ACAF - Artemisia gallery
Bergamo
via Giambattista Moroni, 124
035 241481 FAX 035 0600829
WEB
Collettiva
dal 18/5/2007 al 30/5/2007
dalle 9,30 alle 12,30 – dalle 16 alle 19

Segnalato da

Maria Grazia Frassetto




 
calendario eventi  :: 




18/5/2007

Collettiva

ACAF - Artemisia gallery, Bergamo

Nelle tele di Florinda Ammirata il segno e il gesto esprimono la vitalita' della materia. Franco Padovan racconta in pittura la cultura contadina. Giulia Maselli presenta alcune tele astratte.


comunicato stampa

Florinda Ammirata - Franco Padovan - Giulia Maselli

Florinda Ammirata è nata il 16 Aprile del 1976 ad Alessandria, ma di origine siciliana, tranne i suoi primi cinque anni di vita, ha praticamente vissuto a Palermo fino a ventiquattro anni. Nel 1996 scopre la sua vera passione: la pittura e decide di iscriversi all’Accademia di belle arti di Palermo frequentando la cattedra di pittura del maestro Franco Nocera. Durante gli studi ha partecipato a diverse mostre collettive e dipinto per committenti privati.

Nel 2000 ha conosciuto a Bergamo il maestro Trento Longaretti facendone oggetto dei suoi studi e indirizzando la sua tesi proprio sull’arte sacra del maestro e in particolar modo soffermandosi sulle vetrate che riempiono le chiese bergamasche e della Lombardia. Si è diplomata a Palermo nel 2001 con il massimo dei voti, ma quell’incontro a Bergamo con il famoso pittore le fu fatale e da allora vive e lavora a Bergamo. Al percorso formativo della giovane artista hanno contribuito alcuni fattori: la pittura audace e passionale del docente di pittura Franco Nocera, l’incontro con Trento Longaretti che le ha dato l’occasione di osservare cosa c’era oltre il mondo accademico, ma soprattutto il calore e il colore della sua terra, la sua Sicilia, che ritrae nelle tele con un’esplosione di energia creativa.

Per l’artista siciliana la pittura,come ogni forma d’arte,è alta espressione dell’animo umano, è una forza vitale attraverso la quale l’uomo medita sulla vita e sui suoi molteplici aspetti. Nelle sue tele la ricerca di immediatezza espressiva attraverso il segno e il gesto tenta di indagare e sfruttare la vitalità organica della materia e delle sue possibilità rappresentative. Il segno è forte, deciso, e dinamico e la pennellata densa e corposa, il colore acceso e talvolta è applicato direttamente sulla tela, senza l’uso del pennello.

Franco Padovan, pittore della cultura contadina, offre al visitatore il piacere di riscoprire in un viaggio a ritroso negli anni, le tradizioni, talvolta dimenticate, di una terra ricca di colori, d’allegria e di vita, attraverso le immagini dipinte sulle tele così come il tempo le ha impresse nella nostra memoria. Un percorso artisticoculturale che affonda le sue radici nelle tradizioni della vita rurale. Episodi della quotidianità che si ricompongono e prendono forma in un crescendo di colori, dando vita a personaggi, fatti, luoghi ed allegorie che pur senza parlare riescono a raccontare la loro storia e a far sentire chi li osserva, parte integrante di questo “amarcord”: Di formazione autodidatta, è presente nella vita artistica nazionale da vari anni. Ha ottenuto affermazioni in rassegna e concorsi, ha partecipato a collettive e personali, con successo di pubblico e critica. Sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero; la sua pittura è stata recensita con articoli su quotidiani e riviste a diffusione regionale e nazionale. Con le sue opere ha contribuito, dal 1992 al 2002, al calendario della “Grafiche LANOVI srl” di Vicenza.

