Nothing lasts except change. L'installazione si presenta come una struttura instabile appesa al soffitto con sottilissimi fili di nailon, in palese contrasto con la pesante massa ferrosa dei tubi e dei giunti di cui si compone.
Nothing lasts except change
La mia installazione dal titolo: "Nulla perdura se non il mutamento" tratto dai
"Frammenti" di Eraclito, si presenta come una struttura instabile appesa al soffitto
della sala espositiva con dei sottilissimi fili di nailon, in palese contrasto con
l'apparente pesante massa ferrosa arrugginita dei tubi e dei giunti di cui si
compone. Tubi pericolanti intrecciati in un equilibrio impossibile con l'intento di
procurare nello spettatore un effetto di straniamento e di precarietà immanente, la
percezione della caducità dell'uomo e del suo tempo. In tutte le mie installazioni
ricerco l'intersezione di dimensioni differenti e, di queste, colgo la
trasformazione, la mutabilità. Ritengo sia questa la condizione per recepire il
senso di una "bellezza" non convenzionale "differente" e "contrastante" alla
bellezza così come è comunemente intesa.
Quello, infatti, che cerco di realizzare è
una bellezza interiore che è per sua natura precaria, traballante, effimera,
fuggevole e prima di ogni altra cosa insostenibile! Insostenibile poiché non è
specchio del discorso in cui si celebra la descrizione del mondo raccontato,
simulacro e rappresentazione dell'immagine di se stesso e dell'apparenza, narrazione
del consenso. Attraverso i mezzi di comunicazione di massa dalla tv a internet, la
realtà del mondo non è più discernibile dal racconto del mondo, il consenso non
avviene più sulle cose, ma sulla descrizione delle cose, che ha preso il posto della
loro realtà. Con i miei lavori intendo porre l'attenzione sulla realtà tangibile,
utilizzando materiali impermanenti e dando particolare risalto alla loro
mutevolezza.
Nell'installazione in questione ho utilizzato degli imballi di
polistirolo, per i giunti e tubi di cartone scartati dall'industria tessile,
ricoperti di materiali ferrosi di recupero e poi ossidati. Attraverso la loro natura
deperibile voglio rivolgermi alla sfera interiore. Pur servendomi della mimesi -
condizione prioritaria nell'arte - non intendo limitarmi a formulare immagini
illusorie ma proporre l'opera nella sua reale condizione d'impermanenza.
L'impermanenza è veramente la realtà di fronte ai nostri occhi: nulla persiste,
tutto cambia, e quasi mai cambia secondo il nostro desiderio. Pur appartenendo a
questo mondo di simulacri e nelle inevitabili contraddizioni che i miei lavori
implicano, guardo all'arte non come ad un feticcio, come a qualcos'altro da sé,
bensì in sé. Non come ad un'essenza della cosa, ma come la cosa in sé, capace di
profondere bellezza così com'è.
Inaugurazione 30 giugno 2007
Spazioeventi Mondadori
San Marco, 1345 - Venezia
Ingresso libero