In mostra circa 20 opere scelte dell'artista veneziano. Oltre a un'inedita collezione di carte e cartoni eseguite tra gli anni 60 e i 90, sono le tele a costituire il nucleo centrale dell'esposizione, in cui si manifesta la complessa creativita' dell'artista. Si accenna anche alla sua ricerca sulla forma circolare condotta nel corso degli anni 80. Per l'inaugurazione performance con musica di Paola Samoggia.
Personale
Giovedì 26 aprile alle ore 18,30 verrà inaugurata presso la galleria
PoliArt la mostra intitolata "ricordando Emilio Vedova", e
presentato il catalogo con testi di Leonardo Conti, Giovanni
Granzotto e Elisabetta Gennasi. A seguire la performance "Gesto"
con la danzatrice Serena Zardini.
Alla mostra saranno esposte, tra carte e tele, circa venti opere
scelte del maestro veneziano, scomparso nell’ottobre scorso. Oltre
ad un’inedita collezione di carte e cartoni tra gli anni Sessanta e
i Novanta, tra cui emergono il grande frammento Senza titolo di
Berlin 39, Plurimo del 1964, ed Emerging del 1986, opera di rara
energia cromatica, sono le tele a costituire il nucleo centrale
dell’esposizione. La grande Presenza n.4 del 1959 (cm 135X170), in
cui i forti contrasti gestuali, preparano l’esplodere di violenti
cromatismi gialli e rossi, può senz’altro considerarsi uno dei
capolavori della fine degli anni Cinquanta. Pagina di diario del 1973
e Del nostro tempo del 1976, sono opere in cui si manifesta la
creatività multiforme dell’artista, in anni di grande impegno
civile. Negli Studi ai dischi del 1985, poi, si accenna alla ricerca
sulla forma circolare di quegli anni.
Alla presentazione della mostra seguirà una performance, incentrata
sulla musica che Paola Samoggia ha composto appositamente per la
mostra. Durante tutto il periodo espositivo, sarà poi possibile
ascoltare in galleria, il fotogramma musicale dal titolo "Lame",
nel quale la compositrice, rielaborando le suggestioni elettroniche
di Luigi Nono nel suo "Omaggio a Vedova", ha composto cinque
minuti di una musica dagli affascinanti contrasti timbrici e ritmici.
Note biografiche
Emilio Vedova nasce a Venezia il 9 agosto 1919 e coltiva le sue
straordinarie attitudini artistiche da autodidatta. Già alla metà
degli anni Trenta disegna e dipinge con grande intensità, dedicandosi
principalmente alle architetture interne ed esterne della sua città,
allo studio della figura e molto all’autoritratto. Nel 1936-37
frequenta la romana Scuola Libera di Nudo di Amedeo Bocchi, quindi
vive per un certo periodo a Firenze. Nel 1942 tre suoi dipinti sono
esposti al Premio Bergamo e aderisce al gruppo milanese "Corrente".
L'anno seguente inaugura una mostra di disegni alle gallerie La Spiga
e Corrente di Milano, immediatamente censurata e chiusa dalla polizia
segreta fascista. Negli anni 1944-45 partecipa attivamente alla
Resistenza. Nel 1946 è a Milano tra i firmatari del manifesto Oltre
Guernica ed è a Venezia tra i fondatori della Nuova secessione
italiana, poi Fronte nuovo delle arti.
Nel 1947 conosce Peggy
Guggenheim. Sono di questi anni le prime Geometrie nere. Il 1948 è un
anno cruciale per Vedova, che partecipa a Venezia alla prima Biennale
del dopoguerra (la XXIV), esponendo cinque opere con il Fronte Nuovo
delle Arti. Nello stesso anno a Bologna entrerà in violenta polemica
contro il neorealismo imposto. Nel 1950 incontra Annabianca, che sarà
l’inseparabile compagna. Si intensifica la partecipazione a mostre
internazionali, tra cui ancora alla Biennale di Venezia nel 1950 e
nel 1952, a New York alla Cathrine Viviano Gallery nel 1951 (prima
mostra personale all’estero), alla Biennale di San Paolo nel 1951 e
a Documenta I di Kassel nel 1955, invitato da Werner Haftman. Di qui
in poi parteciperà a numerosissime edizioni di Documenta e della
Biennale veneziana. Nel 1951 inizia gli Scontri di situazioni.
Si associa al "Gruppo degli Otto" (1951), promosso dal critico d’arte
Lionello Venturi (con Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti,
Santomaso e Turcato), dal quale si dissocia due anni più tardi. Nel
1953 inizia il Ciclo della protesta e il Ciclo della natura, che
espone alla II Biennale di S. Paolo del Brasile nel 1954. In questa
occasione gli viene conferito il premio Moranti Foundation, che gli
permette di viaggiare tre mesi in Brasile, nei quali rimane
fortemente impressionato dalla realtà sudamericana. Negli anni
seguenti iniziano i viaggi in Germania e le prime esposizioni
personali tedesche. Ha una sala personale alla XXVII Biennale di
Venezia. Gli viene assegnato il Solomon R. Guggenheim Foundation
Award for Italy. Del 1957 è la prima esposizione antologica alla
Galerie Würthle di Vienna, su invito di Fritz Wotruba.
