Opere 1937-1992. La pittura visionaria di Clerici, ricca di influenze metafisico- surrealiste, e' intrisa delle umane inquietudini di quel 900 alienante e ostile che ha caratterizzato la fine del secondo millennio.
Opere 1937-1992
a cura di Sergio Troisi
Sarà inaugurata il prossimo 7 luglio presso il Convento del Carmine di Marsala la
mostra antologica di Fabrizio Clerici, la prima mai organizzata in Sicilia. Curata
da Sergio Troisi, in collaborazione con l'Archivio Fabrizio Clerici di Roma, è
promossa e realizzata dall'Ente Mostra di Pittura Contemporanea "Città di Marsala".
La rassegna, ultima in ordine di tempo, di un importante programma che da anni
promuove l'arte italiana del Novecento, intende ripercorrere la vicenda del grande
"visionario" e presenta un'ampia, quanto significativa, raccolta di opere: dipinti e
opere su carta provenienti da importanti collezioni pubbliche e private.
L'antologica segue, nei diversi ambiti, l'intero percorso dell'artista: dalla
pittura alla grafica, dall'attività di illustratore a quella di scenografo.
Attraversa le grandi fasi che ne hanno caratterizzato l'intera produzione, dai
famosi labirinti alle composizioni fantastiche di immaginari paesaggi archeologici,
dagli interni di matrice onirica, le cosiddette "stanze", alla serie dedicata alle
figure e ai simboli dell'antico Egitto, fino alle opere ispirate a Friedrich,
Böcklin e Signorelli.
La pittura visionaria di Clerici, colta e raffinata nei riferimenti artistici e
letterari e ricca di influenze metafisico- surrealiste, non è riducibile alla
poetica dei movimenti a cui la stessa è ispirata. L'intera opera, apparentemente
algida e aristocratica, estranea al dibattito culturale del dopoguerra, é intrisa,
ad ogni modo, delle umane inquietudini di quel novecento alienante e ostile che ha
caratterizzato la fine del secondo millennio. L'artista assume attraverso la sua
produzione una posizione refrattaria difficile da inquadrare per gruppi o tendenze:
l'attenzione alla linea eccentrica delle figurazioni manieriste, degli apparati
barocchi, delle rovine settecentesche e dei fantasmi tardo-romantici e simbolisti.
L'opera di Clerici, non a caso, stringe con assoluta audacia le suggestioni del
Piranesi, l'autorevolezza negli studi sull'antichità classica del gesuita ed erudito
tedesco del XVII secolo Athanasius Kircher, come di Caspar David Friedrich e Arnold
Böcklin, trasferendone i codici figurativi e di ricerca nel suo paesaggio
contemporaneo, inevitabilmente intriso di inquietudini ed introspezioni.
Artista dalla poetica complessa e di matrice eclettica, è amico di alcuni fra i più
famosi critici, musicisti e letterati del Novecento. Clerici ha ottenuto prestigiosi
riconoscimenti nazionali e internazionali per la sua opera e dal MOMA al Guggenheim
di New York, dal Centre Pompidou di Parigi al Puskin di Mosca, dai musei Vaticani a
prestigiose collezioni private e pubbliche, le sue opere sono parte importante e
significativa dell'arte italiana del Novecento.
La rassegna qui presentata è composta da oltre cento opere, fra dipinti, disegni e
bozzetti di scena, che esaltano la complessità e ricchezza culturale dell'artista
nei peculiari e vasti riferimenti figurativi.
Si distinguono per bellezza e contenuto le opere: Il Minotauro accusa pubblicamente
sua madre (prima versione del 1948), che aveva profondamente appassionato il
visionario per eccellenza Salvador Dalì, il celebre Sonno romano (1955) le
Confessioni palermitane (1954). Fra i dipinti più importanti vi saranno: la Minerva
Phlegraea, (1956-57) eccezionalmente prestata e mai più esposta dopo l'antologica
dell'artista presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma nel 1990 e il Krak
des Chevaliers (1968), prima d'ora esposto solo nel 1968 a Berlino.
Accanto ad altri noti lavori, vi è la serie dedicata ai miraggi, alle città sepolte,
alle archeologie domestiche e alle "stanze". Queste ultime, dagli anni Sessanta,
sono caratterizzate dalla presenza di figure divine della simbologia egizia, come il
Dio-falco Horus e le sfingi di ariete. Il vuoto, come elemento e spazio della
memoria, prevale nelle opere degli anni Settanta e ben è rappresentato nei due
celebri dipinti Corpus hermeticum e Un istante dopo.
Nella mostra di Marsala è riproposta l'attività di scenografo di Clerici che lavorò
per i più importanti teatri internazionali. Fra i molti bozzetti, l'Incoronazione di
Poppea per il Teatro La Fenice di Venezia nel 1949; Les Chevaliers de la Table Ronde
di Jean Cocteau nel 1956 (spettacolo non realizzato) Alì Babà per il Teatro alla
Scala nel 1963; Tre passi nel delirio, del 1968 di Federico Fellini, con il quale
collaborò anche in altre occasioni; Dedalo per il Teatro Comunale in occasione della
XXXV edizione del Maggio Musicale fiorentino nel 1972.
Oltre all'esposizione dei dipinti più noti, arricchisce la mostra una selezione di
opere su carta, unitamente ad una serie di documenti che testimoniano i rapporti di
Clerici con artisti suoi contemporanei come Giorgio de Chirico, Jean Cocteau,
Alberto Savinio; a critici e storici dell'arte come Bernard Berenson, Giulio Carlo
Argan, Cesare Brandi.
La mostra propone altresì una serie di confronti con alcuni dei motivi ispiratori di
Clerici (tra cui il gesuita Athanasius Kircher e Giovanbattista Piranesi) e, ancora,
con alcune sequenze di celebri film di fantascienza degli anni Sessanta e Settanta
che testimoniano l'affinità della pittura di Clerici con la componente fantastica e
visionaria della cultura di massa del secondo Novecento.
Il catalogo, edito da Sellerio, presenta testi di Sergio Troisi e Nicoletta
Campanella ed è arricchito da foto e documenti anche inediti.
Gli apparati bibliografici sono a cura dell'Archivio Fabrizio Clerici.
Ufficio stampa: KU.RA, Rosi Fontana- Tel. 050-9711343 -fax 050- 9711317
Email: info@rosifontana.it - web: www.rosifontana.it
Inaugurazione 7 luglio 2007
Ex Convento del Carmine
Piazza del Carmine - Marsala (TP)
Orari: 10-13, 18 - 20 Chiuso lunedì
Ingresso: gratuito