Limonaia del Giardino di Boboli
Firenze
piazza Pitti, 1 (altri accessi: Annalena, Forte Belvedere, Porta Romana)
055 2298732 FAX 055 2298732
WEB
Il giardino antico da Babilonia a Roma
dal 6/5/2007 al 27/10/2007
lunedi' - domenica 8.15-18.30 (maggio, settembre e ottobre); 8.15-19.30 (giugno, luglio e agosto); la biglietteria chiude un'ora prima. Chiuso primo e ultimo lunedi' del mese
055 2298732, 055 2651838
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Segnalato da

Camilla Speranza




 
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6/5/2007

Il giardino antico da Babilonia a Roma

Limonaia del Giardino di Boboli, Firenze

Da luogo di ozio e piacere a spazio per la meditazione, studio e sperimentazione di saperi naturalistici e tecnici. In mostra reperti archeologici provenienti da musei esteri, da Roma e dalle citta' sepolte dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Modelli funzionanti e applicazioni multimediali illustrano i giochi d'acqua, inoltre ricostruzione in scala reale di 2 giardini pompeiani.


comunicato stampa

Scienza, arte e natura

La prestigiosa sede della Limonaia del Giardino di Boboli ospiterà, dall’8 maggio al 28 ottobre 2007, la mostra “Il giardino antico da Babilonia a Roma. Scienza, arte e natura”, organizzata e promossa dall’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei, dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino e dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Oltre centocinquanta reperti provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano, dai Musei Capitolini, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dagli Uffizi, dai Musei Vaticani e da altre prestigiose istituzioni italiane e straniere (tra i quali Louvre, British Museum, Vorderasiatisches Museum di Berlino, Badisches Landesmuseum di Karlsruhe), suggestive ricostruzioni e modelli funzionanti introducono il visitatore in un percorso che racconta l’evoluzione tipologica del giardino e di tutto ciò che lo ha reso un luogo di svago, meditazione e sperimentazione di saperi naturalistici e tecnici dal mondo mesopotamico fino alla Roma imperiale.

Il percorso espositivo poggia su una serie di esempi significativi che lumeggiano questa affascinante storia: dai giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico, ai giardini fantastici del mito greco, dal giardino sacro a margine dei luoghi di culto agli spazi verdi che in età ellenistica divennero parte integrante di istituzioni per lo studio e la ricerca, quali accademie e musei. Se in età ellenistica il giardino diviene un vero e proprio laboratorio della natura, ovvero lo spazio che accompagna la ricerca in campo naturalistico, scientifico e tecnologico, nel mondo romano fontane e giardini trasformano l’immagine dell’abitazione privata e della città. Lo spazio verde, costretto entro le mura domestiche o della grande villa, non è solo il luogo prediletto per l’otium, ma ripropone il gusto enciclopedico per il possesso di specie da coltivare per uso alimentare, cosmetico e farmaceutico. Nelle grandi ville signorili si sperimentano, inoltre, le interpretazioni paesaggistiche di derivazione orientale, ovvero quei lussureggianti “paradisi” che in seguito troveranno una eco anche nella pittura di età imperiale con la serie dei dipinti che rappresentano giardini straordinariamente ricchi di flora e fauna.

I ritrovamenti effettuati nei giardini delle città sepolte dall’eruzione dei Vesuvio del 79 d.C. testimoniano il gusto e la moda di un’epoca attenta non solo alle specie ornamentali ma anche alle essenze farmaceutiche e cosmetiche.

L’acqua, elemento indispensabile per tutte le tipologie di verde prese in esame, attraversa tutte le sezioni della mostra: reperti archeologici e modelli funzionanti permetteranno al visitatore di osservare i diversi percorsi dell’acqua, realizzati in base alle tecnologie a disposizione nel mondo mesopotamico, ellenistico e romano. Tecnologicamente all’avanguardia furono le realizzazioni in questo campo: dalla straordinaria serie di viti idrauliche che permettono di irrigare i giardini pensili di Babilonia, agli acquedotti romani; nel mezzo, la straordinaria stagione dell’ellenismo, quando i giochi d’acqua per fontane che zampillavano nei giardini, nei templi e nelle strade cittadine divennero oggetto di ricerca da parte dei maggiori esponenti della meccanica alessandrina.

