4 artisti rumeni. Anca Benera ha uno stile orientaleggiante, Irina Botea ritrae parenti o amici ingabbiandoli in una struttura classica ammorbidita da macchie di colore, Suzana Dan fa uso di modi espressivi tipici della cultura popolare, mentre i lavori di Dumitru Gorzo sono caratterizzati dall'uso di colore violenti.
Collettiva
A cura di: Valentina Tosoni
Dal 24 maggio LittleItaly Artgallery, nuovo show space milanese, presenta
le
opere di Anca Benera, Irina Botea, Suzana Dan e Dumitru Gorzo,
quattro
giovani artisti della Romania.
La scelta è avvenuta dopo un interessante incontro all'ultima edizione
di
Arte Fiera a Bologna con uno di questi artisti, Dumitru Gorzo, i cui
lavori
trasmettono un grande senso di libertà espressiva.
Come racconta Valentina Tosoni, curatrice della mostra, …"incuriosita,
sull'onda dell'attualità ho pensato di allargare lo sguardo sul
panorama
artistico della generazione post comunista dell'ultimo paese entrato
nella
comunità europea e la sorpresa è stata molto piacevole. Forse la
conoscenza
diretta aiuta ad allontanare i pregiudizi. Vedremo."
Anca Benera è la più giovane del gruppo. Non nasconde
fascinazioni
nipponico-orientaleggianti, ma il suo stile è lontano dai manga.
Ritrae
visi di fanciulle con occhi a mandorla, ma gli occhi sono
spesso
raddoppiati alla Buzzati, fino ad arrivare a spiazzamenti surrealisti.
Irina Botea ha un curriculum di tutto rispetto, che l'ha portata da
due
anni ad insegnare al "The Art intitute of Chicago". Pur essendo
molto
giovane ha già attraversato dei periodi espressivi molto diversi tra
loro.
Affascinata da un tipo di pittura tradizionale, affronta ritratti
di
parenti o amici ingabbiandoli in una struttura classica che
ammorbidisce
con macchie di colore lasciando spesso del non finito. Viceversa ama
anche
un immaginario cartoon popolato di personaggi inventati realizzati
con
precise campiture a spruzzo.
Suzana Dan già molto apprezzata in Romania e non solo, è spesso invitata
ad
esporre in fiere internazionali. Nelle sue tele fa uso di immagini e
modi
espressivi tipici della cultura popolare, come i fumetti, la pubblicità
e
un certo immaginario cinematografico. Mozza teste a super eroi e
insieme
anche ai nani di Bianca Neve. Il suo è un mondo delicato in apparenza
dove
il rosa è la tinta che prevale, ma nei dettagli emergono
sottili
perversioni e una voglia sfrenata di giocare con le rotondità della carne
e
lo smarrimento animale.
Dumitru Gorzo è l'artista giovane contemporaneo più apprezzato e
famoso
ora in Romania e di recente ha tenuto una personale al Museo d'Arte
Contemporanea di Bucarest.
Decisamente figurativo, i suoi lavori caratterizzati da un
segno
espressionista e da un uso del colore al limite dell'invadenza,
rappresentano spesso la rivisitazione di iconografie prese in prestito
dal
mondo rurale: possenti contadine abbigliate con costumi
tradizionali
campeggiano su sfondi fosforescenti, con in mano giganteschi
maceti,
ciclopici trattori attraversano città minuscole sospese in cieli
rosa
fuxia.
LittleItaly Artgallery
è una nuova galleria di arte contemporanea.
Nasce con l'intenzione di organizzare esibizioni che sappiano
mostrare
realtà artistiche innovative, senza limitazioni di genere, confine
e
linguaggio.
L'importante è che abbiano la forza di parlare a tutti e che
sappiamo
creare un vincolo d'intimità.
Sarà differente da una galleria standard con solo i quadri appesi
alle
pareti, cercherà d'essere un vero show space in cui arte, grafica, design
e
moda si incontrano, in cui la musica sarà sempre un'ospite gradita.
LittleItaly Artgallery intende essere anche un luogo di sperimentazione
e
ideazione, attivo oltre lo spazio della propria sede e pronto ad
accogliere
gli stimoli che provengano anche da altri ambienti culturali.
Il nome riecheggia il famoso quartiere newyorchese e rispecchia la natura
dello spazio fisico, piccolo, ma ne rivendica la volontà di ambire a
derive
internazionali.