Nel 1958
inizia un intensa sperimentazione litografica ottenendo il Premio
Lissone. Viaggia molto in Spagna. Viene allestita a Varsavia una sua
antologica durante il festival internazionale di musica
contemporanea. La musica contemporanea sarà del resto una fonte di
costante approfondimento colturale per Vedova, in virtù della
profonda amicizia con il compositore Luigi Nono (1924-1990). L'anno
seguente espone il primo Scontro di situazioni, un ciclo con tele a
L, all'interno della mostra "Vitalità nell'arte", allestita nel
veneziano Palazzo Grassi e curata da Carlo Scarpa. Comincia così la
riflessione sulla luce e sulla dislocazione delle opere nello spazio,
che culminerà alcuni anni più tardi con la creazione dei Plurimi.
Nel 1960 viene insignito del Gran Premio per la pittura alla XXX
Biennale di Venezia.
Il 1960 è importante anche per
l’immedesimazione della pittura di Vedova con le composizioni più
avanzate della cosiddetta Neue Musik: è di quest’anno il primo
pezzo elettronico di Nono, non a caso intitolato Omaggio a Vedova. Il
sodalizio tra i due artisti culminerà con Intolleranza 1960 diretta
alla Fenice dal grande compositore Bruno Maderna (1920-1973), nella
quale Vedova costruisce una scenografia in movimento caratterizzata
da proiezioni multiple. Nel 1961 è premiato alla Biennale Grafica di
Lubiana. Nello stesso anno è allestita una sua antologica a Madrid e
a Barcellona. Nel 1962 inizia il ciclo Per la Spagna e gli viene
conferito il Primo premio alla Biennale di Grafica di Venezia. Tra il
1961 e il 1965 lavora ai Plurimi, anche a Berlino, opere
polimateriche dislocate nello spazio, esposte in una prima mostra
alla Galleria Marlborough di Roma e presentati da Giulio Carlo Argan
nel 1963. Il ciclo dei sette Plurimi Absurdes Berliner Tagebuch sono
esposti a Documenta III di Kassel. Del 1965 è la grande antologica
alla Kunsthalle Baden-Baden. Diverse università americane lo invitano
a tenere delle "lectures".
Tra il 1965 e il 1969 tiene una serie di
esperienze didattiche alla Sommerakademie für bildende Künste di
Salisburgo. Una sperimentazione intensissima sull’uso della luce lo
porta alla creazione del gigantesco Spazio/plurimo/luce per il
Padiglione italiano all’Expo mondiale di Montreal, nel quale Vedova
produce un’opera multi-sensoriale, nella quale si realizza una
formidabile "integrazione" emozionale tra le arti. Argan, a
proposito di quest’opera, scriverà: "…la visualizzazione non-
simbolica di Vedova, mirando ad un’intensificazione
dell’attitudine emozionale, agisce sull’area dei sentimenti e
degli interessi morali: vuol essere ed è, ad un tempo, pathos ed
ethos". Nel 1968 grande antologica a Palazzo dei Diamanti.
Interviene attivamente nell’attività del movimento studentesco.
Inizia un intensissimo lavoro calcografico. Sono del 1969 le prime
opere realizzate con particolari tecniche di taglio, colage e
montaggio di pellicole fotografiche, poi sviluppate in gigantografie.
Nel 1970 è invitato a Cuba per il Convegno "Arte e Società",
con, tra gli altri, Cortázar, Mayer, Matta e Saura.
Dal 1973
ricominciano le lectures negli Stati Uniti. Tra il 1975 e il 1985
tiene corsi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Tra
il 1975 e il 1976 realizza il ciclo De America. È un periodo di
intensissima sperimentazione, che lo porta a realizzare i cicli dei
Plurimi binari (1976-1978), esposti per la prima volta nel 1978 a
Palazzo Grassi, in una mostra curata da Pierre Restany, ancora una
volta fondendo la percezione visiva con suoni elettronici creati da
Marino Zuccheri, dello Studio di Fonologia di Milano. Riceve il Gran
Premio Internazionale alla Biennale del disegno di Rijeka. Dopo il
ciclo Lacerazione, continua il lavoro sui plurimi binari con i
Frammenti e Schegge, con supporti di legno dipinti su entrambe le
facce e montati su basi in acciaio. Nello stesso ambito di ricerca
produce tra il 1978 e il 1983 i Carnevali. Nel 1980 è invitato ad una
mostra antologica a Città del Messico presso la quale tiene una serie
di "lectures". Comincia ad inserire il colore nei Plurimi binari.
