Pitture che solo in apparenza vertono sull'attualissimo rapporto dell'Occidente con il problema mediorientale, smentiscono questo assioma o, almeno ne rappresentano l'eccezione.
Prigionieri e deserti
L’arte contemporanea viene spesso, anche giustamente, accusata di non avere alcun nesso con la realtà, con la storia contemporanea, con i drammi del nostro tempo, addirittura di essere estranea anche alla nostra quotidianità.
Le opere presenti nella mostra “Prigionieri e deserti” di Michele Ciacciofera che solo in apparenza vertono sull’attualissimo rapporto dell’Occidente con il problema mediorientale, smentiscono questo assioma o, almeno ne rappresentano l’eccezione.
E questo non perché si tratta di arte sociale nel senso stretto dell’accezione, ma perché la pittura affronta e si confronta con i colori, i costumi, le sagome, i drammi, di una terra che, da tempo, i fautori dello scontro di civiltà ci fanno apparire come il contraltare minaccioso del nostro mondo e la visione manichea di un integralismo feroce e arretrato ci spinge a considerarci i salvatori di un’umanità a cui è stato negato ogni diritto civile, così che anche una donna in costume tradizionale diventa l’emblema della sopraffazione e del mancato diritto di pari opportunità. Come se il nostro modello (ma è poi veramente il nostro?) fosse l’unico possibile nel mondo, a dispetto di ogni cultura e di ogni diversità......
A qualcuno che obietta che l’arte debba avere altre finalità, altri scopi e anzi debba ristorarci, farci evadere, riportare bellezza e serenità nelle nostre case o debba rappresentare il nostro tempo dal pensiero debole con stupidi pupazzetti o con una figurazione infantile e ingigantita che in questo momento impazza all’interno di un ributtante sistema dell’arte, le opere di Ciacciofera rispondono con la bellezza e il valore morale che certa pittura ha il merito di possedere. Da sempre, da Goya a Bacon.
Francesco Rovella
Carta Bianca fine arts
via Francesco Riso, 72b Catania
Ingresso libero