Descrivere Franco Padovan quale pittore Naif pare fatto banale, piace allora, volendo inquadrare in un filone specifico dell’arte figurative, definirlo piuttosto come pittore “cronista”, pittore dedito a raccontare e a documentare, servendosi d’immagini, i fatti piùdiversi della quotidianità: Un po’ come Brughel, per intenderci, e come tanti altri artisti che, vivendo continuamente in stretto rapporto con il “prossimo” hanno inteso poi raccontare indole e attività, usanze e costumi, hanno amato interpretarne i sentimenti più veri, le gioie e le afflizioni, le attese e le conquiste: A cornice poi di tante gustose scenette di vita, Padovan costruisce prospettici fondali che alludono a luoghi caratteristici d'impronta popolare, tipo il Portello di Padova, o a palazzi e cattedrali di rinomate città. Concentra in tal modo nelle sue tele palpiti di vita umana e importanti testimonianze di civiltà materiale. Oltremodo ricca la gamma coloristica, attingendo quest’acuto osservatore e sensibile artista ad una tavolozza di tradizione prettamente veneta, vale a dire ricca di toni accesi, luminosi, squillanti, come appunto appaiono le atmosfere, in genere, di questa regione. 1998 – prof. Paolo Tielo (critico d’arte)

Franco Padovan ricerca nei suoi dipinti gli ambienti e le figure della terra veneta del passato ispirandosi ad un mondo lontano, nel quale l’artista si compiace di fondere natura e terra in un “unicum memoriale”: 1998 – M.Rosa Ugento (giornalista) Franco Padovan propone immagini festose d’avvenimenti sia paesani che parrocchiali. Una miriade di particolari arricchisono lo scenario pittorico, dove tutti riconosciamo i colori del nostro vivere. Opere di una realtà fantasiosa che viene dalla tradizione e dalla storia e vibra di luce. 1998 – Prof. Orfango Campigli (critico d’arte). Tempo della festa e tempo del lavoro: più che ai proverbi popolari e al folklore, Franco Padovan sembra guardare alle tradizioni locali, quando realizza in pittura figure e luoghi dalla solennità composta, quasi rituale. L’effetto, inoltre, dei colori intensi fonda un’atmosfera di sincerità e d’incontro. La vena creativa è ricca, gli episodi si susseguono come tanti fotogrammi di un racconto, che rimanda al passato e ad un senso di partecipazione. 2002 – prof.ssa M.Lucia Ferraguti (critico d’arte)

Giulia Maselli, vive e lavora a Vimercate (Mi). Specializzata prima in pedagogia e poi, nel 1989, in progettazione e design presso l’Istituto Superiore “L’Ateneo “ di Milano. Ha collaborato con studi d’architettura occupandosi di progettazione d’interni e studiando complementi ed oggettistica personalizzata per privati. Fra il 1993 ed il 1999 ha scritto per la rivista “VETRO SPAZIO” EDIZIONI Editas (Milano), ha curato recensioni su alcune manifestazioni importanti del settore dell’arredamento per la casa editrice Miller Freeman (Milano) e per la rivista “Bella”. Si è occupata come designer della progettazione di complementi d’arredo per l’Azienda Porada Arredi di Cabiate (Como). Coltivando da sempre la passione per la pittura, soprattutto per la grafica, ha iniziato, dal. 2000, a presentare al pubblico i suoi lavori frutto di sperimentazioni, come autodidatta, eseguiti con sanguigna, grafite, pastelli ad olio, inchiostri per grafica, pigmenti fino ad approdare alla tecnica mista.

Ha preso parte a diverse rassegna e collettive in Italia ed all’estero. Nel variare delle sue interpretazioni stilistiche, passando dalla squadratura architettonica delle forme domestiche ed attuali, si immerge nella ricerca di altre fonti di ispirazione artistica, e ,si addentra nel mondo dell’artistico informale ed accennato. Le sue tele sfuggono alle classiche retoriche, si articolano, prima in forme conosciute di apprendimento, per poi spaziare in forme astratte, dove il suo ingegno e la sua manualità ,scorrono su pannelli colorati, vivi, scivolanti, manipolando i colori e la materia in una sua visione personale di appagante positivismo. Aldebaran La libertà dell’immaginazione e la forza espressiva del colore regnano sovrani nella produzione pittorica di Giulia Maselli in cui è facile perdersi con la fantasia come dinanzi ad un’onda marina che ti accompagna in viaggi sorprendenti, immaginari e metafisici dove il colore scorre libero da rigidi schemi sulle superfici della materia trascinando e coinvolgendo lo spettatore in una visione e dimensione artistica accogliente ed emozionante.