È da questo momento in poi che raffinate sculture in marmo e bronzo vengono usate come fontane, parte essenziale dell’arredo dei giardini di età ellenistica e romana, espressione concreta di ricerche e studi dedicati a materie allora all’avanguardia come la pneumatica, che comprendeva anche l’idraulica.

Chiude la mostra, nei grandi prati antistanti la Limonaia del Giardino di Boboli, la suggestiva ricostruzione dei due giardini pompeiani della Casa dei Pittori al Lavoro e della Casa dei Vettii.

I giardini, oggetto di puntuali ricerche nell’ultimo ventennio, verranno ricreati con le aiuole geometriche, le piante e il sistema di irrigazione effettivamente in uso.

La mostra si articola in tre sezioni.

Si comincia con La nascita del giardino in Mesopotamia, dedicata all’origine e all’evoluzione delle prime aree verdi connesse ai palazzi reali. Sono esposti reperti (provenienti dal Louvre, dai Musei Vaticani, dal Vorderasiatisches Museum di Berlino) che raffigurano le piante di questi primi giardini e l’acqua, elemento essenziale per la loro cura. Nel mondo assiro il giardino rifletteva la gloria del sovrano: i vasti parchi sorti all’ombra dei palazzi reali rispecchiavano, con la varietà delle specie delle piante utilizzate, l’ampiezza del regno.

La fedele ricostruzione di un aratro seminatore sumerico allude alla tecnica necessaria per addomesticare la natura nei grandi parchi che ornavano le regge mesopotamiche, mentre la replica funzionante della statua fontana di una divinità femminile con vaso dal palazzo di Mari ricorda la fondamentale presenza dell’acqua.

Dalle esperienze maturate in campo architettonico, idraulico e botanico presero forma i giardini pensili di Babilonia, destinati a divenire una delle sette meraviglie del mondo antico: chiude questa sezione della mostra la ricostruzione di un modello funzionante che mostra due coclee e una noria, le soluzioni tecniche più probabili per la loro irrigazione, cui alludono le testimonianze di antichi autori (per esempio Erodoto) e alcuni ritrovamenti archeologici.

Nella seconda sezione, Il mondo greco: i giardini degli dei e dei filosofi, gli oggetti esposti consentono al visitatore di entrare nei giardini del mito e della meditazione filosofica. Nell’arido paesaggio greco i piccoli giardini apparivano come vere e proprie oasi, la cui proprietà era gelosamente tramandata di generazione in generazione. Il miracolo del rinnovarsi della natura in questi orti verdeggianti fu probabilmente all’origine della precoce associazione fra il verde e l’idea del divino. Vasi dipinti provenienti da prestigiose istituzioni straniere e italiane (British Museum, Louvre) accompagnano il visitatore in un suggestivo percorso, dai giardini di Alcinoo a quelli di Adone e Proserpina, a lungo cantati nelle fonti per le meraviglie della natura in essi presenti.

Un vaso giunto per l’occasione di questa mostra dal Museo Archeologico di Napoli offre la raffigurazione del giardino delle Esperidi, situato ai confini del mondo e teatro di una delle fatiche di Eracle, impegnato nell’uccisione del mostruoso serpente a guardia dell’albero dalle mele d’oro.

I ritratti di alcuni filosofi rendono conto della trasformazione avvenuta attorno agli spazi verdi che nacquero alla periferia di Atene tra il IV e il III secolo a.C., dove si stabilirono alcune delle più celebri scuole filosofiche della antichità. I ritratti di Platone e Aristotele assieme a preziose edizioni cinquecentesche delle loro opere accolgono il visitatore in questa parte della mostra evidenziando la trasformazione del verde in luogo consacrato alla meditazione.

