Maria Tagliafierro
Sara Calzolari
Elena Infascelli
Andrea Rampon
Choi Dae Sung
Rossana Gotelli
Song Hyun-Ho
Kim Joo-Hyok
Jeong De Kyo
Le Bon Gyu
Rosy Maccaronio
Marco Ravenna
Franco Repetto
Viana Conti
Valentina Perasso
Mario Pepe
Giancarlo Torresani
Mario Napoli
Magnolie, gigli, giunchiglie, calle, iris etc. sono riconoscibili sulle tele di Maria Tagliaferro. Sara Calzolari immortala l'anatomia umana. Elena Infascelli approda alla costruzione (fotografica) stilizzata di immagini geometriche e di forme fantastiche. Andrea Rampon offre un'occasione per riflettere sull'uso creativo del medium fotografico. La figura femminile e' predominante nei dipinti di Cristina Carusi...
Fiori
a cura di Viana Conti
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 26 maggio 2007
alle ore 17:00, la mostra personale 'Fiori' di Maria Tagliaferro. A cura di
Viana Conti.
Magnolie, gigli, giunchiglie, calle, iris, stelle. di Natale sono riconoscibili
sulle tele di Maria Tagliaferro, ma diffondono altri profumi, portano altri nomi:
late in the afternoon, early in the morning. Perché fiori allora?
Una prima risposta potrebbero darla i grandi fiori della pittrice americana Giorgia
O'Keeffe, ma non per analogia, piuttosto per coinvolgimento emozionale, erotico.
Tagliaferro conosce quell'artista. Ha vissuto anni negli Stati uniti, è stata
conquistata dall'esuberante bellezza di certi fiori della Florida. La sua è una
scelta di intensità, corporeità, sensitività.
I suoi grandi fiori, primi piani senza orizzonte, confine, prospettiva,
sostituiscono un corpo, ne raccontano danza e canto, calore e colore. Affiorano dal
fondo della coscienza per farsi consapevolezza: lo specchio d'acqua che li riflette
è sempre quello di narciso, dove si rinnova l'avventura di una figura che insegue la
sua immagine, per afferrarla prima che si spezzi in lame di luce, percettivamente
dinamica, vuole essere colta come affermazione di sé, come dichiarazione di presenza
inequivocabile.
Decorativa per vie di forza più che di eleganza formale, violenta perfino, animata
timbricamente da forti contrasti, cristallizzata nella brillantezza dei colori
acrilici, questa pittura è mossa dalla scrittura: nelle sue tele Tagliaferro scrive,
trascrive, traduce lo scontro tra gli impulsi interiori e il mondo dei fiori.
L'artista, che è stata vicina espressivamente a Morlotti, ma anche non lontana da
Andy Warhol, realizza tessiture di forme e colori che sconfinano dalla tela, che
cercano, pure attraverso i titoli in inglese, un altrove cui dare concretezza e
senso.
Inaugurazione: sabato 26 maggio 2007 ore 17
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Sara Calzolari
Mostra personale
a cura di Valentina Perasso
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale Satura (piazza Stella 5/1), sabato 26 maggio 2007 alle
ore 17:00, la mostra personale di Sara Calzolari a cura di Valentina Perasso.
Sara Calzolari, giovane artista genovese, si avvale dei suoi studi di Accademia e i
suoi corsi di decorazione e di iconografia, per ricercare e immortalare, in fugaci
attimi, l'anatomia umana.
La bellezza non è necessariamente perfezione: Sara traduce i movimenti e gli stati
d'animo dei soggetti ritratti, gli ambienti intorno a lei, in una sua visione
interiore, cogliendo gli aspetti della realtà presente, riflettendo sul concetto di
nudità del corpo percepita con gli occhi della sua mente. Una forma che appartiene e
risiede in lei, un'iconologia primigenia che non è rappresentata sicuramente dalla
grazia estetica del corpo come nell'antichità, ma dall'impulso del dipingere.
Le sue figure appaiono in atteggiamento riflessivo, alcune sedute o sdraiate a
fissare un punto nel vuoto, come se volessero comunicare qualcosa allo spettatore:
come un poeta che medita per trascrivere delle parole sulla carta, così l'artista
studia il modo di rappresentare figure che pensano nella loro stanza o nell'atelier
di un artista.
Parole impercepibili dell'anima, immagini, segni non necessariamente precisi, veloci
delineano i corpi di Sara. Il dramma dell'artista è simile a quello del poeta:
ricercano entrambi eternamente un linguaggio forse mai perduto, ma che spesso si
rischia di non cogliere.
A coronare il tutto i colori: chiare espressioni dell'interiorità e degli stati
d'animo dell'artista, azzurri che evocano serenità, pace con se stessi, senza
uniformarsi alla quotidianità del grigio.
