Dipinti. Una singolare e potente relazione si instaura tra la morfologia fisica e immaginaria del paesaggio di Riva e la mostra di Scolari. Nata come riproposizione degli splendidi acquerelli, nello stupore e nella meraviglia suscitati dalle centinaia di bellissimi disegni sparsi in numerosi taccuini. "Scolari ragiona con le figure e con gli scritti - come sottolinea Carlo Bertelli "ragiona sui segreti dell'arte. Specialmente sul segreto maggiore che e' la rappresentazione dello spazio". A cura di Giovanni Marzari
a cura di Giovanni Marzari
Estratto dal testo: Passaggio a Riva, introduzione al catalogo di Giovanni Marzari
Una mostra sul lavoro di Scolari costituisce una testimonianza singolare, su un lavoro molto complesso, intenso, anche anomalo nel panorama delle mode correnti, superficialmente “trascurato” dalla ribalta mediatica e dall’industria degli eventi, ma non per questo sconosciuto, anzi oggetto di culto presso gli ambienti più avanzati del pensiero architettonico.
Il luogo prescelto è Riva del Garda: “Non posso immaginare un luogo più ispirato per questa mostra” afferma, con molta ragione, in una lettera, Léon Krier.
Riva è uno scenario singolare e impegnativo, sicuramente non casuale quando si tratta di intraprendere precise scelte culturali.
Una singolare e potente relazione si instaura tra la morfologia fisica e immaginaria del paesaggio di Riva e la mostra di Scolari. Nata come riproposizione degli splendidi acquerelli, nello stupore e nella meraviglia suscitati dalle centinaia di bellissimi disegni sparsi in numerosi taccuini, è diventata specchio della vastità della riflessione e del lavoro non conosciuto di questo poliedrico artista intellettuale. L’ampia gamma dei materiali scelti rende conto dello scavo nel profondo, condotto in lunghi “periodi di apnea”, come lui li chiama, seguiti da folgoranti riemersioni, con opere come le installazioni delle Biennali veneziane o di palazzo Barbaran da Porto a Vicenza.
È proprio nel percorso compiuto da Massimo Scolari che si rivela il nucleo profondo della sua arte.
Le figure mostruose che costellavano i dipinti degli anni sessanta, le stesse nelle quali Aldo Rossi, in occasione della mostra alla Galleria Rinascita di Milano nel 1967, rileverà una propensione, una “tendenza alla deformazione”, subiranno una radicale trasformazione. Sarà la disciplina dell’architettura, lo studio dei suoi fondamenti, a dettare la metamorfosi di quelle inquietanti figure in forme architettoniche.
Il lavoro che migliora il proprio lavoro procede con rara coerenza negli anni sugli stessi temi verso la perfetta chiarezza delle forme.
Il profilo scalare delle Ali alla Biennale di Venezia (1991), figura ricorrente in numerosi acquerelli, è rintracciabile già nel fianco dell’Arca alla Triennale di Milano (1986) e, messo in rotazione sul cateto più lungo, diventerà poi la matrice della torre diroccata nel Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2004.
Aver indirizzato l’attenzione della mostra, non più su una selezione di opere, bensì sul complesso lavoro che racconta, come scrive Daniele Del Giudice, “le multiple attività, architettura, pittura, scultura, scrittura” che determinano la “caratteristica rarissima” e l’“assoluta singolarità” di Massimo Scolari, ha significato anche mettere in evidenza gli strumenti del suo operare.
Il campo di indagine è sempre teorico. Scolari ragiona con le figure e con gli scritti. Come sottolinea Carlo Bertelli “ragiona sui segreti dell’arte. Specialmente sul segreto maggiore che è la rappresentazione dello spazio”.
È tramite il disegno, nelle varie fasi, dallo schizzo al disegno tecnico - disegno pensato – che si rivela la complessità della sua arte. Attraverso il disegno e il ragionare sul disegno infatti si attiva il difficile meccanismo di “incorporazione” dei dati conoscitivi: una vera e propria “metafisica del disegno” che sovrintende i temi contenuti nella pittura, nelle architetture, nel design e negli scritti.