La giovinezza è quel periodo che comunemente va dall'adolescenza alla
virilità, c'è chi la definisce la prima età dell'uomo. Quegli anni in cui
tutto funziona al meglio dalla mente, al corpo, al cuore. Quel transito in
cui l'energia è in abbondanza, a volte straborda tanto che l'eccesso e
l'esuberanza sono i tratti più riconoscibili di quell'età. E' così da
sempre, insito nella natura dell'uomo, come da sempre chi è con gli anni
più in là desidera poter riavere la forza e la vitalità di quel tempo.
Non è proprio con l'intenzione di ridare giovinezza che la dott. Ana Asnal
è arrivata alla formula del GEROVITAL, ma è ciò a cui è approdata.
Tutto ha inizio dalla procaina che fu scoperta nel 1905, un ottimo
anestetico comunemente usato negli studi dentistici, che non aveva destato
nessun particolare interesse fino a quando nei tardi anni '40 la dott. Ana
Aslan dell'istituto nazionale di geriatria a Bucarest decise di
sperimentarla iniettandola, quale rimedio ai dolori artritici, nelle
giunture dei pazienti più anziani.
L'esperimento si dimostrò un successo
diminuendo i dolori e aumentando la mobilità e in più procurò degli
effetti
inaspettati migliorando oltre allo stato fisico dei pazienti, anche quello
mentale. Ana Aslan era un ricercatore scientifico troppo esperto per
ignorare tali fenomeni e immediatamente organizzò un programma di
controllo
per studiare questi "effetti collaterali" nella sua formula Gerovital
(GH3), nella quale alla procraina, aggiunse metabisulfito di potassio e
fosfato disodico. Ottenne i risultati sperati, gli "effetti collaterali"
vennero conosciuti e la leggenda di Bucarest, fonte di giovinezza, ebbe
inizio.
La prova vivente dell'efficacia fu la stessa scopritrice, morta nel 1988,
alla bella età di novant'anni ancora lucida e attiva. Così la sua clinica
di Otopeni ebbe l'onore di ospitare nomi illustri come Charles de Gaulle,
Conrad Adenauer, Charlie Chaplin, Marlene Dietrich e Paul Getty. Altre
ricerche successive della comunità scientifica, dimostrarono l'inefficacia
del prodotto, ma come si diceva la leggenda continua.
Per l'artista l'energia creativa non ha a che fare con l'età.
C'è chi ha saputo arrivare ad eccezionali intuizioni in età decisamente
avanzate dando il meglio di sé anche negli ultimi lavori. Basti pensare a
Michelangelo e alla storia della Pietà Rondadini, che fu iniziata nel 1552
quando aveva 77 anni e fu ripresa negli ultimi anni della sua vita, sino
la
vigilia della sua morte nel 1564.
L'opera porta con sé le tracce della
lotta appassionata con la materia e del rivoluzionario non-finito, che
esprimono la grinta di chi fino alla fine ha energia mentale e fisica da
vendere. Ma nell'eccezionalità di uno dei più grandi artisti di sempre si
rispecchia solo in parte il percorso dell'arte europea più recente. Se si
allarga la lente di ingrandimento, perdendo di vista le singole
personalità, ci appare il fragile percorso dell'arte attuale con le sue
mille direzioni e sfaccettature, che attraversando situazioni storiche
strazianti o viceversa periodi di opulenza e pseudo tranquillità ha
dimostrato spesso quel senso di straniamento dal resto dei linguaggi
creativi della contemporaneità, da sembrare di aver bisogno di un po' di
Gerovital.
In queste innumerevoli diramazioni è giusto però enucleare chi di fatto,
se
non altro perché di giovane età, si distingue per un' impeto misto di
ingenuo e sperimentazione che lo porta a produrre oggetti artistici con
ancora quella patina di aspettativa e sincerità. Spesso sono coloro che
sul
mercato si sono appena affacciati, non che ciò sia per forza meritevole
d'attenzione, ma nella ricerca di affermazione del loro talento, non
ancora
del tutto provato, hanno il coraggio di lavorare in estrema libertà senza
ancorarsi a sistemi o vie sicure.
