Federico Garolla
Luca Rento
Jean Arp
Tony Cragg
Edgar Degas
Lucio Fontana
Asger Jorn
Mike Kelley
Myriam Laplante
Leonardo Leoncillo
Jacques Lipchitz
Luigi Mainolfi
Giacomo Manzu'
Marino Marini
Henry Moore
Michelangelo Pistoletto
Man Ray
Medardo Rosso
Thomas Schutte
Pia Stadtbaumer
William Anastasi
Giovanni Anselmo
Arman, Mel Bochner
Anthony Caro
Ettore Colla
Luciano Fabro
Donald Judd
Alexis Leyva Machado
Fausto Melotti
Gianni Piacentino
Richard Serra
Giuseppe Spagnulo
Günther Uecker
Costa Vece
Bernar Venet
Darren Almond
Francis Alys
Peter Fischli
David Weiss
Raymond Hains
Ilya Kabakov
Edward Kienholz
Yves Klein
Paul McCarthy
Claes Oldenburg
Gabriel Orozco
Pino Pascali
Man Ray
Tom Wesselmann
Monika Sosnowska
Anthony Gormley
George Segal
Carl Andre
Robert Morris
Alighiero Boetti
Jannis Kounellis
Thomas Hirschhorn
Jason Rhoades
Joao Sarmento
Pavel Althamer
Marina Abramovic
Vito Acconci
Regina Jose' Galindo
John Coplans
Otto Muhel
Brigitte Niedermair
Andrea Busto
Francesco Poli
Le 5 anime della scutura documenta i principali sviluppi della scultura contemporanea in 5 sezioni: la scultura come forma modellata con tecniche e materiali "classici", la scultura come costruzione, quella fatta di oggetti reali piu' o meno elaborati, la scultura come installazione e come ambiente e i lavori che coinvolgono la dimensione dello spazio ambientale. Luca Rento presenta in "Perdutamente" alcune installazioni video. Federico Garolla espone una serie di fotografie, a cura di Andrea Busto.
Le cinque anime della scultura
A cura di Francesco Poli
Questa mostra ha un'impostazione particolare che
nasce, per così dire, dall'incontro fra un libro, La scultura
del Novecento (Ed. Laterza 2006), scritto dal curatore,
e una grande collezione d'arte contemporanea, la
Collezione La Gaia. Con un'ampia e accurata scelta
di opere si è riusciti a proporre un articolato percorso
espositivo che documenta in modo emblematico a grandi
livelli di qualità, tutti i principali sviluppi della scultura
contemporanea secondo le indicazioni di fondo
messe a fuoco nel libro.
Il saggio analizza in chiave storico-critica le fasi cruciali
di rinnovamento delle ricerche plastiche tridimensionali
e le loro specifiche evoluzioni fino alla più stretta
contemporaneità. Per far questo sono state delineate
cinque grandi aree che corrispondono, in linea
generale, ad altrettante modalità creative che, con
incidenze diverse, hanno caratterizzato e continuano a
caratterizzare oggi la pratica della scultura intesa
in senso allargato.
Si tratta innanzitutto della scultura come forma modellata
e scolpita, con tecniche e materiali "classici", e anche
con nuovi materiali sintetici o di altro genere. L'identità
specifica di queste opere è quella di presentarsi come dei
corpi plastici a se stanti, la cui configurazione è il risultato
dell'azione formante più o meno diretta dello scultore
sulla materia. è un modo di fare scultura che, con le più
diverse elaborazioni, rimane ancora oggi il più radicato
nella pratica artistica.
La seconda modalità operativa è quella della scultura
come costruzione (che nasce dagli assemblaggi/collage
cubisti di Picasso), che comprende ogni genere di lavori
realizzati attraverso la strutturazione o l'accorpamento
di elementi separati, con i più diversi materiali e oggetti,
anche di recupero, in termini più freddamente
costruttivi o combinatori.
C'è poi la scultura fatta di oggetti reali più o meno
elaborati. Questa rivoluzionaria concezione di scultura
va dai primi esempi dadaisti di Duchamp e Man Ray agli
oggetti surrealisti, dagli oggetti neodadaisti e pop a
quelli concettuali fino a quelli di molti artisti
delle ultime generazioni.
La quarta categoria è quella della scultura come
installazione e come ambiente: sono realizzazioni
tridimensionali definibili come sculture nel senso
più allargato del termine che si caratterizzano per il
superamento della concezione dell'opera (come corpo
plastico, costruzione o oggetto) sostanzialmente
autonoma rispetto allo spazio esterno di collocazione.
I lavori che coinvolgono direttamente la dimensione
dello spazio ambientale (che risulta di fatto parte
integrante dell'operazione artistica) diventano un aspetto
progressivamente sempre più importante delle ricerche
artistiche di punta dagli anni Sessanta fino a oggi.
Infine c'è un'ultima categoria: la "scultura come corpo
vivente", che propone i corpi come veri e propri materiali
plastici in performance dal vivo o attraverso foto e video.
Forme
Jean Arp, Tony Cragg, Edgar Dégas, Lucio Fontana,
Asger Jorn, Mike Kelley, Myriam Laplante, Leonardo Leoncillo,
Jacques Lipchitz, Luigi Mainolfi, Giacomo Manzù,
Marino Marini, Henry Moore, Michelangelo Pistoletto,
Man Ray, Medardo Rosso, Thomas Schütte, Pia Stadtbaumer.