Sono i colori della vita, la luce dell'esistenza che ognuno percepisce in modo
diverso.
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Elena Infascelli
Mostra personale
a cura di Mario Pepe
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 26 maggio 2007
alle ore 17:00, la mostra personale di Elena Infascelli. A cura di Mario Pepe.
L'approdo offerto dai mezzi fotografici, video o computerizzati, pare rappresentare
sempre più la nuova frontiera per l'ultima generazione di artisti consapevoli delle
potenzialità espresse dalla società dell'immagine. L'arte contemporanea si espande
ed invade quasi tutti i territori, articolandosi nelle più diverse pratiche del
visivo. Ci si domanda oggi dove è l'arte. Non si fa gran fatica a capire che l'arte
se n'e andata dai luoghi sacralizzati dei musei o delle varie Biennali per entrare
capillarmente nei mondi dell'industria della moda e del design, della pubblicità,
dei video musicali e dei film d'animazione. Contrariamente alle aspettative più
tradizionali, gli artisti stanno realizzando le proprie idee attraverso gli studi di
design industriale, le case di moda o i programmi di grafica computerizzata. Non di
rado la pubblicità destinata alle riviste o alla televisione è uno straordinario
condensato di creatività e abilità tecnica prodotto da artisti che si sono
allontanati dai circuiti tradizionali, dove si sta celebrando la "morte dell'arte"
attraverso l'omologazione alla mancanza di qualità e di originalità.
Elena Infascelli parte dalla fotografia pubblicitaria, dalla rappresentazione di
oggetti commerciali per approdare, attraverso successive semplificazioni e
raffinamenti, ad un suo stile particolare, un suo "segno"originale, che la conduce
alla costruzione stilizzata di immagini geometriche e di forme fantastiche. Un mondo
di oggetti quotidiani viene focalizzato e messo in primo piano rivelando le sue
strutture nascoste. Così acquistano importanza primaria bicchieri, caffettiere ed
orologi come pretesto per tracciare rette, archi e circonferenze mentre il rigore
viene mitigato da una efficace esposizione coloristica ottenuta non mediante il
computer bensì attraverso una sapiente illuminazione degli oggetti. Ma nelle foto di
Elena c'è anche il gusto dello spiazzamento e dell'inganno visivo quando costruisce
villaggi improbabili da minuscole casette dipinte di rosa o popola di inquietanti
folletti un campo di insalata o dispone campioni di caramelle in uno spazio surreale
di collages infantili. L'artista dimostra di saper condurre l'interesse
dell'osservatore ben oltre una lettura superficiale delle immagini, spostando
l'ottica interpretativa dalla fotografia oggettiva a quella creativa, spalancando
gli spazi dell'immaginazione
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Andrea Rampon
Macrosoft. Finestre e cancelli
a cura di Giancarlo Torresani
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 26 maggio 2007
alle ore 17:00, la mostra personale Macrosoft - finestre e cancelli di
Andrea Rampon. A cura di Giancarlo Torresani
Sono frasi e terminologie ormai d'uso comune nelle quali, tutti noi siamo incappati
per far funzionare alcuni programmi e/o per navigare nella Rete. Molti di noi lo
fanno, compreso il sottoscritto, spesso con qualche timore reverenziale accusando
alcune patologie ansiogene tipiche di chi si appresta ad esplorare un mondo
virtuale, molto spesso sconosciuto e farcito di varie insidie.
Ho fortemente voluto questo lavoro, che considero un po' "Pop", nel desiderio di
interpretare con fantasia uno strumento d'uso comune, popolare, come le finestre
d'accesso alle cartelle, ai programmi, ai files: alzare ed abbassare le finestre
grazie ad alcune icone tipiche dei sistemi operativi (freccia del mouse, pulsanti,
cursori.). Finestre, cancelli, porte d'ingresso ad un modo virtuale, animano lo
schermo del computer proponendoci sempre un cancello iniziale (Apri) ed un cancello
finale (Exit), inizio e fine di un viaggio in un mondo virtuale.
Come già avvenuto nel campo della pittura negli anni Settanta anche la fotografia,
che si attribuiva la capacità di produrre immagini analoghe alla realtà, ha sposato
a volte la pratica analitica nel compiere operazioni di azzeramento linguistico fino
a rinunciare alla stessa camera.
Il linguaggio fotografico si apre così alle tecniche innovative (fotomontaggio,
solarizzazione, l'uso di lenti deformanti) che, mettendo in crisi le attese dello
spettatore, provocano una sorta di "ginnastica mentale" che sposta l'attenzione
della cosa rappresentata ai segni linguistici di cui è costituita l'immagine. Ciò
avviene per Moholy-Nagy, Cristian Schad (Schadografie) e poi Man Ray (Rayografie).
