Quartiere fieristico - Fiera Nuova
Rimini
via Emilia, 155

Russia Cristiana
dal 18/8/2007 al 24/8/2007
035 294021
WEB
Segnalato da

Fabrizio Rossi




 
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18/8/2007

Russia Cristiana

Quartiere fieristico - Fiera Nuova, Rimini

Che cos'e' la Verita'? Un dibattito sulle soglie della Rivoluzione Russa. Il clima culturale della nostra epoca ricorda quello che precedette la Rivoluzione d'ottobre. Il parallelismo in una mostra sul cristianesimo russo da Tolstoj al dissidente Fudel, al Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini. Personaggi, immagini, storie.


comunicato stampa

Che cos'e' la Verita'?Un dibattito sulle soglie della Rivoluzione Russa'

Il clima culturale della nostra epoca ricorda quello che precedette la Rivoluzione d’ottobre. Russia Cristiana fa il parallelismo in una mostra sul cristianesimo russo da Tolstoj al dissidente Fudel’, che presenterà al prossimo Meeting per l'amicizia fra i popoli (Rimini, Fiera Nuova, Pad A5, 19-25 agosto 2007).

La confusione che intorbida oggi le coscienze, le domande inespresse ma drammatiche che lacerano le coscienze ed erompono in conflitti sociali e politici, sono state vissute con grande intensità anche dalla società russa, in particolare nei decenni che precedettero la rivoluzione del 1917 e che originarono un fenomeno storico senza precedenti, il totalitarismo.

La prima sezione della mostra («Il caso Tolstoj») documenta la crisi di identità dell’uomo russo attraverso due personaggi emblematici e contemporanei fra loro, un santo e un eretico: Ioann di Kronshtadt e Lev Tolstoj. Tolstoj (1828-1910) non fu solo uno scrittore di fama mondiale, ma il portavoce di interrogativi che agitavano vasti strati della società: promosse un nuovo progetto sociale (le comuni contadine) e una nuova spiritualità etica, una religione laica ispirata al cristianesimo ma decisa a prendere le distanze dalla persona storica di Cristo. L’effetto sull’intelligencija del tempo, disgustata dalla Chiesa istituzionale, fu dirompente. Perfino un santo parroco e pastore come Ioann di Kronshtadt (1829-1908), «eroe della fede popolare», col suo immenso ascendente sulle folle non riuscì a incidere sulla cultura. Gli anatemi da lui scagliati all’indirizzo di Tolstoj dimostrano il pericolo rappresentato del «falso cristianesimo» di cui lo scrittore era l’emblema, ma anche l’impotenza della Chiesa tradizionale a contrastarlo.

Quando nel 1901 il Santo Sinodo dichiara – peraltro a ragione – che le teorie professate e propugnate pubblicamente dal conte Tolstoj sono eretiche, e quindi lo scomunica, la società russa risponde schierandosi in buona parte a favore dello scrittore e contro la struttura ecclesiastica.Un primo superamento della posizione tolstoiana si verifica attraverso il nuovo incontro tra fede e ragione avvenuto intorno all’eremo di Optina. L’esperienza degli starcy di Optina, che riscoprono il cristianesimo integrale dei Padri della Chiesa, diverrà un polo d’attrazione sia per il popolo che per gli intellettuali (tra questi, anche Dostoevskij e Solov’ev).

La seconda sezione («L’Apocalisse russa») mostra come lo slancio di tanti giovani, desiderosi di cambiare la società e pronti a sacrificarsi per questo ideale, si mutò nel sacrificio delle vite altrui in nome di una pura ansia di distruzione. Nel terrorismo russo di inizio Novecento si ritrovano molti tratti in comune col terrorismo nichilista di oggi. In questi anni si presenta alla ribalta la sinistra figura di un «falso profeta», Rasputin, su cui inizialmente convergono le speranze di illustri esponenti del clero oltre che – fino alla fine – della famiglia imperiale. «Il fenomeno Rasputin non fa paura per il fatto che sia esistito un uomo del genere, ma perché egli era un’espressione e certamente un “esito” della secolare eclissi della grande ed esigente idea di santità nell’anima religiosa russa», dirà alcuni anni dopo Sergej Fudel’.

Gli anni apocalittici della rivoluzione videro anche un potente movimento di rinascita della Chiesa, sfociato nel Concilio del 1917-1918, che generò la conversione alla fede di studiosi e uomini di cultura fino a poco tempo prima marxisti convinti (Sergej Bulgakov, Nikolaj Berdjaev ecc.).

La terza sezione della mostra, «Messaggi dal km 101», è quasi un epilogo. Prende le mosse dagli scritti di Sergej Fudel’ (1900-1977) dal km 101: agli ex detenuti come Fudel’ era vietato avvicinarsi alle grandi città al di sotto di tale distanza. Sono saggi, lettere, memorie, che circoleranno nel samizdat (in copie sovente anonime o sotto pseudonimo), per comunicare alla giovane generazione ciò che i suoi padri hanno visto e sentito nel corso della vita, dar voce alla testimonianza dei «giusti» che hanno vissuto gli anni della rivoluzione e i lavori forzati, trasmettere il calore che si effonde dalle «mura della Chiesa» sul mondo raggelato dall’ideologia. L’opera di Fudel’ non è dettata in primo luogo da una preoccupazione di denuncia, ma dall’urgenza di dar voce all’esperienza di verità vissuta nel travaglio dei decenni precedenti, di attestare che la verità è l’incontro con il «Vivente», che svela all’uomo il suo vero volto e gli dona una speranza eterna.

I curatori della mostra saranno disponibili tutta la settimana per visite guidate (anche in russo).

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