La mostra documenta un lavoro di suggestioni personali, realizzato dal fotografo partendo dal libro di Dino Buzzati 'Il Deserto dei Tartari'. A cura di Paola Usai.
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Allestimento e organizzazione Paola Usai
La mostra documenta un lavoro di suggestioni personali, realizzato da Eugenio Grosso partendo dal libro di Dino Buzzati “Il Deserto dei Tartari”, una delle opere più significative del ‘900. Come ha affermato più volte lo stesso autore, il Deserto dei Tartari è la storia dell’uomo, di ogni uomo che aspetta la “grande occasione”, attraverso la quale poter realizzare se stesso e dare un senso alla propria vita.
Il nucleo centrale del racconto è quindi la rappresentazione dell’esistenza umana, con le sue speranze deluse, l’attesa di un evento straordinario, il tempo che scorre ineluttabile fino a quando è troppo tardi, la chiusura in una quotidianità rassicurante: la lontana e sperduta fortezza Bastiani, nella quale il tenente Drogo trascorre trent’anni della sua vita, è una metafora delle quotidiane vicende umane.
Dalla lettura dell’opera di Buzzati, Eugenio Grosso ha realizzato una scenografia per la sua tesi di laurea all’Accademia di Belle Arti di Brera. Nella sua costruzione, è stato fatto costante riferimento alla descrizione dei paesaggi fatta dallo stesso Buzzati che, con un “tecnica pittorica” che ricorda i quadri di De Chirico, crea un ambiente scenico che richiama in modo perfetto i temi a lui cari del tempo che scorre inevitabile e dell’inutile attesa, coerentemente ambigui e perciò angosciosi e inquietanti.
In parallelo con la lettura del romanzo e la costruzione della scenografia, è nata l’esigenza di riprodurre attraverso immagini fotografiche le suggestioni suscitate dal testo. Prendendo come modello le opere di Mario Giacomelli, che più di altri ha saputo realizzare un rapporto ‘dialettico’ tra parole e immagini trasferendo fotograficamente le emozioni suscitate dai testi poetici nella realtà circostante e rievocandole attraverso l’obbiettivo, sono state realizzate alcune foto che richiamano i temi cari a Buzzati: il rapido e inesorabile fluire del tempo, la fine della vita, il relativismo di ogni giudizio, l’incalzare di una crisi interna, la ricerca del significato dell’esistenza. Sono temi che si ritrovano nel romanzo ma che sono presenti nella mente e nel cuore di ogni uomo e in particolare dell’uomo che vive in una condizione di alienazione da se stesso, di perdita di identità e di valori, di assenza di rapporto con gli altri esseri umani e con il trascendente.
Le fotografie qui presentate non ‘illustrano’ il testo scritto, ma rappresentano alcune immagini ed emozioni che questo ha evocato: la solitudine dell’uomo nelle grandi città, la presenza incombente di limiti, la difficoltà di rapporto e di comunicazione, il miraggio di una effimera felicità, la ricerca del senso della vita e la speranza di un riscatto e di una via di salvezza.
Eugenio Grosso
Nasce a Catania nel 1984; dopo gli studi secondari di indirizzo umanistico, si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera. A Marzo del 2007 si laurea in Scenografia con il massimo dei voti, discutendo una testi dal titolo “Mario Giacomelli: il fotografo dell’anima delle cose”. Attualmente lavora presso uno studio di fotografia e regia di film pubblicitari, occupandosi in particolare del settore fotografico.
Inaugurazione con l'artista ore 19
Le Pecore pub
via Fiori Chiari, 21- Milano
Ingresso libero