Credere, oggi, su dei singoli artisti e' già di per sé difficile, ancora di più e' il tentare di dimostrare che in alcuni artisti non piu' giovani vi è quella qualita' e capacità a'che solo la necessaria maturita' e saggezza coniugata alla pazzia di volersi chiamare ancora artista puo' dare.
a cura di Boris Brollo
In un momento di grande sfiducia nell'apparato mostra raccolta in sé stessa, come sforzo del singolo autore che si pone in antagonismo a un fiorire di manifestazioni plurinazionali, potrebbe apparire un po' puerile il tentativo critico di Boris Brollo di accomunare, quasi in controtendenza, un gruppo di singoli autori e misurarne nello spazio, scandito da tre sale, l'effetto emozionale e d'impatto delle singole opere. Questo richiede una buona dose di coraggiosa incoscienza e su questo versante Brollo è sempre pronto a esporsi teoricamente dato che lavora usando quello che qui si può definire un metodo anarco-capitalista in quanto da solo muove diverse sinergie risolutive all'interno del sistema artistico. Credere, oggi, su dei singoli artisti è già di per sé difficile, ancora di più è il tentare di dimostrare che in alcuni artisti non più giovani vi è quella qualità e capacità che solo la necessaria maturità e saggezza coniugata alla pazzia di volersi chiamare ancora artista può dare.
Luciano Bertoli
Vinicio Momoli
Andrea Vizzini
LUCIANO BERTOLI dopo due anni di lavoro fotografico su progetti scultorei e sulla realizzazione di bozzetti edita un libro con Allemandi. Ovviamente un libro d'artista. In mostra ci propone Il Rotifero di Vienna: installazione che si intriga con le teorie dello scienziato settecentesco Spallanzani in bilico fra ricerca e intuizione creativa.
VINICIO MOMOLI presenterà le sue ultime creazioni mentali: le Psicografie. L'ambivalenza fra memoria e vista si riflette in queste opere per tramite di tracciati dal diverso spessore e colore che creano trame espansive in lastre di plexiglas, il quale, posto a muro, riflette i suoi labirinti psichici creando inganni lucenti. Così ingloba dentro a scatole trasparenti fogli dalle trame fitte e colorate che possono far pensare a circuiti cerebrali facendoci sentire topi in esame.
ANDREA VIZZINI si muove all'interno di un concettuale analogico che in un secondo momento viene digitalizzato. Usa la macchina fotografica e sceglie dei muri che egli stesso fotografa e poi rielabora al computer e stampa dentro simulazioni geometriche, spesso spartendoli in riquadri diversi e poi riunendoli in una installazione virtuale posta all'interno di uno spazio reale precedentemente fotografato da lui medesimo. Creando in questo modo inganno su inganno, come se le cose fossere nate all'interno di queste situazioni ambientali.
Queste, a tutti gli effetti, paiono le tensioni che percorrono oggi l'arte contemporanea: l'uso della tecnologia analogica e digitale mescolata all'intuizione creativa dell'artista. E questi sono artisti che vanno segnalati proprio perché il loro lavoro si muove all'interno di questa banda di oscillazione tecno-culturale. Ecco da dove nasce il Bandyng, questa partitura per una prossima era che a quanto si intuisce è il più mobile e flessibile dei mondi possibili, quindi anche di quello dell'arte.
Inuagurazione giovedì 18 ottobre 2001, ore 18
Associazione Juliet
via Madonna del Mare 6, Trieste