Kunsthalle
Putignano (BA)
via Santa Maria, 79
080 4055504

Maria Trentadue
dal 13/4/2007 al 19/6/2007

Segnalato da

Vito Intini



approfondimenti

Maria Trentadue
Vito Intini



 
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13/4/2007

Maria Trentadue

Kunsthalle, Putignano (BA)

A trent'anni dalla scomparsa dell'artista Maria Trentadue, al fine di ricordarne la figura e di promuoverne l'arte, la Kunsthalle ospita una mostra di suoi dipinti.


comunicato stampa

Dipinti con l'Anima

a cura di Vito Intini

Durante l'inaugurazione è prevista la presentazione del libro-catalogo dal titolo Ogni poesia è un mistero/Dipinti con l'anima, pubblicato dall'editore Vito Radio di Putignano, a cura di Vito Intini con liriche inedite del poeta Tommaso Di Ciaula e le immagini delle opere di Maria Trentadue presenti nella mostra. A trent'anni dalla scomparsa dell'artista Maria Trentadue, al fine di ricordarne la figura e di promuoverne l'arte, la Kunsthalle di Putignano ospita una mostra di opere dell'artista.

Ecco qui di seguito un testo di Vito Intini e un ricordo del poeta Tommaso Di Ciaula.

Delle mani sante e dell'arte sorgiva

C'è un'intelligenza delle mani. Si raggiunge con il trascorrere del tempo, l'esperienza, e, soprattutto, l'amore senza limiti né altra condizione. Assomiglia ad una specie di inspiegabile sapienza nell'operare che basta a se stessa ed è davvero, e per chiunque, mirabile quando la si incontra. Lo sanno i maestri artigiani, gli artisti, i musicisti. Eccole le mani, le dita, i polsi, tutto intero il corpo, nel tocco leggero o potente. Ritmo puro, battito del cuore naturale e terrestre, flusso e soffio vitale della musa che si incarna e detta l'opera che realizza e si presenta semplicemente nella sua sovrana inutilità. La bellezza che costa lavoro silenzioso e continuo eccola che si presenta semplice, fresca e indocile. Come il mattino del mondo.

C'è una santità delle mani. Ogni cosa toccata è buona ed è significante, e questa cosa la conoscono le madri, i seminatori e i panettieri. Quando ho visto per la prima volta le opere di Maria Trentadue ho pensato a mia madre e ai tanti artisti popolari che intendono il fare delle arti come un'urgenza, un bisogno di liberazione e di riflessione solitaria e gioiosa. Ho pensato all'arte intesa come offerta e preghiera all'alba di ogni giorno che Dio ci manda in terra. Così sempre si ricomincia. Così sono nate le arti, così nascono le culture, così questi artisti, tutt'altro che rari ma spesso emarginati ed isolati esprimono, poeticamente, la loro visione del mondo. Il termine naive non rende loro giustizia perché ha assunto il saporaccio mercantile dei giochi di basso profilo che si sono spesso consumati sulla pelle di sprovveduti e quant'altro. Io parlerei invece di arte sorgiva, di artisti popolari dotati di grande maestria, nel senso più nobile del termine. Artisti che la scuola avrebbe massificato, omologato e disanimato, sono invece rimasti isolati nella loro chiara purezza. Ecco perché la santità delle mani. Siamo di fronte ad un'estetica in cui la tecnè è preceduta di un soffio dall'etica, oltre che da una singolare e riconoscibilissima poetica. Ecco che le mani profumano come la terra dopo la pioggia. S'apre la terra alla pioggia di Dio che viene giù odorosa nel cavo delle mani aperte a conchiglia. Viene libera per essere colta.

Ecco perchè dice che quando nel petto di Maria Trentadue si accese, infine, l'amore divorante e assoluto della pittura fu come una specie di magia, come una specie di appropriazione felice, vorace, compulsiva e spasmodica del mondo. Di tutto il mondo. Di tutti i mondi. Con il semplice e puro atto del dipingere con qualsiasi cosa su qualsiasi cosa. E gli occhi erano diventati come quelli delle api, operose ed instancabili, globi impazziti d'amore per ogni segno ed ogni colore. Libera, finalmente, Maria, senza remore e senza timori. Signora potente di un'arte sorgiva sopra un impero senza confini. Finalmente lo svelamento dei Sogni con il petto aperto al mondo. Dice che dipingeva vicino al fuoco. Il fuoco asciugava le opere e le mani si muovevano e gli occhi si riempivano di scene incredibili, trasfigurazioni e trasmutazioni senza sosta, sicura e felice Maria, in grazia di Dio.