Nascono così i cicli Compresenza e Recording (1981), …als ob…,
Supporti transitori e Emerging (1982), Da dove (1983), Rossi e Di
umano… (1984-1985).
Nel 1981 viene allestita una grande mostra
antologica al Palazzo dei Congressi della Repubblica di San Marino,
curata da Maurizio Calvesi e Giulio Carlo Argan. Le celebrazioni di
Vedova si susseguono in tutta Europa, da Leverkusen a Braunschweig
(1981), da Eindhoven (antologica curata da R. Fuchs) a Bologna. Del
1984 è la grande mostra antologica al Museo Correr, Ala Napoleonica,
Magazzini del Sale, a cura di P. Hulten e G. Celant. Nel 1985
comincia il lavoro ai Dischi dislocati in molteplici posizioni nello
spazio espositivo. Dello stesso periodo sono i primi Tondi e il
grande ciclo Oltre. Invitato alla Fondazione Caja de Pensiones di
Madrid, produce il ciclo di cinque grandi dischi di tre metri
intitolato Non a caso. Tra il 1985 e il 1988 crea, per il Centro Arte
di Villa Celle a Santomato di Pistoia, il ciclo di dischi Non dove.
Nel 1986 espone una grande antologica itinerante prima a Monaco al
Bayerische Staatsgalerie Moderner Kunst, poi a Leverkusen allo
Städtisches Museum Schloss Morsbroich e infine a Darmstadt alla
Kunsthalle (a cura di G. Celant, C. Schultz Hoffmann ed E.
Steingräber).
Tra la fine del 1986 e l’inizio del 1987 espone a
Vienna al Museo Wiener Secession (a cura di A. Garcia e M. Cacciari).
Tra il 1987 e il 1988 inizia i cicli …in continuum e Compenetrazioni-
traslati. Per la XLIV Biennale di Venezia dedica un’installazione
all’amico Luigi Nono appena scomparso. Nel 1989 esce il volume
Vedovas Angeli, introdotto da un testo capitale di Massimo Cacciari.
Tra il 1988 e il 1990 realizza le sculture del ciclo Per uno spazio.
Espone in Giappone, a Vienna e ancora in Germania, in Polonia, negli
Stati Uniti e a Madrid al Museo Nacional – Centro de Arte Reina
Sofia. Nel 1991 espone con un’antologica al PAC di Milano (a cura di
A. Garcia, M. Cacciari e W. Schmied). Tra la fine del 1992 e il
principio del 1993 è l’antologica al Museo d’Arte Moderna di
Lugano. Nel 1994-1995 è invitato a "The Italian Metamorphosis" al
Solomon Guggnheim di New York (a cura di G. Celant). Nel 1996 è
premiato con il Gran Premio Europeo di Arte Grafica alla IV Biennale
a Novo Mesto in Slovenia.
Del 1997 è la mostra "Emilio Vedova –
arbitrii luce" allo Studio Marconi di Milano, con testo di Claudio
Spadoni, in occasione della quale viene pubblicato un libro
d’artista. Tra il 1998 e il 1999 viene allestita una mostra
antologica al Castello di Rivoli, a cura di I. Granelli. È invitato
da Maurizio Calvesi a "Novecento. Arte e Storia in Italia" alle
Scuderie Papali al Quirinale di Roma e, nel 2001, ai Musei Civici di
Cagliari. Nel 2002 dona alla città di Berlino il ciclo dei sette
Plurimi Absurdes Berliner Tagebuch ’64. Del 2003 è il 28°
"Premio Nonino". Nel 2004 la sua opera è presente a "Berlin-
Moskau, Moskau-Berlin 1950-2000", allo Staatliches Historisches
Museum Gosudarst – Vennyj Istoriceskij Muzej Moskau.
Il 22 ottobre
2004 inaugura il nuovo museo della Berlinische Galerie, con
l’installazione permanente dell’Absurdes Berliner Tagebuch ’64.
Tra la fine del 2005 e il principio del 2006 è allestita una grande
mostra itinerante dall’Istituto Italiano di Cultura, che viaggia da
Chicago, a Toronto, a Los Angeles, a San Francisco e a New York. Del
2005 all’Auditorium Parco della Musica Spazio Risonanze è
l’evento "Nono-Vedova Diario di Bordo". Nel 2006 esce un volume
a cura di Carlo Bertelli, riassuntivo delle quattro mostre che
Vedova, dal 1989 al 2006, ha allestito negli spazi di New York e di
Milano, nelle gallerie di Salvatore e Caroline Ala. Emilio Vedova
muore a Venezia il 25 ottobre 2006, poco più di un mese dopo la sua
Annabianca.
Inaugurazione: giovedi' 26 aprile 2007 alle 18,30 con una performance della danzatrice Serena Zardini
Galleria PoliArt
V.le Gran Sasso 35 - Milano
Ingresso gratuito