Un’intensa passione didattica pervade la ricerca e il lavoro di Massimo Scolari. Una passione che si configura come un continuo riflettere sull’architettura – “l’architettura intesa come ideazione” – sorretta da un’inclinazione archeologica autentica e dottissima.
Nel continuo confronto con il passato è possibile intravedere il senso, il significato profondo delle forme, quindi la possibilità di pensare ancora l’architettura, intesa come “concezione”, “l’aspetto della forma, il suo carattere eidetico, non la costruzione”.
La profondità dello scavo alla ricerca di una scintilla illuminante, è testimoniata dal volume Il disegno obliquo – una storia dell’antiprospettiva, scritto, come ha evidenziato James Ackerman, da “un maestro della ricerca storica”.
L’obiettivo della mostra e del catalogo però non è solo quello di illustrare il rigore e la coerenza dell’opera di Scolari. Contestualmente infatti si vuole avviare una riflessione critica, che sia anche la valutazione dell’apporto di Massimo Scolari al dibattito sull’architettura, sull’arte.
Negli scritti che presentiamo, si colgono, per esempio in quelli di Leon Krier e di Peter Eisenman, la necessità e l’urgenza di un confronto, anche diretto, sia pure da punti di vista fra loro polemicamente speculari.
Accedere ad un’opera come quella di Scolari, che ha scelto rilkianamente di “attenersi al difficile”, come affermazione di una certezza indiscussa, può essere effettivamente un percorso molto arduo.
Nonostante le sue immagini, i suoi paesaggi, le sue opere emanino una potente forza attrattiva, tuttavia esse risultano altrettanto potentemente enigmatiche: “entrare potrà non essere facile” conferma Joseph Rykwert. Forse perchè il loro enigma è frutto di una correzione implacabile ed è sorretto da una categoria oggi molto rara, la precisione, “la luce della precisione”, quella luce che include Massimo Scolari nella cerchia degli “eletti imperdonabili”, direbbe Cristina Campo.
Massimo Scolari (Novi Ligure, 1943). Ordinario di disegno all’Istituto Universitario di Architettura dal 1973 al 2000, a partire dal 1975 è stato chiamato come Visiting Professor in numerose università europee e americane. Ora insegna alla Yale School of Architecture di New Haven. E’ stato redattore di “Controspazio”, “Casabella” e direttore della rivista di arti letteratura e musica “Eidos”.
La sua formazione ha origine a Milano dove, prima come studente e poi come assistente, ha lavorato con Aldo Rossi.
La sua più recente installazione, una torre di Babele diroccata, è stata esposta alla IX Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2004.
Dal 1988-1989 disegna mobili per la Giorgetti di cui è stato Art Director fino al 2001.
Giovanni Marzari architetto, vive e opera a Rovereto. Negli ultimi anni si è dedicato a studi sull’opera di Figini e Pollini, Libera e Melotti
Catalogo Skira con contributi critici di:
Peter Eisenman, L’impossibilità del nuovo: il “lateness” e l’opera di Massimo Scolari
Kurt W. Forster, I voli dell’aliante
Vittorio Gregotti, Lo spirito della pittura
Léon Krier, Massimo Scolari, studioso, architetto, pittore, designer
Joseph Rykwert, Armonie nascoste
Manfredo Tafuri, Gli acquerelli di Massimo Scolari
Franco Rella, Lo sguardo dell’argonauta
Ornella Selvafolta, Mobili ben congegnati
Inaugurazione domenica 9 settembre ore 11.00
Museo, piazza Cesare Battisti n. 3, 38066 Riva del Garda, (TN)
10.00 - 18.00, da marzo ad ottobre, chiuso il lunedì
Luglio e agosto aperto tutti i giorni