Costruzioni e assemblage
William Anastasi, Giovanni Anselmo, Arman, Mel Bochner,
Anthony Caro, Ettore Colla, Luciano Fabro, Donald Judd,
Kcho (Alexis Leyva Machado), Fausto Melotti,
Gianni Piacentino, Richard Serra, Giuseppe Spagnulo,
Günther Uecker, Costa Vece, Bernar Venet.
Oggetti
Darren Almond, Francis Alÿs, Peter Fischli & David Weiss,
Raymond Hains, Ilya Kabakov, Edward Kienholz, Yves Klein,
Paul McCarthy, Claes Oldenburg, Gabriel Orozco,
Pino Pascali, Man Ray, Tom Wesselmann.
Installazioni e ambienti
In mostra verrà esposto l'ambiente di Monika Sosnowska,
mentre una serie di situational sculptures (Anthony Gormley,
George Segal), di installazioni minimaliste (Carl Andre,
Robert Morris), installazioni poveriste (Giovanni Anselmo,
Alighiero Boetti, Jannis Kounellis), installazioni ambientali
(Thomas Hirschhorn, Jason Rhoades, Joao Sarmento) e video
ambienti (Pavel Althamer, Paul McCarthy) sono documentate
in mostra da un video di Ugo Giletta, girato direttamente
nella sede della Collezione La Gaia a Busca.
Corpi viventi
In questa sezione sono presentati i video delle performance
di body art di Marina Abramovic, Vito Acconci e
Regina José Galindo, e i lavori fotografici
di John Coplans, Otto Mühel e Brigitte Niedermair.
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Luca Rento
Perdutamente
A cura di: Andrea Busto
...Le installazioni video di Luca Rento rappresentano il mondo
reale, ma sono sempre rimandi a una condizione lontana e
irreale, racchiusa in una sfera metaforica.
La videocamera di Luca Rento trasforma le immagini in un
paradigma già al momento della ripresa e, incredibile che sia,
le cattura impedendo loro di ritornare a far parte
del mondo reale...
...Le piccole immagini trasparenti e luminose appaiono da
grandi e piatte strutture bianche, che sono qualcosa di più
che passepartout. Sono infatti gusci che racchiudono il video
come la copertina di un libro racchiude il romanzo.
I suoi schermi luminosi non fanno parte del repertorio
di quei black box oggi molto in uso, che suggeriscono allo
spettatore un'illusione assoluta.
Le video-opere di Luca Rento
invitano invece a muoversi, ad avvicinarsi, ad allontanarsi
nuovamente. In questo senso esse sono fenomenologicamente e
tipologicamente un misto tra dipinti, lanterne magiche dei musei
di scienza naturale e videomonitor, i cui messaggi vanno appresi
come tempo reale e metaforico, ben lontani dal voler trasmettere
altri contenuti qualsiasi.
Il mondo reale di Rento è quello dell'impronta, mentre la sua
relazione è quella dell'immagine, un'immagine video che per la
sua presentazione in miniatura scatena un'impressione legata
all'illusione, alla lontananza e al trovarsi in un mondo-altro...
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Federico Garolla
A cura di: Andrea Busto
Federico Garolla, classe 1925, è stato l'occhio attento di un velocissimo cambiamento italiano, quello del Secondo Dopoguerra. La sua testimonianza, precisa e attenta, è sempre filtrata dallo sguardo di un raffinatissimo esteta, in cui un malinconico dinamismo e un moderno dandismo, tutto partenopeo e tutt'altro che decadente, ci consegna l'immagine di una "Italia felix" pronta a lasciarci alle spalle l'amaro ricordo di una guerra disastrosa, di una povertà ancora esistente e di un passato monarchico, sfiancato e polveroso, bisognoso di un futuro repubblicano dinamico e borghesissimo.
I grandi attori di teatro, le starlette della nascente televisione, le modelle non ancora anoressiche, le maggiorate, gli artisti compresi della loro parte, i grandi sarti della nascente alta moda italiana e le umili, semplici persone della vita di città e di campagna, recitano nelle fotografie di Garolla come sul palcoscenico di uno studio di Cinecittà. Eppure Garolla è il primo fotografo di moda che porta gli abiti degli atelier più in voga nelle strade deserte delle prime ore del mattino, nelle periferie urbane non ancora invase dalle automobili, nelle scalinate di una Roma deserta e in cui sostano poveri barboni vestiti come sacchi di stracci. Il suo glamour è quello del confronto costruito per immagini dissonanti, per antitesi estetiche e per classi sociali inequivocabilmente separate.
Nulla è lasciato al caso eppure tutto è disinvolto, sofisticatamente casuale eppure perfetto. Garolla appartiene alla generazione del fotogiornalismo solo perchè nell'epoca in cui espresse il suo talento, i musei e le gallerie d'arte non prendevano in considerazione, soprattutto in Italia, la fotografia come un'arte al pari della pittura e della scultura. Fortunatamente per lui, il suo lavoro viene oggi riscoperto e collocato nella giusta posizione di lettura che è quella dell'artista e non del fotogiornalista.
Senza nulla togliere alla straordinarietà del fotogiornalismo della "dolce vita felliniana", l'opera di Garolla si colloca in una dimensione differente, quella dei Cartier-Bresson e degli Avedon, in cui il soggetto rispecchia il "mondo di un'epoca", il suo gusto e rimanda comunque l'inconfondibile "stile" del suo esecutore. Una fotografia di Federico Garolla, da oggi, sarà sempre più di "un Garolla", come usiamo solitamente parlare "dei Picasso", e noi leggeremo il tempo e la storia attraverso la testimonianza di un "nuovo" grande maestro.
(Andrea Busto)
Il Filatoio
Via Matteotti - Caraglio
Orari: da martedi' a sabato 14,30-19, domenica 10-19