Con la sua introduzione l'autore, che vede nella rete informatica un ricorso
quotidiano sempre più insistente, intende sintetizzare le motivazioni della propria
ricerca e sperimentazione artistica, svolta nei meandri del "desktop".
In "Macrosoft - finestre e cancelli" Andrea Rampon, oltre a rivelarci una curiosa
capacità di addomesticare il suo approccio quotidiano al computer, ci offre un
insolito livello di lettura, un'occasione per riflettere sull'uso creativo del
medium fotografico, sull'articolazione concettuale, che alcuni tipici segni "icone"
possono assumere nel suo universo immaginario.
Le scelte operative, adeguate agli scopi comunicativi, gli consentono di proporre
una rappresentazione inedita della realtà, fondata sulla macro-indagine delle
immagini estratte da contesti diversi e accostate in modi nuovi e inaspettati.
Rampon, in questo suo ultimo lavoro, riesce a coniugare, in una tematizzazione
esteticamente onirica e affascinante, che ruota intorno alla percezione soggettiva
della visione, l'indagine e la sperimentazione fotografica nell'interpretazione del
proprio intimo.
Il desiderio dell'autore, di esplorare ed interpretare con fantasia questo comune
mezzo di comunicazione, gli consente di intraprendere con grande libertà un
singolare "viaggio" (click to visit) nella propria percezione visiva sempre pronta a
relazionare emotivamente il proprio io con l'agire tecnologico quotidiano.
"Finestre" e "cancelli" nelle intenzioni dell'autore possono sembrare simboli e
metafore della vita, elaborati con stile: un mosaico di pulsioni, pensieri,
interrogativi e perplessità permettono ad un attento osservatore, di delineare
personali interpretazioni concettuali nel proprio percorso immaginario.
Con l'avvento dell'arte "concettuale", anche nella fotografia nasce un nuovo filone
che acquisisce gradatamente una sua identità spostando l'attenzione dalla pura e
semplice riproduzione dell'oggetto, a quella essenzialmente estetica.
In "Macrosoft - finestre e cancelli" sono evidenti le influenze tra le due arti
figurative, come scrisse Scharf:
"Abbondano gli esempi di artisti che si ispirano, per le loro concezioni formali, a
fotografie che erano già state influenzate da dipinti e di fotografie che si
ispirano a dipinti nei quali erano già insiti elementi
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Cristina Carusi
Mostra personale
a cura di Rosa Maria Galleni Pellegrini
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 26 maggio 2007
alle ore 17:00, la mostra personale di Cristina Carusi. A cura di Rosa Maria
Galleni Pellegrini.
Il paese in cui nasce, Torano, è una delle più illustri vicinanze carraresi per
tradizioni culturali ed artistiche legate ad una millenaria attività estrattiva.
Lo sovrasta, caratterizzandone il paesaggio, l'aguzza cima di Creatola che, secondo
una fama consolidata, Michelangelo aveva ideato di scolpire quale faro per i
naviganti.
Incuneato in quello che, dei tre bacini marmiferi, può essere definito sopra le
altre "valle dei marmi", ha fornito materiale pregiato per le opere massimi scultori
tra cui il Buonarroti che lo prediligeva.
A Torano sono nati alcuni tra i maggiori statuari carraresi che raggiunsero fama
nazionale come Domenico Guidi e Pietro Tenerani.
In una delle sue case, tutte elevate in bianchi sassi e blocchi pesanti, all'ombra
dell'oratorio dedicato ai Santi Quattro Coronati, protettori dei marmisti , vede la
luce il 15 aprile 1964 Cristina, e tutto intorno a lei parla di arte e cultura del
marmo .
La famiglia in cui nasce proviene da Moneta, borgo murato con un possente castello,
ormai in decadenza. Fra ricchi possidenti di cave e terreni, poi coinvolti nel
disastro economico degli anni '30 che segnò la fine di molte fortune di magnati del
marmo come i Marchetti e i Fabbricotti, i Carusi o, per essere più esatti, i
Carusi Cybei sono anche da secoli dediti alla scultura
Non diversamente da altre vere e proprie "dinastie" locali di statuari, i Carusi si
tramandano di generazione in generazione le tecniche della lavorazione della bianca
pietra di cui conoscono tutti i segreti e si fregiano della presenza tra loro di
notevoli artisti. Come Demetrio Carusi, rivale di Tenerani nel concorso per il
pensionato a Roma nel 1810 e quindi suo valente collega, in quella città, presso
Thorvaldsen .
