Personale. Bustine di te' usate, asciugate e tese, memori di pause trascorse attorno a tazze bollenti, vengono elette a tele per evanescenti immagini.
Personale
Testo critico a
cura di
Chiara Costa
Nel dicembre 2005 e giugno 2006 nascono l’
associazione Yoruba di Ferrara e l’esperienza Noloco a Padova. Ignare
della reciproca esistenza, ma spinte dai medesimi obiettivi, si
incontrano naturalmente per scoprire un’istantanea affinità elettiva.
Entrambe dirette alla diffusione dell’arte contemporanea e alla
collaborazione con organismi estranei alla politica del profitto,
offrono un’occasione preziosa di sfogo a nuove, prorompenti esigenze
espressive, di fronte a cui il sistema galleristico internazionale
manifesta i propri limiti. “Unmodo diverso di fare arte” per
“sviluppare interessi e comportamenti attivi nella collettività”:
dichiarazioni di intenti a due voci che, tuttavia, suonano all’unisono
in un discorso che investe le problematiche e le patologie della
creazione artistica e della sua divulgazione nell’attualità.
Galeotto,
in tal caso, non fu il libro, ma uno scambio fortuito di immagini
relative alla più recente produzione di Silvia Venturi, giovanissima e
convincente. Nella ricerca, iniziata durante il 2002, non ha mai
abbandonato la rotta verso la definizione di una poetica dedicata all’
eterno coesistere di presenza e assenza.Sculture dalle superfici
trasparenti e volumi vuoti,ricami su carta che fissano punti destinati
a sciogliersi segnano, infine, l’approdo al RICORDO. Essenza del
perduto che perdura, segno impercettibile dall’enorme potere di
condizionamento, è l’incarnazione della precarietà che contraddice sé
stessa. La memoria nasce laddove muoiono i fatti e non può conoscere la
morte perché, nell’ attimo in cui la rimembranza cede all’oblio, cessa
di essere ricordo. Silvia Venturi ne offre la perfetta traduzione in
termini iconografici, trascegliendo con cura mezzi e simbologie.
Bustine di tè usate, asciugate e tese, memori di pause trascorse
attorno a tazze bollenti e smozzichi di petites madeleines d’ascendenza
proustiana, vengono elette a tele per evanescenti immagini. Volti
rubati a fotografie di famiglia, rigorosamente in bianco e nero, si
mescolano ai corpi mutanti ed effimeri di farfalle e insetti. Il
carboncino si tira sulla superficie porosa e ingiallita, giustificando
un connubio étrange pieno di fascino, a cui è piacevole abbandonarsi
come falene obbedienti al richiamo lunare.
Inaugurazione: Sabato 28 Aprile 2007, ore 18.30
NoLoco Studio
Via Dondi dell’Orologio, 29 - Padova