive into the atavistic complexity of the feminine universe. Timeless artworks placed within the space of contemporary society...
Akino Kondoh
(Japan, 1980)
...technical patience, care for the interior, obsession for a young body that is the synthesis and detonator of radical emotions and sentiments. Video and drawings are the angle/reverse angle of a structural point-of-view. In parallel the contents, the contemporary qualities, the ethical valence of a highly intuitive “infantilism” all grow and expand. It is a private account that enters into the silence of minimal gestures, into sinuous extensions of nature itself, into the fetishism of magical quotidian details. It is an ancient manual ability that takes shape within the open gaze of this young artist. A style in which nature and symbolism join with eroticism and sensuality that is at once acerbic and increasingly cathartic...
Marina Paris
(Italy, 1965)
...real places, the spaces of daily life are reborn through a painstakingly detailed knowledge of drawing. Paris incarnates a manual seismography that dots the perimeters as if they were social diaries. From this, a second reality is born. A reality that reduces the real to an electric skeleton; a seismogram that is organically alive and never flat or one-dimensional. It is an attitude that now moves within the gallery’s external space, changing our perception of place and human movement. The artist transfers the electric movement of the perimeters within the reflecting lake that is the pavement underfoot. The surface, like the candid white of paintings, welcomes the aquatic dynamism of these living silhouettes...
Opening: Tuesday 27 March 2007 from 6 pm
Galleria d’Arte PACK
Foro Buonaparte 60 20121 Milano Italy
Hours: Tuesday to Friday from 1pm to 7.30 pm
Saturday 31, special opening from 1pm to 10 pm