E’ lui il padrone assoluto dello spazio pittorico e lo occupa interamente concedendo brevi spazi di luce alla purezza bianca della carta o alla sostanza meno nobile del cartone che affiorano di tanto in tanto tra le grandi estensioni cromatiche conferendo ad esse chiarezza e stabilità. L’ artista dimostra di essere pienamente padrona della materia esprimendosi in spazi empirici percepiti come sostanze coloristiche luminose espanse e vibranti, cadenzate con gesti leggeri ed uniformi sino a raggiungere effetti di trasparenza e velature che emanano la luce attraverso il colore.

Le variazioni tonali, come in un concerto sinfonico esprimono il senso sconfinato delle emozioni che occupano il nostro animo e catturano la nostra facoltà percettiva in una senzazione di profonda quiete spirituale. Le sue composizioni colorate risuonano come musica dalla natura interiore dell’artista manifestandosi e sconfinando in larghe e distese macchie di giallo, di verde sicuro, di rosso dalla sua veste canonica e pura a quello meno classica e più sofisticata e calda del tono purpureo che si accorda cromaticamente ai blu vivi e poetici rivolti a fermare un’intuizione, una significativa rappresentazione di un istante, dell’armonia fra l’uomo e la natura circostante. Il linguaggio pittorico dell’artista, trova la sua veste più felice nella scorrevolezza dell’acquerello, ma non disdegna neppure tecniche meno immediate come la grafica, la grafite e l’olio.

La superficie, libera da definizioni e severi schemi lineari e geometrici è percorsa da onde colorate ed istintive ed è attraversata da una realtà oggettiva e fisica appena accennata di cui rimangono ricordi casuali: la sagoma di un albero, lo scorcio appena percepibile di una città, di una torre il cui verticalismo risponde perfettamente al movimento fluido ed alla scorrevolezza del colore opportunamente e liberamente mosso e vibrato. Il repertorio dei suoi soggetti e delle sue tematiche, in un crescendo professionale di numerose esposizioni e rassegne d’arte si è evoluto nella scelta di uno stile sempre più maturo e di forme sempre più essenziali ma al contempo nella sua contemporaneità non ha mancato di riproporre in termini attuali temi usuali della sua ricca e feconda produzione a partire dalla natura morta di sapore morandiano ai paesaggi naturali e poetici memori delle visioni estatiche e paradisiache di William Turner.

Con estrema padronanza pittorica e perizia tecnica l’artista ha saputo percorrere un viaggio nella sperimentazione delle tecniche e degli stili caratteristici dell’arte in tutte le sue vesti affidandosi talvolta alla casualità del fare pittorico e lasciando cadere, spinta dalla forza vitale dell’inconscio, le gocce e le macchie di colore che si dilatano e invadono le superfici in una sorta di prolungamento all’esterno della sua interiorità fino al ritorno al figurativo tradizionale che fa omaggio a Degas e agli interpreti delle sue opere. L’ abilità disegnativa nella resa dei gesti e delle proporzioni dei rari personaggi che animano la sua produzione, ispirati all’equilibrio e all’umanità delle ballerine impegnate nei loro gesti comuni, o in posizioni assorte si giustifica meditando e scavando tra i suoi passati esordi figurativi in cui è facile individuare la passione per il classico espresso nei corpi scultorei michelangioleschi e particolarmente espressivo nelle “Prigioni” da cui l’artista ha saputo muovere e liberarsi mediante la forza sublime e contemplativa del colore Dott.sa Enrica Pasqua (critica d’arte)

Inaugurazione 19 maggio 2007

New Artemisia Gallery
via Giambattista Moroni, 124 - Bergamo
Orario: dalle 9,30 alle 12,30 – dalle 16 alle 19
Ingresso libero

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