Ne incontri pochi girando per fiere d'arte, mercati, mostre, gallerie e
mosce Biennali, ma li riconosci a prima vista perché ti catturano con un
calore visivo intriso di freschezza e allegra vivacità. E' successo
percorrendo gli stand dell'Europa dell'Est, all' Artefiera di Bologna,
targata 2007. Uno strano effetto generale che aumentava avvicinandomi ad
alcuni quadri in particolare. Erano di artisti di Bucarest, tutti giovani.
Un vero e proprio laboratorio del futuro europeo, il GH3 per la
contemporaneità, in cui è chiaro che i conflitti tra tempi storici diversi
e risorse differenti coesistono all'interno della fase di passaggio da una
condizione di ''welfare'' al sistema neo-liberista, un periodo iniziato
diciotto anni fa con la caduta del blocco dell'Est europeo e in cui
l'importanza degli eventi dell'89 appare fortemente ridotta e lontana, ora
che sono entrati nella Comunità Europea.
Il fascino della pittura di Anca, Dumitro, Irina e Suzana, carica di
tensione esplorativa, sta nel superamento della ricerca di quel riscatto,
più marcato forse nelle generazioni a loro precedenti, dovuto a chi ha
vissuto quel lungo periodo di anestesia imposta dalla paura e dalla
povertà. Loro si muovono con estrema sicurezza non dimenticando, ma con la
consapevolezza che a loro è toccato il momento giusto, quella ritrovata
giovinezza epocale, che permette di assaporare il cambiamento in tutte le
sue pieghe di incertezze e potenzialità. Questo emerge nei coloratissimi
quadri di Suzana, dove un'iconografia classica legata alla tradizione
folcloristica rumena, si intreccia con estrema morbidezza a mondi
fantastici, quasi fiabeschi che invitano ad entrare in una dimensione
astratta della realtà.
I contadini di Dumitru ti guardano dritto negli
occhi, come se volessero loro capire tu chi sei, mentre i suoi
angeli-diavoli o le sue mastodontiche donne col cazzo, mandano evidenti
segnali di ammiccante maliziosità. La stessa intesità di sguardi la
propongono le ragazze orientali dei lavori di Anca, l'artista che più di
tutti indaga l'identità dell'essere al di là dell'appartenenza geografica
come a voler provare che la gente è uguale da per tutto e sono le
condizioni esterne a dettare le differenze. Irina del passato esplora la
dimensione intima e personale, mostrando quelle coordinate comuni alla
storia di ogni nucleo famigliare.
La loro città, Bucarest, è il paradigma della crisi e del riscatto, dove a
fianco di splendidi palazzi ottocenteschi in cui si mischiano influssi
europei, suggestioni orientali e balcaniche, si snodano lunghe file di
edifici razionalisti grigi, squadrati e malridotti, che raccontano la
dimensione antropologica di una città all'intersezione tra identità
europea, diaspora ebraica, folclore gypsy ed estetica stalinista.
In Romania si sta iniziando a lavorare adesso sulla memoria. Infrangendo
qualche tabù. Lo scorso anno, una mostra non storica ma artistica,
dedicata a Ceausescu ha rotto il primo: parlare della dittatura.
Circa 500
oggetti di cui 160 dipinti, divisi per motivo ispiratore, il presidente
operaio, le visite al popolo, tele con contesto quasi religioso, con
immagini di Nicolae, della moglie Helena e dei loro i pargoli. Caduto
nell'89, sommariamente giudicato e rapidamente giustiziato con la
consorte,
Ceausescu è ancora vivo nella memoria collettiva, anche se per molti versi
resta ancora un argomento tutto da sviscerare e che crea ancora imbarazzi.
La mostra è stata allestita al museo di Arte Contemporanea di Bucarest,
che
si trova in un'ala della grandiosa ed esagerata costruzione denominata
"Casa del Popolo", ora sede del Parlamento e di tutti i ministeri, che
Ceausescu aveva voluto per celebrare se stesso.
Emblematico che proprio lì in quel palazzone, secondo solo al Pentagono
come dimensioni, ci sia la sede di una delle più pulsanti e vitali realtà
museali rumena il Mac, dove l'arte proposta sembra non avere ancora un
sapore stantio ed elitario. E strano che proprio un anestetico sia alla
base del Gerovital, l'elisir di giovinezza della dott. Asnal.
LittleItaly Artgallery
Via Voghera 25 - Milano
Ingresso gratuito