Il ginnasio che si estendeva in prossimità del boschetto sacro all’eroe Akademos divenne infatti il luogo prediletto da Platone e dalla sua scuola, mentre il non lontano recinto consacrato a Apollo ospitò il celebre Liceo di Aristotele. Il giardino non è solo il nuovo sfondo delle indagini filosofiche ma anche, nel caso di Epicuro, il simbolo di quel pensiero.

Lo straordinario sarcofago con le Muse giunto per l’occasione della mostra da Civita Castellana introduce il passaggio all’età ellenistica, caratterizzata da un nuovo proficuo rapporto tra natura, arte e scienza. La ricostruzione di tre spettacolari modelli funzionanti di cui resta la descrizione nella meccanica antica e nei trattati di Pneumatica, la “Fontana di Erone”, il “ramo con uccellini che cinguettano” e un “corno potorio” trasformato in fontana zampillante permettono al visitatore di osservare da vicino le innovative tecnologie maturate in età ellenistica nell’ambiente del Museo di Alessandria dove, tra il giardino, le aule per lo studio e la grande biblioteca le scienze andarono modificando il loro contenuto e i loro obiettivi.

La sezione terza, Il mondo romano: dal centro alla periferia, è divisa in due parti, una dedicata ai giardini della città di Roma (Gli horti romani), l’altra a quelli di Pompei (Gli horti pompeiani).

Col termine hortus si indicava, in latino, l’appezzamento di terreno immediatamente contiguo alla casa ed utilizzato per la coltivazione di frutta e verdura. A partire dal I secolo a.C. l’hortus acquistò i caratteri di luogo di piacere racchiuso all’interno di monumentali cortili cinti da colonne, i peristilii. In questi spazi consacrati al godimento estetico, elementi decorativi derivati dai giardini sacri e dai ginnasi del mondo greco furono inseriti in una cornice vegetale accuratamente disegnata dai maestri dell’ars topiaria (l’arte del giardinaggio) con lo scopo di creare un artefatto paesaggio idillico, nel quale erano sistemate statue di satiri, ninfe e altri mitici abitanti del bosco.

Alla metà del I secolo d.C., una verde cintura costituita da oltre 60 parchi circondava il centro di Roma. Alcune di queste tenute rimasero di proprietà imperiale per quasi cinque secoli, arricchendosi continuamente di nuove strutture architettoniche e opere d’arte. Portici, fontane, ambienti tricliniari per i banchetti estivi circondavano i palazzi, solitamente collocati su terrazze disposte a seguire il declivio delle colline. Nella cornice di questa artificiale Arcadia erano sistemate centinaia di statue dei soggetti e delle dimensioni più diverse, fra le quali non mancavano neppure rari e preziosi originali greci. Alcune sculture prestate dai Musei Vaticani e Capitolini rendono conto del fasto di queste straordinarie opere dell’uomo, di cui oggi resta soltanto lo scheletro fatto di architetture, fontane e statue, che ci consentono comunque di immaginarne l’originaria bellezza.

Pertanto, proprio attraverso l’esposizione ragionata di sculture, affreschi e ricostruzioni il pubblico potrà rendersi conto di questa magnificenza. In questa sezione della mostra, infatti, i visitatori si muovono accanto a reperti di straordinario pregio, che rendono conto in modo particolare dell’antico splendore degli Horti di Mecenate e Lamia: mentre Mecenate operò una trasformazione dell’Esquilino, dove realizzò un parco confluito alla sua morte nel patrimonio di Augusto e destinato a divenire luogo di residenza prediletto da molti imperatori, Elio Lamia, console nel 3 d.C., donò alla sua morte gli splendidi giardini sull’Esquilino a Tiberio, con le numerosissime sculture di eccezionale importanza che vi si trovavano.

Del resto, senza conoscere gli horti di Roma, non è possibile comprendere pienamente il significato e l’originalità dei giardini delle città di provincia.

