Elogio dell'imperfezione. La mostra espone le ultime sperimentazioni in ceramica dell'artista. Un'ottantina di opere tra piatti chiodati e sculture realizzate alla trafila.
Elogio dell'imperfezione
Il 19 maggio 2007, alle 18 inaugura presso l’Ex Chiesa di Santa Maria
della Misericordia la personale “Elogio dell’Imperfezione” di Gianfranco
Morini.
La mostra espone le ultime sperimentazioni in ceramica dell’artista.
Un’ottantina di opere tra piatti “chiodati” e sue sculture realizzate
alla trafila.
La sua ricerca artistica ha le radici agli anni ’70, sull’onda della
seconda avanguardia, quando appena ventenne partecipò al Concorso
Internazionale della ceramica contemporanea del Museo Internazionale
delle Ceramiche a Faenza assicurandosi il premio Associazione
Industriali Giovani Ceramisti.
Cresciuto a Faenza, in un clima artistico allora molto vivo, è stato
allievo di Augusto Betti. Da lui ha ereditato la passione per il
modulare, da Carlo Zauli il piacere per il gesto informale, mentre da
Alfonso Leoni, amante della Pop Art, l’intuizione di buttare negli
impasti oggetti presi dalla realtà.
Il fato è il grande co-protagonista delle sue opere. Allora i suoi
piatti vengono trafitti da matasse di chiodi, decorati da gesti ritmici
di forchette o altri attrezzi da cucina. Le sue sculture vengono
realizzate facendo passare da una trafila diversi impasti di argilla
insieme a sassi e sabbia. In alcuni casi le argille si impastano, in
altri scivolano una sull’altra. In questo modo ottiene dei tubi modulari
su cui la sua mano arriva sempre in secondo momento: a tagliare,
schiacciare o ad assemblare con semplici movimenti, a creare un sapore
con gli smalti, a spezzare là dove la scultura si è rotta e a inserire,
prima della seconda cottura, vecchi chiodi arrugginiti che verranno in
parte fusi dal forno. Morini non tiene alla padronanza totale sulla
creazione dell’opera. Si autodefinisce “un’alchimista”. “L’argilla è
viva.- afferma - mi piace, quando apro il forno, vedere che il fuoco
abbia fatto la sua parte. Non mi preoccupo quando appoggio una scultura
ad essiccare che si rompa. Vuol dire che doveva andare così. Non posso
essere il solo autore delle mie opere”.
Le forze naturali della fisica e della chimica completano l’opera. La
temperatura del fuoco e le caratteristiche chimiche dei materiali, la
forza di gravità, la sgocciolatura casuale del colore sono elementi
importantissimi per il risultato ultimo che Morini vuole raggiungere:
l’unicità dell’opera e dimostrare che la materia si ribella comunque ad
ogni controllo della ragione. In questo modo le sue opere mostrano senza
pudore le loro imperfezioni, le porosità, le fragilità, le rotture e
l’incompiutezza.
Gianfranco Morini è nato a Faenza nel 1955. Dopo gli studi artistici a
Faenza (Istituto per la Ceramica) e a Bologna (Accademia di Belle Arti),
allievo di Augusto Betti e Alfonso Leoni, ha collaborato giovanissimo
con maestri come Panos Tsolakos e Carlo Zauli.
Dagli anni ’70 comincia la carriera nell'industria ceramica lavorando
come ricercatore in aziende di livello internazionale. Si deve a lui,
infatti, “Oxigena”, la piastrella che respira, il cui marchio –coperto
da brevetto – sottolinea l’eccezionalità di questo prodotto. In
parallelo non ha mai abbandonato la sua ricerca artistica, divenuta
ancora più intensa negli ultimi anni.
Inaugurazione: 19 maggio, ore 18
Ex Chiesa di Santa Maria della Misericordia
via Emilia, 88 - Castelbolognese (RA)
Orari apertura: feriali 16.30-19.00 sabato e festivi 10.00-12.00 / 16.30-19.00
Ingresso gratuito