Lo stupore dell'umano nelle scene misteriche del Gran Teatro dei Sacri Monti prealpini. La mostra propone una lettura trasversale dei valori artistici e spirituali insiti in questi luoghi. A cura di Paolo Zanzi. L'evento che inaugura lo spazio espositivo.
Lo stupore dell’umano nelle scene misteriche del Gran Teatro dei Sacri Monti prealpini
a cura di Paolo Zanzi
Grande attesa per l’evento che inaugurerà lo spazio espositivo del compendio di Villa Baragiola a Varese; oltre 500 mq ritmati da una sequenza di archi e colonne che, nell’estensione lineare, chiusa da ampie vetrate, è l’ideale contenitore per eventi culturali e spirituali.
L’importante collaborazione tra Regione Lombardia, Comune di Varese, Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese, Provincia di Varese e Parco del Campo dei Fiori ha reso possibile la realizzazione del grande progetto che permetterà all’imponente edificio, recentemente ristrutturato, di diventare il centro attivo del sistema culturale/turistico nell’ambito della promozione del territorio. Il progetto ha come proprio punto di eccellenza il Sacro Monte di Varese, iscritto dall’UNESCO nel Patrimonio dell’Umanità, attorno al quale si svilupperà il polo culturale in stretto legame con le realtà più vicine quali (Museo Pogliaghi, Museo Baroffio, Parco del Campo dei Fiori) e con gli altri soggetti istituzionali del territorio per poi estendersi a tutti gli altri referenti culturali locali.
Lo spazio espositivo verrà inaugurato venerdì 6 luglio 2007 alle ore 18.00 con la mostra Il racconto del silenzio, curata da Paolo Zanzi, realizzata con la collaborazione tra la Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese, il Comune di Varese e la Regione Lombardia. “La mostra”, spiega il curatore, “propone già dall’ideazione e poi con le linee portanti del progetto, dell’allestimento, nonché dei supporti di comunicazione, una lettura trasversale dei valori artistici e spirituali insiti nei Sacri Monti prealpini. Undici complessi monumentali, di cui nove oggi accomunati nel riconoscimento dell’UNESCO quali Patrimonio dell’Umanità, sono stati realizzati entro una cornice comune che, per storia, ambiente e valori ne fanno un sistema, una rete, in cui si sono e si condividono obiettivi d’arte e spiritualità.
L’approccio di questa mostra, la sua premessa, poggia sulla esigenza di attualizzare la lettura di questi siti monumentali. Così non vengono riproposte ricostruzioni dei Sacri Monti, né si propongono mostre da leggere o da contemplare in una sequenza di opere d’arte la cui sede appropriata è altrove; ma si è inteso proporre un percorso attraverso stanze di un racconto capace di dare casa a sollecitazioni emozionali e culturali, nonché spirituali in armonico equilibrio innovativo. Ecco quindi le stanze del racconto dove si va scoprendo, rannicchiati nell’ombra del proprio io, la vicenda umana contemplata nella presentazione realistica delle scene misteriche del Gran Teatro dei Sacri Monti prealpini. Si percorre un itinerario in cui il silenzio racconta, del suono lo spazio, dell’immagine la parola, dell’uomo lo stupore.
Nelle stanze del racconto si va scoprendo la storia che si presenta così normale, così quotidiana che quasi sembra non appartenere alla storia del Cielo; ecco il gesto di quell’uomo, la spalla indietro, le mani contratte, lo sguardo allucinato e stravolto a cui non fugge il dolore che vibra nel legno piantato sul monte; ecco il bambino smarrito, ecco il vecchio che sogghigna e ancora la tenerezza della madre, l’ambiguità del potente e così via in un crescendo di espressioni, gesti, segni e evidenziazioni della scenografia che, nella statica della contemplazione, dice oltre la storia. Dal silenzio si muove un racconto che ritma, percuote e straluna così che la parola tradotta dall’immagine si fa visione. E’ qui che si evidenzia, in questo itinerario, il senso di profonda partecipazione, di accettazione che conduce lo spettatore nel realismo della scena che trascende al sacro.
Ecco lo stupore dell’umano che trasuda dalla storia che si fa nelle contraddizioni, nel dubbio, nella ricerca, nell’innocenza negata, nell’assenza e così via; quella storia che nel Seicento facevano propria con l’immedesimazione nelle scene misteriche e che oggi in questa mostra, si cerca di riscoprire attraverso la capacità di accogliere quei valori che percepiamo comunque essere per noi fondanti”.
Villa Baragiola
via Caracciolo, 46 - Varese
Orario: da martedì a domenica delle 17.30 alle 20.30.