Galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea (vecchia sede)
Roma
via del Cancello, 13
06 97606045 FAX 06 97606045
WEB
Ciriaco Campus
dal 16/5/2007 al 29/6/2007

Segnalato da

Smac Ufficio Stampa




 
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16/5/2007

Ciriaco Campus

Galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea (vecchia sede), Roma

La mostra si divide in due parti. Nella prima, i visitatori si trovano di fronte ad uno sbarramento di controllo, superato il quale e' visibile una videoinstallzione. La seconda, "Magazzino", e' intesa come il deposito dello studio dell'artista e attiva lo spettatore a spostare le opere sovrapposte per poterle visionare.


comunicato stampa

Senza titolo + Magazzino

A cura di: Alberto Abruzzese

La mostra si divide in due parti: la prima, "Senza titolo" nella parte superiore/piano terra della galleria, la seconda, "Magazzino" nella parte inferiore/interrato della galleria.

"Senza titolo": Gli spettatori che entrano nella galleria si trovano di fronte ad uno sbarramento di controllo.

Accedono allo spazio espositivo uno alla volta attraverso un varco, ripresi da un telecamera posizionata in alto sulla parete. L'immagine di ogni spettatore viene ritrasmessa nel monitor collocato a fianco della cinepresa non in diretta ma in differita. In effetti ogni singola immagine della ripresa "sparisce" per una quindicina di secondi prima di essere trasmessa dal monitor. Perciò lo spettatore che entra non vede mai la propria immagine bensì quella della persona o persone che lo hanno preceduto.

La differita, in un sistema di controllo: uno spazio/tempo cioè, nel quale l'immagine registrata sparisce e non si sa bene che cosa le accade, è uno dei due elementi principali che costituiscono la videoinstallazione "Senza titolo".

Una volta superato il "varco sorvegliato" lo spettatore si trova all'interno della mostra vera e propria con "l'opera esposta". Si tratta di un parallelepipedo/monolite in cristallo opaco color blu notte scuro, sul fronte del quale è visibile solamente lo schermo di un televisore al plasma da 50 pollici.

Sullo schermo scorrono una dopo l'altra (salvo periodiche pause di pochi secondi) una serie infinita di immagini (circa mille), che vengono sistematicamente piegate e schiacciate, con l'animazione, da una pressa industriale anni '60.

Le immagini sono state scelte sulla base non solo dell'interesse personale (anche se attorno a questo fanno perno) o di quello specifico di una generazione, ma più in generale sulla base del vissuto collettivo e più precisamente del suo immaginario televisivo, essendo quasi tutte le immagini il frutto di quella memoria. Questo "immaginario televisivo" (al macero?), presente e muto, assieme alla pulizia asettica del parallelepipedo fanno da contrappunto al rumore assordante della pressa.


"Magazzino": La parte inferiore, interrato/magazzino, è inteso come il deposito dello studio di Campus.

Le opere sono collocate sovrapposte le une alle altre, in parte imballate. Alcune sono visibili appese alle pareti, altre sono appoggiate a terra. Questa installazione attiva lo spettatore a discostare le opere sovrapposte per poterle visionare, facendo venire meno l'atteggiamento del "distacco" nel rapporto con l'opera, atteggiamento tipico messo in atto nei luoghi deputati ad ospitare l'arte. In questo senso il deposito/studio, collocato all'interno di una galleria, si trasforma da luogo della produzione culturale in spazio commerciale di consumo.

"Senza titolo + Magazzino" prosegue la ricerca di Campus sull'ibridazione tra i dispositivi dell'arte e i dispositivi della comunicazione, lavorando in questo caso sugli innesti di immagini pubbliche e private, pezzi di memoria collettiva e individuale che, senza soluzione di continuità, formano il nostro habitat fisico e mentale. Ibridazioni prive di vistose tracce della sutura, e che coinvolgono la stessa galleria dove le varie dimensioni del "controllo" da videosorveglianza, dell'immaginario televisivo, dello studio d'artista e dello spazio commerciale, rivivono tutti una simbiosi basata sulla prassi, quasi impercettibile, del "trapianto senza rigetto" che, secondo l'artista, è l'aspetto più sottile dei nostri processi culturali.

La sovrapposizione dei due ambienti genera un'esperienza che tende a ridefinire i nostri rapporti con l'opera. Infatti il concetto di mostra implica l'idea di esporre, mostrare nel migliore dei modi l'opera, metterne in risalto il più possibile l'aspetto estetico e quindi economico. In questo caso avviene l'esatto contrario: l'opera è come deprezzata sul piano dell'equivalenza estetico-economica, privata dell'aura autoreferenziale e autoriale diventa "cosa", oggetto di affezione e memoria. Di conseguenza il luogo, deposito, da galleria si trasforma in cantina. Si crea così in nome della memoria pubblica e privata una simmetria tra il proliferante e suggestivo immaginario di "Senza titolo" e i resti concreti accatastati nel "Magazzino".

Inaugurazione: giovedi' 17 Maggio 2007 alle 19

Galleria Giacomo Guidi Arte Contemporanea
Via del Cancello 13 - Roma
Ingresso libero

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