Pompei costituisce il fortunato esempio di questa ricezione periferica dei modelli urbani. Oltre a ricostruire l’arredo del giardino, il caso pompeiano consente di dare forma al disegno vegetale. Solo in quest’area infatti è possibile sapere quali piante erano utilizzate, come erano disposte e qual era la loro funzione. Piante medicinali, fiori utilizzati per le corone dei banchetti e alberi da frutta coesistevano con siepi dai disegni geometrici realizzate dai maestri dell’ars topiaria. È questa natura del giardino pompeiano che la mostra, nella sua ultima sezione, cerca di ricostruire, indagandone, accanto al decoro scultoreo, l’arredo vegetale e i complessi sistemi idraulici che garantivano la prosperità delle piante.

In questa parte della mostra saranno inoltre esposti alcuni affreschi appartenenti al particolare genere delle pitture di giardino che in origine decoravano le pareti di alcune abitazioni.

Ne costituisce l’esempio più straordinario il ciclo di pitture rinvenuto in una stanza della Casa del Bracciale d’Oro di Pompei, che nell’occasione di questa mostra viene per la prima volta presentato interamente. Altri oggetti di straordinaria bellezza accompagnano il visitatore in questo percorso: tra questi, la spettacolare fontana dell’Idra, una scultura bronzea di oltre due metri di altezza che rappresenta il mostruoso serpente a cinque teste, trasformate in altrettante bocche di fontana, attorcigliato attorno a un albero.

Questa straordinaria opera è anche il logo della mostra, testimonianza della commistione tra arte e scienza e simbolo di una cultura capace di meravigliare anche attraverso il sapiente uso di raffinate tecniche idrauliche. Spettacolari modelli funzionanti in scala e in trasparenza rendono conto della fondamentale presenza dell’acqua. Il complesso sistema idraulico che garantiva il funzionamento dei giochi d’acqua della casa di Q. Quartius (a lungo chiamata di “Loreio Tiburtino”) a Pompei, viene per la prima volta riproposto al pubblico. Attrezzi da giardino, statue ornamentali e fontane zampillanti, arredi in marmo e bronzo ricreeranno la raffinata atmosfera del giardino di una città romana del I secolo d.C.

Infine, le due ricostruzioni in scala 1:1 del giardino dei Vettii e dei Pittori al Lavoro, collocate nei due prati antistanti la Limonaia, chiudono il percorso espositivo. Il primo restituisce agli occhi del visitatore la spettacolare interazione di giochi d’acqua, vegetazione e scultura che costituiva l’originalità e la bellezza dei giardini della borghesia vesuviana, mentre il secondo, scavato in anni recenti con tecniche particolari, mostra la reale immagine di un giardino pompeiano un attimo prima dell’eruzione.

In tutte le sezioni del percorso espositivo sono presenti postazioni video con approfondimenti multimediali su temi specifici, realizzati dal Laboratorio Multimediale dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza. La mostra prende l’avvio da studi e ricerche di carattere interdisciplinare condotti da studiosi italiani e stranieri che hanno collaborato alla sua realizzazione.

Il catalogo, a cura di Giovanni di Pasquale e Fabrizio Paolucci, è pubblicato dalla casa editrice Sillabe.

Enti promotori:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza Archeologica di Pompei
Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino
Firenze Musei
Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze
Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Ufficio stampa:
Sveva Fede 0575 24566 fattoriadisanfabiano@inwind.it
Camilla Speranza tel 333 5315190 camilla.speranza@virgilio.it

Limonaia del Giardino di Boboli
piazza Pitti, 1 (altri accessi: Annalena, Forte Belvedere, Porta Romana)
Firenze
orario: lunedì–domenica
8.15–18.30 nei mesi di maggio, settembre e ottobre
8.15–19.30 nei mesi di giugno, luglio e agosto
Chiusura: primo e ultimo lunedì del mese
La biglietteria chiude un’ora prima del Museo
biglietti: Intero € 9,00
Ridotto € 4,50 per i cittadini della Comunità Europea tra i 18 e i 25 anni.
Gratuito per i cittadini della Comunità Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni

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