Dipinti con l'anima

Andavo sempre in bici, quando abitavo a Modugno, e un bel giorno, un sobbalzo: vedo sotto un muro di calce ad asciugare al sole, degli oggetti vivacemente colorati: piatti, brocche, "capasoni"; bottiglie della varechina. Tutti dipinti con colori vivaci, fantasmagorici. Mi presentai alla vecchia artista. Mi fece entrare in casa. Diventammo amici. Era 1970.Non so se feci bene perché,dopo qualche tempo,mi permisi di portarle delle tele e farla dipingere sul piano! Notai che la poverina si intimidiva molto al cospetto delle tele, e quando non le portavo le tele andava da una vicina salumeria e si serviva dei cartoni, agli angoli per dargli la rigidità, per creare il piano, faceva colare la cera di una candela! Maria T. un vecchio pennello spelacchiato e colori a smalto, dipingeva su tutto, finanche sulle lastre radiografiche!

Secondo me, se si mettono i quadri di Maria T. in una stanza e ti metti al centro, i quadri di Maria ti guariscono da varie malattie, con la sua pittura dai colori sgargianti, perché sono quadri dipinti con l'anima, con il cuore, con l'esperienza di oltre 80 anni di vita: un crogiuolo di emozioni, sensazioni. "La pittura che si pratica con l'anima", così Anatole Jakovsy, uno dei più grandi studiosi di pittura popolare a livello mondiale, intitolò la sua presentazione in catalogo, in occasione della Prima Biennale Nazionale D'Arte Naive e Popolare", a Palazzo Braschi, a Roma, dal 20 novembre al 31 dicembre del 1975. " (.) la pittura è sempre stata una specie di specchio incantato che riflette il visibile non così come è, ma un altro visibile, corretto ordinato e trasformato quasi istintivamente secondo le aspirazioni e i desideri di coloro che lo intravedono. In breve un mondo migliore(.)".Jakovsky cita, in occasione della mostra romana, Freud: "Il concetto visivo si avvicina più del concetto verbale al processo incosciente: il primo è anteriore al secondo".

Negli anni '80 arrivò il riflusso, la morte delle idee, del sogno,e sparirono i pittori popolari/naif; sparirono i gruppi di canto popolare; la collana dei "Franchi Narratori"di Feltrinelli e tante altre cose; insomma, un colpo di spugna alle nostre radici, alla nostra vera identità e i tempi che viviamo oggi, così aridi, grotteschi derivano da quelle scelte dei mass-media.Molti di lor

o asserviti al capitale. Ai distruttori del pianeta! Amen. Tommaso di Ciaula Maria Trentadue nacque a Modugno il 20 settembre del 1893 e scomparve nel mese di aprile del 1977. Nel marzo del 1985, a otto anni dalla sua morte, il poeta Tommaso di Ciaula organizzò la sua prima mostra presso la galleria "Le Volte" di Modugno. Nel 1990 a seguito dell'acquisizione di un nucleo di opere della mostra di Modugno, (curata da M. Dall'Acqua, Anna D'Elia, Elia Canestrari,Tommaso Di Ciaula e Maria Vinella )da parte dell'Amministrazione Provinciale di Bari, fu organizzata presso la Pinacoteca Provinciale, una mostra dal titolo: "Maria Trentadue una naive pugliese" ( a cura di Clara Gelao e con uno scritto di Tommaso di Ciaula).

Tommaso Di Ciaula è nato a Modugno e vive a Bitetto, ha pubblicato fra l'altro, Chiodi e rose (1970), Tuta blu con la prefazione di Paolo Volponi (Feltrinelli 1978), L'odore della pioggia con la prefazione di Giovanni Giudici (Laterza 1980), Il Dio delle tarantate ( Zambon 2001, Francoforte).

Di Tuta blu sono state realizzate traduzioni in Germania e Spagna, cinque riduzioni teatrali in Francia (la più recente nel gennaio-marzo 2006, organizzata dall'Istituto Italiano di Cultura di Parigi);due in Svizzera (la più recente nell'aprile 2006, organizzata dall'Università di Losanna); una in Germania; una in Belgio e un film con protagonista principale Alessandro Haber.

Testi: Tommaso Di Ciaula - Vito Intini

Inaugurazione: Sabato 14 aprile 2007 dalle ore 19

Kunsthalle
via santa Maria la Greca, 79 - Putignano
Orario: lun-ven dalle 17.30 alle 19.30 (oppure su appuntamento)

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