(...) Alberto Flammer ci consegna immagini significative e la composizione di segni e immagini con un contenuto che va oltre la mera rappresentazione cosi' come ci appare davanti agli occhi. Sono tanto istruttivi quanto estetici e rendono omaggio alla migliore arte della fotografia all'inizio del nuovo Millennio digitale. (Allan Porter)
Nel l955, mentre la mostra di Edward Steichen "The Family of Man"
iniziava il suo itinerario di cinque anni intorno al mondo, coniugando il
reportage fotografico e la documentazione dell'umanità , ebbe inizio
una nuova ricerca del reale. Nel contempo, l'evoluzione dell'Arte Non
Figurativa in pittura e scultura aveva raggiunto il suo culmine, un
fenomeno riscontrabile nel mondo intero. Dobbiamo ricordare che la
nascita dell'arte astratta coincide con gli ultimi anni del XIX secolo,
per affermarsi in modo più stabile nel periodo che precede e segue le
due guerre mondiali. Divenne il paradigma di quasi tutto il XX secolo.
Questa dicotomia aprì di nuovo le porte a una ricerca atta a favorire il
ritorno del realismo. E di conseguenza, si favorì la rinascita dell'arte
della fotografia e la rappresentazione della "Banal Pop Art" e arti
affini negli anni successivi. La tendenza optò soprattutto per
l'eccentrico, lo speciale e ciò che era in grado di colpire lo sguardo.
L'arte della performance fece ingresso infine nelle arti plastiche.
L'artista e la sua opera divennero una performance e, come molte
altre arti, le arti visive espletarono un duplice legame con l'artista,
creatore e performer allo stesso tempo.
Sia l'estetica sia il criterio di valutazione e giudizio sono fattori
importanti per il fotografo e il pubblico. E' importante l'apprezzamento
del critico nei confronti del fotografo, dato che oggi giorno, tenuto
conto della quantità di informazione disponibile, la critica procede in
parallelo con la creatività .
La critica fotografica nasce insieme alla stessa fotografia, tant'è che
fin dall'inizio furono i fotografi a giudicare e criticare la loro opera alla
luce dell'ottenimento di una immagine tecnicamente riuscita. Adesso
che la fotografia sta entrando nel suo terzo secolo di vita, dopo aver
messo al mondo e nutrito i nuovi media sviluppatisi dal primo "The
Pencil of Nature", siamo di fronte a una nuova valutazione della
critica. Figli della fotografia sono il cinema analogico e il video, mentre
le tecniche di riproduzione hanno aperto la strada a una nuova era
della fotografia, quella digitale. Questa nuova era ha trasferito tutti i
figli della fotografia dal mondo chimico in quello digitale, eppure le
idee fondamentali dell'estetica non sono cambiate. Ma i critici sì. Cose
che erano reali nell'era analogica non appaiono più tali in quella
digitale: c'è una grande sfiducia.
Siamo spinti da curatori, musei e gallerie ad accettare soprattutto la
manipolazione come la nuova estetica e questo per via della facilitÃ
dei trucchi digitali. Ma, superate la novità e immediatezza del mezzo
digitale, l'Imperatore mostrerà che è nudo per davvero e l'estetica
farà ritorno alla sensibilità della civiltà ed alla ragione .
Tassidermia (imbalsamati e resti)
Alberto Flammer, nato nel 1938 a Muralto (Canton Ticino), è figlio di
un fotografo che, con la sua professione, gli tracciò la strada da
seguire.
Forse è una coincidenza se il nuovo lavoro qui presentato richiama
Tassidermia (dal greco táxis, "sistemazione", e dérma, "pelle"), l'arte di
assemblare o replicare soprattutto esemplari di animali vertebrati
come se fossero vivi, a scopi di esibizione o studio. La sistemazione è
l'elemento più importante nelle immagini di Alberto, in ogni tema
trattato. Le nature morte prevalgono sull'insieme dell'opera, come
spesso accade a tanti pittori del passato (mi viene in mente l'italiano
Morandi, visto che si tratta di un pittore del XX secolo).
E' ironico che ci venga presentato un facsimile della natura con la sua
tassidermia e struttura ossea proprio quando il mondo sta
presenziando a un sempre maggior numero di immagini manipolate,
sia nella forma analogica sia, e soprattutto, in quella digitale. Di
proposito oppure no, si tratta di un interessante commento sulla
fotografia contemporanea. Le immagini di Flammer sono cose reali.
Quest'aspetto dell'oggetto come natura morta e la luce e l'ombra che
formano la composizione è l'elemento di base delle arti. Quando Fox
Talbot creò il suo sistema fotografico nel 1834, fotografava libri,
finestre e altri oggetti messi in posa. Le Montagne (camuffamenti e
feritoie), la Tassidermia (imbalsamati e resti) e tutto il resto sono gli
stessi nel macrocosmo e nel microcosmo in cui viviamo. Eppure nel
movimento delle nuvole, e nell'atmosfera in generale, Flammer riesce
a fermare il movimento e trasformare il tutto in oggetti e nature
morte. Seguiamo le forme e le strutture così come lui ce le presenta.
La dimensione del soggetto diventa irrilevante e cominciamo a
percepire le immagini in bianco e nero nella loro vasta scala di grigi
che egli è in grado di ottenere in questi meravigliosi ingrandimenti.
Nonostante tutti i nuovi materiali e le foto a colori che ci ritroviamo
intorno, ci sentiamo sopraffatti dalla semplicità delle composizioni e
dalla capacità di dettaglio apportate a ciascun tema.
I segni conoscitivi con cui lui ci si presenta sono un'istruzione. Le
istruzioni utilizzano segni e cose proprio per condurre la mente dalle
cose sensibili e dalle immagini - che sono similitudini - a un'educazione
delle idee che sono elementi interiori, atti introspettivi dell'uomo.
Alberto Flammer ci consegna immagini significative e la composizione
di segni e immagini con un contenuto che va oltre la mera
rappresentazione così come ci appare davanti agli occhi. Sono tanto
istruttivi quanto estetici e rendono omaggio alla migliore arte della
fotografia all'inizio del nuovo Millennio digitale.
Allan Porter
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