Il padre di Cristina, Lucio, anch'egli scultore affermato, autore di opere
pregevolissime, nel 1966 è chiamato nel Vermont ad illustrare il marmo di quella
zona con la sua abilità artistica .
Parte con la famiglia: Cristina, la secondogenita, ha solo due anni. Cambia
addirittura continente, ma continua ancora a respirare quella polvere impalpabile di
marmo che esce dagli scalpelli e le gradine del Vermont, vive sempre a contatto con
artisti e con la materia grezza che dalla loro mano si trasforma in una metamorfosi
perpetua.
Quando, dopo anni, tornerà in Italia con i suoi, sceglie di frequentare un corso di
studi che le fornisce le basi culturali consoni ai propri interessi: il liceo
artistico.
A ventidue anni è pronta a dedicarsi alla vocazione che sente imperiosa dentro di
sé: scolpire e ancora scolpire. Soprattutto il marmo della sua città natale,
statuario, calacatta , cipollino, bardiglio ma anche la tenera pietra leccese, il
rosso di Levanto e molto altro... a secondo dell'ispirazione e della frugalità che
vuole raggiungere.
Si impegna accanto al padre e al fratello Roberto - anch'egli scultore - nel
laboratorio di famiglia, seguendo, il tipico iter degli statuari carraresi che
abbinavano agli studi teorici la pratica della lavorazione personale della materia.
E uno studio importante quello dei Carusi ove alcuni dei migliori artisti del mondo
giungono esprimendo la loro creatività e le loro esperienze: un osmosi culturale di
cui Cristina è attiva e partecipe.
Cominciano cosi a prendere forma le sue opere che, come è secolare tradizione a
Carrara, rivelano tutte una padronanza e una sicurezza considerevoli anche dal punto
di vista tecnico.
Nello stesso tempo si assiste ad una ricerca teorica continua e instancabile
dell'autrice che sperimenta materiali marmorei diversi e opera diverse scelte
tematiche.
La figura femminile è predominante, ma si passa dalle iniziali rivisitazioni delle
veneri del paleolitico, madri primigenie dalle forme piene e forti a figure sempre
più agili, nuove, talora addirittura aeree che sembrano sprigionarsi dalla materia
grezza.
Liscia e levigata l'immagine scultorea si snoda dal marmo scabroso ed irto, rozzo o
scalpellato, quasi per librarsi dalla sua scorza o per immergersi ancora in essa. Il
pensiero corre ai "prigioni" di Michelangelo che sembrano emergere dal blocco in cui
sono costretti .
Seguendo tutta la cultura dotta e popolare del marmo, Cristina, come artista
"libera" col suo scalpello libera la viva creatura che è celata nel masso .
Fu così per Michelangelo, per Fontana e per Rodin cui la Carusi dedica "un omaggio",
con un'opera emotivamente sentita.
Se predomina il figurativo modernamente reinterpretato (genesi, metamorfosi,
rinascita, voluttà...) è presente anche l'astrattismo dalle linee purissime e non
manca l'approccio metafisico.
Nulla è casuale nell'opera di Cristina, nulla è superfluo.
Alla base delle sue creazione c'è una profonda capacità meditativa, filosofica ed
ideativa che, unita all'abilità tecnica innata ed acquisita, le permettono di
raggiungere risultati d'eccellenza.
Nell'arte "profana", come in quella sacra, emergono per particolare suggestione
dolcezza ed ingegno teorico come nei volti della "Pietas" de "il mattino che
caddero gli angeli" o l'Ecce Homo posto al centro del percorso labirintico
spirituale ed esistenziale verso l'elevazione e l'estasi mistica.
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Scultura in Satura
Collettiva di scultura
a cura di Mario Napoli
Con il Patrocinio di Provincia e Comune di Genova, s'inaugura, nella sede
dell'Associazione Culturale Satura (Piazza Stella 5/1), sabato 26 maggio 2007 alle
ore 17:00, la mostra collettiva < Scultura in Satura >. A cura di Mario Napoli.
A dodici anni dall'apertura (19 febbraio 1994) SATURA, dedica uno spazio
interamente alla scultura con il proposito di farne una vetrina dove gli
appassionati possono trovare e trovarsi con l'importante disciplina. Lo spazio
dedicato, affiancherà i cinque spazi già attivi permettendo una maggiore fruibilità
tra le tematiche contemporanee, gli autori affermati, i giovani talenti ed i maestri
storici italiani ed internazionali.
In questa occasione verranno proposte opere uniche di Choi Dae Sung, Rossana
Gotelli, Song Hyun - Ho, Kim Joo - Hyok, Jeong De Kyo, Le Bon Gyu, Rosy Maccaronio,
Marco Ravenna, Franco Repetto.
Associazione Culturale Satura
Piazza Stella, 5/1 - Genova