I grandi trittici coi pacchi dell'artista cileno sono capolavori di trompe l'oeil, vibranti di colore, intensita' e mistero, che da un lato rinnovano uno schema dei primi anni del Cristianesimo e dall'altro estendono i limiti di un altro tropo - la natura morta - per mezzo di un ingegnoso uso delle proporzioni e del soggetto.
Personale
a cura di Eva Menzio
Affascinanti da contemplare, i grandi trittici coi pacchi di Claudio Bravo sono capolavori di trompe l’œil, vibranti di colore, intensità e mistero, che da un lato rinnovano uno schema dei primi anni del Cristianesimo e dall’altro estendono i limiti di un altro tropo - la natura morta – per mezzo di un ingegnoso uso delle proporzioni e del soggetto.
In ognuno dei trittici esposti, Triptych (Red), 2004, White Package Triptych, 2004, Eternum/Phillip II, 2005 e Blue Triptych, 2006, Bravo dipinge dei pacchi incartati, legati da una funicella, disposti su di un’unica superficie piana. Nel pannello centrale il pacco è diviso dalla corda in quattro sezioni, mentre nei pannelli laterali i lunghi pacchi verticali sono divisi in due da un’unica funicella che attraversa dall’alto al basso. Il White Package Triptych è diverso dagli altri poiché nei pannelli laterali i pacchi sono legati come nel centrale con il nodo della corda leggermente sfasato rispetto al centro.
La superficie del pacco riempie la quasi totalità della tela e, diventando come una massa pesante, si staglia infine su un sottile fondo scuro. Bravo è affascinato dalle straordinarie pitture di nature morte della Spagna barocca, in particolar modo dall’opera di Juan Sánchez Cotán, Juan van der Hamen y Léon e Francisco Zurbarán. Nature morte dove ogni singolo oggetto è esaltato nella sua specificità. Nei quadri di Bravo con i pacchi, la natura morta non esiste più, esiste solo l’oggetto: il pacco incartato che riempie l’intera superficie; l’atmosfera, il piano d’appoggio, lo scenario sono spariti.
Cosa dunque resta in queste raffinatissime tele? Lo spettatore è spinto ad esplorare le intricate e minuziosamente descritte stropicciature, gli eleganti involucri e i bordi spiegazzati delle carte che impacchettano per sempre misteriosi oggetti. Egli vorrebbe quasi toccare le funicelle che, logore e sfilacciate, stagliano la loro ombra sottile sulla carta sottostante. Pari importanza in queste opere hanno i colori che Bravo sceglie: bianchi-crema, celestiali blu, neri che ricordano Velásquez e rossi scintillanti per il solo piacere dell’occhio.
Ogni tela diventa una ricerca innovativa della purezza del colore, che travolge lo spettatore con l’intensità della visione. Viceversa il vero soggetto, l’oggetto incartato dentro il pacco, non sarà mai scoperto. In questo senso i quadri possono essere visti come una rappresentazione dell’ignoto, del tempo e dello spazio che precedono la vita dell’uomo sulla terra e continuano ad esistere dopo la sua morte, unico mistero che l’uomo non riesce a risolvere nel corso della vita.
Bravo, concentrato sulla pittura realistica, ha trovato nei pacchi il soggetto appropriato ad un’esplorazione sul colore, che ha portato avanti secondo le proprie regole. Parimenti, l’interesse per l’Arte Povera ha forse fatto nascere in lui il desiderio di dipingere oggetti umili, di creare bellezza partendo da materiali semplici che nella quotidianità vengono gettati via, come la carta e le corde. Sempre perfettamente edotto delle varie correnti dell’arte contemporanea, Bravo ha, attraverso tutta la sua carriera, mantenuto un approccio rigoroso nei confronti della sua opera, tenendo sempre uno sguardo curioso ai mutamenti del mondo dell’arte.
Luminosità, equilibrio, essenzialità: queste parole ben descrivono la raffinatezza eccezionale con la quale Bravo dipinge ogni suo quadro, sia esso un grandioso trittico, una semplice natura morta o una minuziosa pittura di carta stropicciata. Bravo ha detto che l’arte è fatta per comunicare con gli altri. E’ dunque attraverso le ineffabili qualità di un’opera d’arte dipinta magistralmente che Bravo ha deciso di esprimersi.
Janis Gardner Cecil
Biografia
Claudio Bravo, artista cileno, è nato nel 1936. Ha iniziato a dipingere alla scuola di Miguel Venegas Cifuentes a Santiago ed ha tenuto la sua prima mostra personale all’età di diciassette anni al “Salon 13” sempre a Santiago. Nel 1961 si stabilisce a Madrid dove espone regolarmente per tutti gli anni sessanta. Del 1970 è la prima mostra personale a New York, mostra nella quale appaiono per la prima volta i quadri sul tema dei “Paquetes”. All’inizio degli anni settanta lascia la Spagna e si trasferisce in Marocco, dove, influenzato dal nuovo ambiente, cambia in maniera radicale la sua tematica pittorica.
Nel 1981 espone per la prima volta con la Marlborough Gallery che da allora lo rappresenta per il mondo intero. Durante la sua ormai lunga carriera ha tenuto innumerevoli esposizioni in gallerie, musei e fiere d’arte ed è stato insignito di numerosi premi: tra i più recenti il Art Miami International Distinguished Artist Award, Stati Uniti d’America (2000) e la Grand Cruz de Alfonso X El Sabio, Madrid, Spagna (2000). Sue opere si trovano nelle più prestigiose collezioni pubbliche e private. Bravo vive e lavora in Marocco.
Organizzazione:
Consejo de la Cultura y de las Artes de Chile
Dirección de Asuntos Culturales del Ministerio Relaciones Exteriores de Chile
Ambasciata del Cile in Italia
Inaugurazione: 6 giugno ore 18.30
Museo Diocesano di Arte Sacra
Castello, 4312 - Venezia
Orario: 10-18