L'artista affronta il tema dell'immaginario urbano con molteplici tecniche: in mostra un nuovo ciclo di lavori che incentrato sui molteplici modi di vedere e pensare la cita', tra sogno e ralta'.
Immaginario urbano, città tra sogno e realtà
Inaugura giovedì 5 luglio, presso “La scarpetta di Venere” di via S. Fermo 4 (Verona), la personale di Alice Castellani Immaginario urbano, città tra sogno e realtà, ore 19.00. La mostra, con cui l’artista prosegue una personale indagine sulla rappresentazione urbana avviata con la precedente Suggestioni urbane, visioni miste di città, affronta il tema dell’immaginario urbano con molteplici tecniche: un nuovo ciclo di lavori che tratta la visione della città presupponendo una riflessione su ciò che essa è, sul nostro modo di vederla e pensarla, su ciò che ci comunica e sul nostro modo di filtrare ciò che vediamo. Su ciò che pensiamo dell’ambiente urbano. Tramite pittura e nuovi esperimenti, attraverso commistioni tra differenti linguaggi artistici, la percezione interiorizzata dell’artista traduce impressioni, emozioni e pensieri suscitati da città reali o soltanto immaginate, o sognate.
Con questo nuovo ciclo di lavori dal titolo Immaginario urbano, città tra sogno e realtà prosegue l’indagine di Alice Castellani, giovane artista veronese, sulla rappresentazione urbana, affrontata da un punto di vista soggettivo che cerca di superare la visione naturalistica, presupponendo piuttosto una riflessione su ciò che la città è, sul nostro modo di vederla e pensarla, su ciò che essa ci comunica e sul nostro modo di filtrare ciò che vediamo. Su ciò che di essa pensiamo. E’ dunque la percezione interiorizzata dall’artista ad esprimersi, tramite pittura, fotografia e nuovi esperimenti e commistioni tra differenti linguaggi artistici, per tradurre impressioni ed emozioni suscitate dall’ambiente urbano, sia esso reale sia invece soltanto immaginato, o sognato.
Nella rappresentazione della città può emergere con forza la propria personalità e un vero e proprio discorso sul proprio essere, sul modo di intendere gli spazi e i luoghi in cui gli uomini vivono, si muovono, lavorano, dove spesso sono soli, di corsa, dove non trovano il tempo per la contemplazione, la riflessione, l’osservazione estatica. Nei dipinti i tratti sono a volte rapidi e tumultuosi, i tagli prospettici spesso insoliti e la resa delle architetture irrequieta, come nel caso del quadro Città doppia, nel riflesso manca “la casa”. In questo caso, la città è doppia non soltanto perché è riflessa nell’acqua, bensì perché il riflesso diventa emblema della duplicità dell’ambiente urbano come è vissuto dall’artista, tanto che nel riflesso manca “la casa” -il che sottolinea il sentire del problema abitativo nelle nostre città- e le differenze tra sopra e sotto vengono accentuate in una proiezione di sensazioni ed emozioni suscitate da ciò che non è solo visto, ma filtrato dalla vista. Altre volte il paesaggio urbano, grazie all’uso del colore e di tecniche miste, perde la sua forma reale e appare come un luogo della mente, grazie all’estrema libertà con cui l’immaginario urbano è affrontato, seguendo gli aspetti più individuali della visione e della sua interiorizzazione.
Il tono soggettivo ed emotivo affidato all’uso del colore e ad interventi particolari, veicoli espressivi privilegiati per la proiezione di sensazioni e stati d’animo, è evidente nel quadro Immaginario orientale, un’evocazione materica di un paese da mille e una notte sospeso in uno spazio tempo solo mentale, come anche nel caso del Villaggio a colori con cisterna d’acqua pubblica, un luogo decisamente onirico, un’utopia di condivisione assai lontana dalla realtà delle nostre città occidentali. I palazzi addossati della serie a china, o le strade deserte come nel quadro In città, rosso di sera e in quello intitolato Prospettiva parcheggio, no blu park, danno della città una visione straniante, che mira a tradurre la percezione del paesaggio urbano e delle sue problematiche da parte dell’artista, che ama e allo stesso tempo rifugge l’ambiente urbano, scegliendo ad esempio di vivere in collina, da dove la città si domina dall’alto e, ad osservarla, giace placida sotto il nostro sguardo. Il rosso della sera del quadro sopra citato non si riferisce infatti solo alle nubi del cielo, ma pure alla segnalazione del divieto di accesso che discende dalle limitazioni al traffico da poco introdotte in molte città italiane come provvedimento antismog; mentre il problema del parcheggio nell’area urbana, con le carenze di luoghi dedicati e non a pagamento, emerge con evidenza nel vuoto della prospettiva di una delle strade del centro di Verona. Alcune opere sono infatti dedicate alla città in cui Alice vive e lavora, Verona, altre a luoghi più onirici che reali, in una tensione tra paesaggio e immaginario urbano. La rappresentazione urbana nelle diverse tecniche mira a riprodurre le vibrazioni profonde che il paesaggio urbano trasmette con strade, ponti, case e palazzi, con i suoi vuoti ed i suoi pieni, all’insegna degli effetti emotivi e percettivi della visione personale ed emozionale della città. I punti di vista insoliti e il vuoto umano la rendono forse un luogo sospeso tra l’apparenza e la vita, una forma che ha bisogno di essere abitata per essere viva, viva solo se vissuta, ripresa in una staticità irreale che vuole come fermare il tempo, costringere ad un’osservazione cui di solito la frenesia tipica della vitalità urbana ci sottrae.
Esposizioni
Marzo 2004, spazio espositivo dell’ex Macello in Corte Filippini a Verona, collettiva Colori di donna organizzata dal Comune di Verona.
Settembre 2004, Padiglione 21 ex Arsenale Austriaco di Verona, collettiva Arte Presente - Arte Futura organizzata dal Comune di Verona in collaborazione con ARS Associazione Culturale.
In occasione del Reggae Festival Respect (29-30-31 luglio 2005), presso la Cà Verde di Sant’Ambrogio di Valpolicella, anteprima della personale “Alchimie di corpi”, quadri di corpi emotivi e sensazioni variabili.
Novembre-dicembre 2005, Art Gallery di via XX Settembre, Verona, personale Alchimie di corpi emotivi e sensazioni variabili.
Maggio-novembre 2006, Cecchi bar – Verona, personale Suggestioni urbane, visioni miste di città.
La scarpetta di Venere
via S. Fermo 4 - Verona
Orari: tutti i giorni 12-24, escluso la domenica
Ingresso libero