L'artista riflette sul tema dell'ibrido, del doppio; esso e' alla base della creazione di sculture come Asterione, creatura con testa taurina su corpo d'uomo o di Pasifae, sposa di Minosse e figlia del Sole.
Il mio dove
“Tutto esiste molte volte,infinite volte; soltanto due cose al mondo sembrano esistere una sola volta: in alto, l’intricato sole; in basso, Asterione”.
(“La casa di Asterione” Jorge Luis Borges)
Vagare alla ricerca di un’idea spesso significa percorrere molte strade ma anche approdare, alla fine del viaggio, ad una passione radicata, presente da sempre. Dalla passione per la mitologia nasce “il mio dove”, meditazione e desiderio di rendere visibile un mito e l’intreccio dei personaggi che lo rendono unico; volontà di sentire un mito che “a differenza di oggi non si limita ad essere un’immagine o un oggetto, ma una vicenda complessa e smisuratamente ricca”.
L’artista riflette, in questo nuovo progetto sul tema dell’ibrido, del doppio; esso è alla base della creazione di sculture come Asterione, ibrida creatura con testa taurina su corpo d’uomo che si pasceva di carne umana, di Pasifae, sposa di Minosse e figlia del Sole, che generò a causa della sua particolare e malsana unione il Minotauro, dell’infida sorella Arianna rappresentata, in seguito alla falsa promessa d’amore, nell’atto di assicurare il proprio aiuto ad un Teseo-pavone liberamente reinterpretato, ed infine della serie di teste che hanno per modello il volto dell’artista stesso.
L'iconografia dell’ibrido, in particolare dell'essere mezzo uomo e mezzo animale,come prodigio, manifestazione di qualcosa di straordinario, spesso divino, che può suscitare sia sbigottimento che orrore, trova un terreno fertile nell'immaginario dell'uomo: dalle espressioni d’arte più primitive, fino ai giorni nostri. Tema quindi antico e contemporaneo dal quale l’artista trae una ricerca che conduce parallelamente su due fronti: quello legato all’utilizzo della propria immagine e quello al personaggio di Asterione. Nel primo il desiderio di compiere un viaggio attraverso se stesso per conoscere e ri-conoscere la propria natura attraverso l’utilizzo di animali-simbolo necessari a rappresentare le caratteristiche meno visibili della propria personalità.
L’artista, che sceglie di raccontarsi attraverso di essi, mostra ciò che accade nella quotidianità dove il continuo confronto/scontro con l’altro ci porta ad essere un solo individuo dotato di molteplici facce. Riflette sul doppio e utilizza il proprio volto per rappresentare la dualità che sente di avere, che tutti possono avere, passando così da una visione individuale ad una più ampia. Dimostra che è possibile rendere attuale il significato di un mito attraverso se stessi e la propria esperienza.
Nel secondo vi è la tendenza a sviscerare il mito fino a ribaltarne completamente la lettura e far apparire il Minotauro come una creatura fragile, “ che trema di terrore se vede gli uomini: troppo delicata per stare tra belve come noi”. L’Asterione presente in mostra è una figura dolente nella sua pallida ricerca di un respiro; gli sfugge dalle labbra socchiuse e colorate di morte.
La vita sta abbandonando il corpo e lascia trasparire solo una traccia di rosa sanguigno. Un ultimo momento di dolore fisico dopo aver affrontato il suo redentore; un dolore umano. La morte di un uomo artefice di molte morti e di altrettanti dolori; la morte di un assassino, suo malgrado, per mano di un assassino chiamato eroe.Il mostro che viene spogliato dalla crudele bestialità per diventare SOLO UN UOMO. Asterione, gli uomini, l’artista sono unici nel loro essere una miscela di aspetti e reazioni diverse ed imprevedibili, nella capacità di contenere diversi “sé”.
Cinzia Zanetti
Inaugurazione 26 maggio 2007
Galleria Marchina Arte Contemporanea
via Soldini 6/a - Brescia
Orario: da lunedi a sabato 15-19
Ingresso libero